A18 interrotta, i primi rilievi del Cas ”Frana causata da lavori abusivi su collina”
Delrio:« Anas e Ministero non hanno responsabilità»
A18-interrotta-i-primi-rilievi-del-Cas-b235fa8598b3bb24ce78e2e86aa418f9_1619396910934
Potrebbe essere stata causata dal movimento terra a monte dell’autostrada A18 Messina–Catania la frana che si è abbattuta sulle due corsie dell’arteria. Lavori che, secondo quanto stanno verificando i tecnici del Consorzio autostrade siciliane (Cas), sarebbero stati eseguiti sulla collina da privati per la costruzione di immobili abusivi. Intanto, una delle carreggiate è stata liberata e l’altra dovrebbe essere aperta entro le 13 di oggi. Una task force composta da tecnici, geologi del Genio civile e dagli assessori regionali alle Infrastrutture e Territorio, Giovanni Pizzo e Maurizio Croce, si recherà per svolgere un sopralluogo sulla A18, all’altezza dello svincolo per Rocculumera dove è avvenuta la frana.
«Non è questo - conclude - il momento di fare la conta dei ritardi e delle responsabilità di chi nel tempo non ha consentito alla Sicilia di dotarsi di una rete stradale degna di questo nome. Piuttosto è l’occasione perché la classe dirigente regionale e nazionale si dimostri all’altezza di superare un simile stato emergenziale, rispondendo così alle legittime aspettative dei cittadini e delle imprese.
Vorremmo essere tanto incoscienti da immaginare il bicchiere mezzo pieno. Ma come si fa a non tenere conto dello stato di sfacelo in cui versa la nostra regione». Lo dice la Confagricoltura regionale dopo la frana che ha bloccato l’autostrada Catania-Messina.
«Dopo il crollo dell’autostrada Palermo-Catania (a distanza di otto mesi non si hanno ancora notizie certe sui tempi per la sua riapertura) un’altra frana ha colpito la Messina-Catania - prosegue l’organizzazione - contribuendo ad aumentare il tasso di isolamento dal resto dell’Italia e dall’Europa. Una beffa se si pensa che in contemporanea, all’Expo di Milano, la Sicilia si sforza di mostrare la parte migliore attraverso le proprie eccellenze enogastronomiche, agricole e turistiche, immaginandosi quindi pronta ad affrontare le difficili sfide dell’internazionalizzazione».
«I casi delle due autostrade - evidenzia il presidente dell’organizzazione, Ettore Pottino - sono quelli più eclatanti e per questo finiti sotto i riflettori delle cronache nazionali.
Ma non vanno dimenticate le centinaia di arterie secondarie, letteralmente bombardate, che rappresentano una vera e propria via crucis per tutti coloro che, come gli agricoltori, sono costretti a percorrerle quotidianamente per tentare di raggiungere le loro postazioni di lavoro. Figurarsi poi il grado di attrattiva che questo sistema viario riesce a suscitare nei confronti dei visitatori e degli ospiti stranieri».
«Le grandi opere sono una risposta insufficiente a 40 anni di incuria e abbandono dei territori e delle infrastrutture in Sicilia». Lo afferma il senatore Gianpiero D’Alia, presidente della Commissione bicamerale per le questioni regionali.
«Come stanno spiegando bene gli esperti in queste ore - osserva l’ex ministro - non sono le nostre strade a franare, ma i territori. Mi sembra evidente allora che la risposta a questo tipo di emergenza non possa essere solo la costruzione di nuove e sicuramente utili grandi opere che, temo, senza compatibilità e monitoraggio geologico farebbero la stessa fine delle infrastrutture esistenti».
«Serve sviluppare un nuovo piano totale della mobilità siciliana alla luce di criteri ben precisi - spiega D’Alia - che tenga conto delle esigenze dei cittadini, di quelle dell’economia dell’Isola e del rispetto e della cura dell’ambiente circostante e che concentri la sua attenzione non solo al trasporto su gomma o su linea ferrata ma anche su quello portuale e aeroportuale. Mi auguro - conclude - che governo nazionale e regionale si muovano sinergicamente in questa direzione».