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Licata, la casa per disabili era invece una specie di lager

Licata, la casa per disabili era invece una specie di lager

Cinque misure cautelari e otto indagati: maltrattamenti, assistiti tenuti legati al letto con le catene, cibi avariati e acqua contaminata.

Di Redazione |

Avrebbero dovuto curare e assistere persone con gravi handicap fisici e psichici e invece, secondo la Procura di Agrigento e i carabinieri di Licata la cooperativa sociale Onlus Suami altro non era un vero e proprio lager. I carabinieri di Licata hanno così eseguito un’ordinanza con cinque misure cautelari (ma gli indagati sono intotale otto) firmata dal gip del Tribunale di Agrigento Alessandra Vella su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica Alessandro Macaluso e del procuratore della Repubblica di Agrigento Renato Di Natale.

L’operazione è stata denominata Catene Spezzate.  Agli arresti domiciliari è finita Caterina Federico, licatese di 33 anni, divieto di dimora in provincia di Agrigento per Angelo Federico, licatese di 30 anni, Domenico Savio Federico licatese di 25 anni e Giovanni Cammilleri, licatese di 25 anni, interdizione dall’esercitare l’ufficio direttivo della Onlus per Salvatore Lupo, favarese di 40 anni. La Onlus Suami è stata sottoposta a sequestro preventivo. Indagati anche Salvatore Gibaldi, gelse di 39 anni, Angela Ferranti, licatese di 49 anni e Maria Cappello, licatese di 46 anni.

Tutti sono accusati a vario titolo di maltrattamenti di persone a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l’esercizio di una professione o di un’arte e sequestro di persona. In particolare la Procura di Agrigento contestano le punizione inflitte a persone con deficit mentali e fisici come il digiuno, il divieto di contatti telefonici con i familiari, la reclusione all’interno delle stanze da letto. In un caso addirittura uno dei disabili era tenuto il giorno e la notte legato con catene in ferro alla struttura metallica del proprio letto e inoltre oltre alle precarie condizioni igienico sanitarie all’interno della struttura è stato accertato anche l’utilizzo di acque contaminate da batteri coliformi mentre gli alimenti distribuiti erano in cattivo stato di conservazione e scaduti.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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