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« Adesso voi sapete e noi sappiamo che voi sapete.»: il dossier La Gaipa inviato al blog di Grillo

Di Mario Barresi |

ARTICOLO PUBBLICATO SULL’EDIZIONE DE “LA SICILIA” DEL 16 NOVEMBRE

AGRIGENTO – Lui, additato come parvenu del grillismo, è come se avesse l’ossessione di dimostrare a tutti la purezza del suo attivismo. E dunque Fabrizio La Gaipa, anche quando compie una delle estorsioni per cui è ai domiciliari (i pm avevano chiesto il carcere), la butta in politica: «No, allora a te ti tocca, questo… questo… questo è Renzi, questo… non ne hai assegni familiari tu?». Così diceva il candidato del M5S alle Regionali, mentre, calcolatrice alla mano, sfilava lo stipendio al suo dipendente dell’albergo. Buste paga regolari a cui venivano sottratte delle somme che La Gaipa si riprendeva in contanti. Ad esempio, un conteggio è: «286… e più questo qua, più 80 euro di Renzi, infatti, che poi lì non è che ho soldi, c’ho debiti…». Su un altro assegno di 1.634 «me ne dovresti tornare 780…», dice al lavoratore, che sommessamente gli fa notare il suo stato di difficoltà. «Tornameli il mese prossimo», lo rassicura l’imprenditore, che in campagna elettorale citava Sandro Pertini: «Come diceva lui chi ha un proprio reddito e la propria dignità è una persona libera che voterà liberamente e che farà il bene della società». Si riempe la bocca di socialismo in salsa grillina, ma poi nei fatti pratica un modello di imprenditoria creativa: «Prendilo come un consiglio, se eventualmente l’idea di fare uno stipendio… flat… per alcune persone tutto l’anno, chiaramente che sia meno di quello che si prende in alta stagione…».

Sono soltanto alcune delle “perle” di La Gaipa, contenute nell’ordinanza del gip Stefano Zammuto. Dialoghi contenuti in un audio registrato da uno dei dipendenti. Ed è a questo punto che nel Romanzo Criminale agrigentino s’incrociano carte e retroscena, atti giudiziari e accuse politiche. Non è un caso che uno dei due lavoratori che denunciano La Gaipa sia anche un attivista del M5S: Ivan Italia, candidato (non eletto) in consiglio comunale nel 2015. È il teste-chiave dell’accusa. È lui che registra i colloqui che inchiodano La Gaipa e il fratello Salvatore, consegnandoli a chi di dovere.

La mail inviata ai vertici del M5s dai grillini di Agrigento

Ma in questa storia c’è una seconda sovrapposizione fra giustizia e politica. Perché almeno uno dei file audio consegnati da Italia alla polizia è contenuto in un dettagliato dossier inviato da un attivista al blog di Beppe Grillo. Dunque, il Movimento 5stelle era a conoscenza del caso La Gaipa. Sin dall’estate. Un’accorata denuncia a nome dei «vecchi del MoVimento», che si sentono «stanchi e isolati». Quelli che «aspettavamo Beppe venire a nuoto da Reggio Calabria»; quelli che «abbiamo adesivato quel famoso camper nell’albergo messinese». La mail va subito al dunque. Fra i candidati alle Regionarie c’è La Gaipa, «anche se lo stesso non ha mai partecipato a nessun evento a 5 stelle in vita sua». Lo considerano un estraneo, un «pentastellato dos», ovvero «di origine sconosciuta». E poi descrivono l’attività imprenditoriale dell’aspirante deputato regionale. Parlano dell’albergo, il “Costazzurra”, nel quale «è stato, da lui, applicato un ripetitore antenna della Vodafone a scopo di lucro, ovviamente». Inutile la petizione dei residenti: «niente da fare, ancora oggi il ripetitore è li, in tutta la sua redditività per il La Gaipa nostro candidato portavoce».

