Corruzione elettorale, Sammartino indagato
Promozioni e aiuti in cambio di voti: ecco le carte
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CATANIA - Due distinte competizioni - le Regionali del 2017 e le Politiche del 2018 - in un continuum di episodi di corruzione elettorale contestati: assunzioni in aziende private, raccomandazioni per promozioni o trasferimenti in sanità o partecipate, spintarelle per la rateizzazione di cartelle esattoriali, ma anche l’ipotesi di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio per la liquidazione di un trattamento di fine rapporto che coinvolge un funzionario dell’Inps. Tutto, rigorosamente, in cambio di voti. Per un unico destinatario: Luca Sammartino.
Questo è lo scenario dell’indagine in cui, a Catania, è finito nell’occhio del ciclone il deputato regionale di Italia Viva. Il leader dei renziani siciliani ha ricevuto dalla Digos la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini. Assieme a lui altri 12 coindagati, a vario titolo per corruzione elettorale, fra cui alcuni con ruoli istituzionali e politici attuali o recenti: il sindaco di Aci Castello, Carmelo Scandurra; l’assessore di Mascalucia, Nino Rizzotto Salamone; l’ex consigliere comunale di Catania, Giuseppe Musumeci; il consigliere di Militello, Salvatore Cannata Galante; l’ex consigliere comunale di Caltagirone, Alfredo Scozzarella; il consigliere della 2ª circoscrizione di Catania, Giuseppe Damiano Capuano; l’ex consigliere municipale etneo Marco Mirici Cappa,
La maggior parte delle ipotesi di reato riguardano promesse di assunzioni in cambio di sostegno elettorale a Sammartino. In questa fattispecie rientra il caso del sindaco di Aci Castello, eletto nel 2019, in epoca successiva ai fatti contestati, come candidato civico di un’alleanza trasversale fra i renziani e parte del centrodestra. Scandurra è coinvolto per corruzione elettorale per aver chiesto l’assunzione del figlio Filippo (non indagato) alla “Althea Italia”, già “Higea”, colosso delle tecnologie biomediche. Nella stessa azienda, estranea all’inchiesta, risulta in organico l’ex capogruppo di Articolo 4 a Palazzo degli Elefanti, Giuseppe Musumeci, indagato per «interventi per migliorare le condizioni di lavoro».
Ipotesi di reato analoga a quella contestata al consigliere di circoscrizione Capuano (incidentalmente eletto con DiventeràBellissima) operaio della Pubbliservizi, coinvolto assieme al padre Salvatore nella presunta spintarella di Sammartino per una promozione. Lo scambio voti-posti è il leitmotiv che accomuna un’altra azienda (non destinataria di provvedimenti dei pm): la EliSicilia, specializzata in gestione della sicurezza, emergenza, servizi antincendio ospedali e strutture private. Sebastiano “Nuccio” Anastasi è sotto inchiesta per l’assunzione per il figlio Vincenzo (non indagato); l’ex consigliere municipale Mirici Cappa un posto per sé. Analogo copione per il consigliere militellese Cannata Galante, coinvolto per un lavoro al fratello Mario (anch’esso indagato) in una Residenza sanitaria assistita; per Francesco Quattrocchi, invece, il posto incriminato è alla Gm Service, estranea all’indagine.
Nella lista degli “aiutini” di Sammartino c’è anche l’ex consigliere di Caltagirone, Scozzarella, avvocato già candidato con Idv alle Regionali 2012: in ballo il trasferimento di una cugina infermiera. Maurizio Pellegrino, invece, è indagato con il deputato regionale di Italia Viva per aver spinto «il buon esito di una pratica» per la rateizzazione di un debito con Riscossione Sicilia. Più complessa, e giuridicamente anche più vischiosa, l’ipotesi di reato che il leader renziano di Sicilia condivide con Rizzotto Salamone, assessore a Mascalucia: concorso in corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio. I pm contestano la promessa di accelerare la pratica di liquidazione di un Tfr all’Inps per un elettore. Stavolta non c’è chi deve entrare, ma chi deve uscire dal mondo del lavoro. Eppure c’è sempre di mezzo “Mr. 32mila preferenze”.