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«Io il pizzo non lo pago» Ex cronista esce allo scoperto

Francesco Massaro ora gestisce un bar: in un mese ha subito due rapine. «So benissimo che si tratta di segnali. Ora racconterò quel che so, quel che vedo, quel che sospetto»

Redazione La Sicilia

22 Maggio 2015, 10:05

«Io il pizzo non lo pago» Ex cronista esce allo scoperto

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Ha deciso di uscire allo scoperto. E ha scelto il suo blog per denunciare il tentativo della mafia di condizionare la sua attività commerciale, di indurlo a pagare il pizzo. Francesco Massaro, ex cronista del Giornale di Sicilia che da anni gestisce il bar creato da suo padre a Palermo, i metodi dei boss li conosce bene. Li ha raccontati per anni nei suoi pezzi. Ma ora li subisce sulla sua pelle. E ha scelto di non stare in silenzio. In un mese ha subito due rapine: «So bene, per come sono state commesse, che si tratta di segnali chiari che mi vengono lanciati per spingermi a cercarmi ‘un amicò, il mafioso della zona a cui chiedere protezione, ma proprio non ho intenzione di starci”. Negli ultimi 4 anni, il bar Massaro, nota attività commerciale a Palermo, ha subito una media di 4 rapine l’anno. «Non sono una verginella, non punto il dito contro i commercianti che pagano. - scrive sul suo blog www. dipalermo. it - so che è difficile non farlo. Conosco le regole del gioco, di questo gioco che si gioca a Palermo. Ma io ho deciso di non partecipare. Non per eroismo, certo che no, ma lo devo a me stesso, alla mia famiglia, alla parte sana di questa città, a quelli che credono ancora nel lavoro come impegno e sacrificio, tutto qui. Nessun compromesso, nessuna trattativa. Col tempo ho imparato a sostituire le sfumature al bianco e al nero. Qui no. Qui non vedo sfumature. Qui la strada è tracciata, e attraverso quella vado avanti. Io ai mafiosi i soldi del mio lavoro non li do». «Racconterò ai miei amici inquirenti quel che so, quel che vedo, quel che sospetto, - conclude. quel che annuso in questo quartiere paradigma di una città malata. E aspetterò paziente che qualcuno tolga di mezzo la gentaglia che impedisce a quelli come me di guardare il cielo, di respirare, di sorridere, di lavorare».