Infine, si arriva a quello che l’autore della mail definisce «lo scoop». Ovvero, «la registrazione ambientale tra La Gaipa ed un suo dipendente», con un «piccolo sunto delle gravissime violazioni penali commesse» dall’albergatore-attivista. Con la sequenza degli highlight in stile calcistico. Fra i quali, «al minuto 01:07» spicca la compassionevole giustificazione dell’imprenditore sullo stipendio in ritardo di due mesi: «Lo sai, nemmeno le mosche ci sono state…».

Il contenuto della registrazione, pur non essendo l’unica prova in mano alla Procura di Agrigento, avrà un significativo valore processuale. Ma è altrettanto discriminante dal punto di vista della responsabilità etica del movimento. Che era stato messo in allerta. «Mettere di lato i fidati anziani, per portare avanti i La Gaipa della situazione, avverte l’attivista, è «inammissibile e inaccettabile». C’è un riferimento all’uomo-simbolo della vecchia guardia grillina di Agrigento: Emanuele Dalli Cardillo, avvocato, candidato sindaco sconfitto («fu un sacrificio, il suo: Davide contro Golia Firetto») nel 2015. «Di certo non fa simpatia a Giancarlo – insinua l’attivista – ma sicuramente non lo tradirebbe qualora Cancelleri diventasse presidente». Dalli Cardillo si tira fuori: «Non so nulla di questa mail». E smentisce di aver assistito Italia come legale: «Se dovesse chiedermelo valuterò, ma per ora questa storia l’ho letta solo sul giornale». Ma rivendica di aver «denunciato pubblicamente l’inopportunità della candidatura di La Gaipa».

La chiosa della mail è una pietra sulle coscienze grilline: «Provvedete subito. Perché voi sapete. E perché adesso noi sappiamo che voi sapete. Alla porta certa gente».

La Gaipa, intanto, è con un piede fuori dal M5s. «Si è messo fuori da solo con quello che ha fatto», dice Luigi Di Maio da Washington. Il collegio dei probiviri dei 5stelle ha disposto la sua sospensione in via cautelare. Su Facebook la versione ufficiale: «L’arresto di La Gaipa è un fatto molto grave che riguarda la sua persona e la sua impresa, ma non essendo stato eletto non è un rappresentante del MoVimento 5 Stelle». E l’ammissione sulla «segnalazione ricevuta sul suo conto prima delle elezioni», che però «non ha trovato riscontro nel certificato 335 (attestante «le iscrizioni, nei registri della Procura, dei fascicoli ancora in fase di indagini preliminari, ndr) né negli altri documenti che ha prodotto e fornito su nostra richiesta». Insomma: «Durante il periodo della campagna elettorale e fino a ieri nulla risultava a suo carico». Come sempre, in casi del genere, si rivendica che il M5S «si dimostra completamente diverso dagli altri partiti». Infine la formula di rito: «Non possiamo escludere al cento per cento che si avvicinino a noi delle mele marce ma, grazie alle nostre regole, possiamo garantire al cento per cento che queste persone non inquinino la prima forza politica del paese».

Fin qui la parte pubblica. Il retro-social descrive un Giancarlo Cancelleri «deluso e amareggiato». Non tanto e non solo per il caso La Gaipa, ma per «l’attacco concentrico dei media contro di noi su questa storia, sotto attacco molto più che Musumeci per la raffica dei suoi impresentabili». Come un soldato ancora con l’elmetto dopo la fine della guerra, il candidato sconfitto, dopo l’amara ammissione di «essere tentato di lasciare questa terra al suo destino», torna in assetto bellico: «Saremo ancora più inflessibili e compatti. Sconti a nessuno», annuncia ai pochissimi ai quali risponde. Confessando anche la delusione umana per quell’ultimo colloquio con La Gaipa. Dopo l’ennesimo certificato penale, alla vigilia della presentazione delle liste, l’appello finale: «Se ‘sta storia può crearci problemi, dimmelo e ci fermiamo». La risposta, col senno di poi, è una beffarda citazione: «No, Giancarlo, tutto a posto. Fidati di me. Stai sereno…».

Twitter: @MarioBarresi

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