Maxi inchiesta sulle tangenti Anas, 10 arresti I catanesi Bosco e Costanzo ai domiciliari
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Terremoto ai vertici dell’Anas. All’alba i finanzieri del Comando Provinciale di Roma ha eseguito 10 misure cautelari emesse dal Gip del Tribunale di Roma, nei confronti di 5 dirigenti e funzionari di Anas Spa della Direzione Generale di Roma, tre imprenditori, tra cui i catanesi Mimmo Costanzo e Concetto Bosco della Tecnis, titolari di aziende appaltatrici di primarie opere pubbliche, un avvocato e l’ex sottosegretario alle Infrastrutture e presidente della Regione Calabria Gigi Meduri. L’inchiesta è stata condotta Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma. In tutto sono 31 gli indagati coinvolti nell’operazione denominata «Dama nera».
Gli arrestati sono Antonella Accroianò, Oreste De Grossi, Sergio Lagrotteria, Giovanni Parlato, Antonino Ferrante, Eugenio Battaglia, Concetto Bosco Logiudice, Mimmo Costanzo, Giuliano Vidoni e l’ex sottosegretario Luigi Meduri. I reati contestati vanno dall’associazione per delinquere, alla corruzione per l’esercizio della funzione e per atto contrario ai doveri di ufficio, dall’induzione indebita a dare o promettere utilità al voto di scambio. Il gip ha disposto inoltre un sequestro per equivalente nei confronti di tutti i dipendenti pubblici per 200 mila euro. La Guardia di finanza ha seguito questa mattina una novantina di perquisizioni in Lazio, Calabria, Puglia, Campania, Sicilia, Friuli, Toscana, Umbria, Piemonte, Veneto e Abruzzo.
Tecnis intanto si difende. "Relativamente alle imputazioni che vengono contestate agli imprenditori Bosco e Costanzo - si legge in una nota - Tecnis desidera fare alcune precisazioni così da chiarire il contenuto della vicenda giudiziaria: in primo luogo Tecnis intende chiarire che agli imprenditori Bosco e Costanzo non sono state rivolte accuse né per associazione a delinquere, né per appalti truccati. Le imputazioni riguardano il reato di “corruzione”, ma non, come è stato erroneamente divulgato, per ottenere somme non dovute. Le interferenze al vaglio della magistratura riguardano piuttosto un tentativo di accelerare i tempi di pagamento di corrispettivi dovuti, nonché per ottenere in tempi accettabili la presa d’atto per la cessione del ramo d’azienda Lombardia, necessaria per fare cassa per poter far fronte alle esigenze finanziarie dell'azienda. Auspichiamo che si possa fare più rapidamente possibile chiarezza, al fine di consentire alla Tecnis la continuità d’impresa".