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Catania città più pericolosa d'Italia? Il questore: «Dietro quei numeri c'è una speranza»

Catania città più pericolosa d’Italia? Il questore: «Dietro quei numeri c’è una speranza»

Di Concetto Mannisi |

Catania città più pericolosa della Sicilia. Stando ai dati forniti dal “Sole 24 ore”, comunque relativi al 2014, sembra proprio che sia così. Non a caso abbiamo la poco invidiabile leadership nazionale legata al numero di furti d’auto consumati e al numero di scippi eseguiti, mentre per quel che riguarda le rapine commesse durante lo scorso anno siamo piazzati sempre sul podio, ma “soltanto” al terzo posto. Una situazione scoraggiante, che merita di essere approfondita e analizzata attraverso il punto di vista di chi, dal giorno del suo arrivo a Catania, in gennaio, ha cercato di dare nuovi input alla struttura che guida: il questore Marcello Cardona.

«I numeri sono numeri – esordisce con tono pacato, come consuetudine – ma vanno letti nelle loro interezza. E così, se è vero che Catania perde delle posizioni nella classifica nazionale delle città sicure, è anche vero che registra un miglioramento in relazione al numero dei reati commessi». «Quando si parla di una diminuzione pari al 5,9% rispetto all’anno precedente – prosegue Cardona – non si può non essere soddisfatti. Chiaro, non abbiamo vinto alcuna coppa, la città continua a vivere le sue storiche problematiche, però significa che qualcosa è stato fatto». «Appena pochi giorni fa il capo della polizia, prefetto Alessandro Pansa – continua il questore – ricordava che i reati in Italia sono passati da un milione e 800mila a un milione e 600mila: 200mila reati in meno sono un’enormità, ma è indubbiamente difficile, mettendosi nei panni del cittadino, rendersi conto del decremento se comunque i numeri sono sempre particolarmente alti».

– La fotografia di Catania, comunque, resta impietosa.

«Io direi che ci sono delle strutture che lavorano egregiamente per contrastare la microcriminalità organizzata e quella estemporanea. Sì, estemporanea. Perché c’è gente che decide di commettere dei reati quasi di punto in bianco e in conseguenza della grave crisi economica. Non siamo in un paese ricchissimo dove c’è un pil rilevante e in cui tutti lavorano, fanno affari, hanno soldi. La realtà è ben diversa e qualcuno si attrezza come può. In questo caso male, mi preme sottolineare».

– Il contrasto passa da cosa?

«Dal lavoro. Bisogna lavorare più di prima e, rispondendo tempestivamente alle chiamate, tenendo conto di variabili sociali e organizzative. La tecnologia, per fortuna, ci dà una mano, così noi attraverso il sistema “Mercurio” e i vigili urbani attraverso le telecamere piazzate sulle auto di servizio possiamo puntare a migliori risultati: presto faremo un bilancio per comprendere quanto utili sono stati tali progetti».

«Detto ciò – incalza Cardona – con le altre forze dell’ordine proseguiamo con le nostre attività finalizzate a portare ordine in città e a tutti i livelli: dai controlli nei locali a quelli nei confronti degli abusivi, dalla sosta selvaggia a tutto il resto. Ovviamente continuano quelle attività di contrasto alla criminalità organizzata i cui risultati, anche quest’anno, sono sotto gli occhi di tutti. Vedremo se ciò contribuirà, come speriamo, a rendere Catania, sotto questo profilo, migliore di quello che è. Pure lo stesso episodio di Paternò, con la sospensione dei due gruppi di devoti che si sono resi protagonisti dell’inchino davanti alla casa del boss, ha un significato preciso in tal senso: là dove c’è ordine e rispetto delle regole a 360 gradi, diventa difficile delinquere. Anche quando la grave situazione economica potrebbe indurti a farlo».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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