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Streghe, catene e bimbi picchiati nel centro per disabili

Streghe, catene e bimbi picchiati nel centro per disabili

Di Antonino Ravanà |

LICATA. «Qua è peggio di una casa degli orrori». Una frase breve, ma significativa, pronunciata alla sua insegnante, da una alunna arrivata a scuola con dei lividi sospetti sul corpo. La casa, a cui fa riferimento la ragazza, è una comunità per disabili psichici, dove vive insieme ad altri venti compagni. A seguire altri terribili racconti e il disegno di un ragazzo, in cui veniva raccontata una storia fatta di streghe, bambini picchiati, gente legata con le catene e violenze. Tutto questo ha convinto la preside a chiamare i carabinieri.

Dopo un’intensa attività investigativa la svolta nelle indagini. I militari e la Procura di Agrigento hanno scoperto una storia triste, fatta di ripetute violenze fisiche e psichiche, nei confronti degli ospiti della comunità “Suami società cooperativa sociale – onlus”, di via Gela a Licata. La struttura altro non era un vero e proprio lager, dove i ricoverati erano maltrattati, sottoposti a punizioni, nutriti con alimenti scaduti, e in alcuni casi legati con delle catene di ferro. A ridare un po’ di serenità alle vittime ci hanno pensato i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Licata, guidati dal capitano Marco Currao, che hanno eseguito una ordinanza cautelare emessa dal Gip Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica, Alessandro Macaluso.

Otto le persone indagate a vario titolo di maltrattamenti, lesioni personali aggravate e sequestro di persona. Agli arresti domiciliari è finita Caterina Federico, di 32 anni, di Licata, assistente sociale, titolare della comunità “Suami società cooperativa sociale – onlus”. Sottoposti alla misura cautelare del divieto di dimora nella provincia di Agrigento: Angelo Federico, di 29 anni, di Licata, operatore sanitario; Domenico Savio Federico, di 24 anni, di Licata, operatore sanitario; Giovanni Cammilleri, di 25 anni, di Licata, infermiere professionale. Applicata la misura cautelare del divieto di esercitare l’attività professionale dell’ufficio direttivo di amministratore della comunità di accoglienza Salvatore Lupo, di 39 anni, di Favara, amministratore della comunità. Lupo è l’attuale presidente del Consiglio comunale di Favara, e nel 2011 ha anche subito un atto intimidatorio con l’incendio della sua auto. Nell’inchiesta risultano indagati a piede libero altri tre soggetti: Salvatore Gibaldi, di 39 anni, nato a Gela ma residente a Licata; Angela Ferranti, di 49 anni di Licata; Maria Cappello, di 46 anni di Licata, tutti impiegati all’interno della struttura.

La “Suami” è stata sottoposta a sequestro preventivo, e già ieri stesso su disposizione della Procura di Agrigento, gli ospiti sono stati affidati ad altre due strutture licatesi. segnanti hanno così registrato con un telefonino i racconti degli alunni, hanno fotografato le ferite sui loro polsi, e hanno passato tutto il materiale raccolto ai militari dell’Arma. Le indagini, condotte con intercettazioni telefoniche e interrogatori, hanno così permesso di portare alla luce una orribile verità. I ragazzi venivano incappucciati e legati alle sedie dopo essere stati scoperti a mangiare una merendina fuori dall’orario consentito, altri legati con catene e lucchetti ai letti per non aver finito il pranzo, altri ancora costretti a ingerire le proprie feci. Oltre alle precarie condizioni igienicosanitarie, cui erano costretti a vivere.

All’interno della struttura è stato accertato anche l’utilizzo di acque contaminate da batteri coliformi, mentre gli alimenti da distribuire agli ospiti erano tenuti sopra uno scaffale arrugginito, all’interno di un locale sottoscala adibito a dispensa, imbrattato da polvere, ragnatele e muffa. Diversi alimenti sono stati trovati scaduti. Fatti che gli indagati hanno più volte provato a nascondere quando hanno capito, che le insegnanti avevano raccontato tutto ai carabinieri.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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