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Migranti, a Catania la nave Aquarius con il suo carico di orrori

Di Andrea Lodato |

CATANIA – E’ arrivata a Catania nave Aquarius, di Sos Mediterranée e personale di Medici senza frontiere, con a bordo 421 migranti, compresi 98 minorenni, soccorsi nel Mar Mediterraneo. All’ingresso nel porto e dopo l’attracco i “passeggeri”, soprattutto, donne hanno intonato un canto di felicità e  ringraziamento.

La nave di Sos Mediterranée su cui opera il team di Medici Senza Frontiere, è stata spedita tre giorni fa in fretta e furia (come ha raccontato su Avvenire il collega Nello Scavo) dalla nostra Capitaneria in acque internazionali a Est di Tripoli per soccorrere un barcone carico di migranti. Un intervento difficile, con condizioni meteo proibitive, mentre si contavano già i morti di un naufragio, almeno una trentina, e la Marina libica annunciava di aver recuperato tanti cadaveri in mare sfigurati da squali. Una balla colossale, secondo alcuni esperti, perché in quell’area del Mediterraneo non ci sarebbero branchi di squali. Forse qualche pescecane che, però, attacca solo quando e dove c’è sangue. Forse gli squali, spiegano alcuni volontari, servono a nascondere il fatto che qualcuno ha sulla coscienza anche quei morti.

A bordo dell’Aquarius 250 uomini, 171 donne e ragazze, 143 minori, con 4 bimbi con meno di un anno. 415 arrivano dall’Eritrea, una dal Sud Sudan, una dal Bangladesh. In che condizioni? Terribili. Dall’Aquarius arrivano le foto di bimbi che hanno piaghe nella pelle, infezioni, pustole provocate dalle penose condizioni igieniche dei campi dove sono stati ospitati prima di riuscire ad imbarcarsi.

Agghiaccianti i racconti di molte ragazze e ragazzine. Sette di loro sono in stato interessante e una di loro, certamente, è rimasta incinta dopo essere stata stuprata in un lager in Libia. Storie di violenze e abusi senza fine. Per gli operatori di Msf, e delle altre navi che operano nel Mediterraneo in queste ore, è un terribile ritornello, doloroso, devastante.

Storie di bande che intercettano le colonne di migranti in arrivo dal Sud della Libia, donne separate dagli uomini, ragazzi venduti come schiavi, richieste di denaro, altro denaro, tanto denaro per potere essere imbarcati su un gommone che dovrebbe avere come destinazione le coste siciliane. Se è così non lo sanno all’inizio del viaggio, spesso interrotto, dopo avere pagato un sacco di soldi, dall’intervento della Capitaneria libica. Che li prende e li riporta indietro, spesso con interventi in mare spericolati e spregiudicati che provocano il naufragio di quelle imbarcazioni fragili e precarie.

Da Medici Senza Frontiere spiegano che alcuni migranti hanno raccontato che molti dei loro compagni di viaggio si sono lasciati annegare, per non finire di nuovo nelle mani dei trafficanti, per non essere rispediti nell’inferno dei lager. Per questo molti stamattina hanno cantato e pregato in cerchio sul ponte della nave. Per essere riusciti ad arrivare sani e salvi a destinazione. Per loro l’attracco di oggi a Catania è stata una liberazione. Dall’inferno. Un inferno, che è rimasto malamente nascosto per qualche settimana, che ha fatto montare statistiche sul crollo degli sbarchi salutate con uno stolido trionfalismo, come se fosse stata trovata la soluzione ad una questione epocale. Che è, prima di tutto, emergenza umanitaria. Piaccia o no.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA