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Maxi sequestro azioni e capitale Tecnis

Maxi sequestro azioni e capitale Tecnis Ecco le carte che «inchiodano» il gruppo

Sigilli a 1,2 miliardi di euro: "Gruppo asservito a Cosa nostra" VIDEO

Di Redazione |

La Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Catania, su richiesta della DDA etnea, che ha coordinato le relative indagini compiute dal ROS – Sezione Anticrimine di Catania,  ha disposto l’amministrazione giudiziaria delle Tecnis SpA, della Artemis SpA e della Cogip Holding Srl nonché il sequestro delle relative quote ed azioni per un controvalorer di circa 1,5miliardi di euro.

La misura è stata eseguita dai carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Catania secondo cui l’attività imprenditoriale sarebbe stata asservita agli interessi di Cosa nostra. E’ stato nominato quale amministratore giudiziario, il prof. Ruperto, che sostituirà gli Amministratori per un periodo di sei mesi – ulteriormente rinnovabile – al fine di risanare e reimmettere nel mercato l’azienda, in modo che possa operare nel rispetto delle regole ed al riparo da infiltrazioni mafiose.

I sigilli sono stati messi al capitale e alle azioni della Tecnis SpA che ha sede a Tremestieri Etneo (CT) e che ha un sociale interamente versato di 32 milioni di euro e le azioni suddivise in egual misura tra le società Cogip Holding srl e l’Artemis SpA, la prima riconducibile a Francesco Domenico Coostanzo e la seconda a Concetto Albino Bosco Lo Giudice. Il valore di produzione dichiarato nel 2014 è di oltre 335 milioni di euro con ricavi di circa 354 milioni di euro. Al 31 dicembre del del 2014 il portafoglio ordini complessivo ammonta a circa 2,9 miliardi di euro. La società, che opera nel settore delle grandi opere (realizzazione di strade e autostrade, ferrovie e metropolitane, edilizia sanitaria, parcheggi, interporti e infrastrutture marittime), è presente sia sul mercato nazionale che estero (attraverso partecipazioni in imprese controllate con sede in Brasile, Emirati Arabi, Libia, Nigeria, Romania, Sudan e Tunisia) e ha un organico medio di 305 dipendenti. Ha partecipazioni in imprese controllate italiane tra cui Risanamento San Berillo Srl, Porto Turistico Marina di Ragusa SpA e Marina di Naxos Srl ed è partecipe in circa 60 associazioni temporanee di impresa aggiudicatarie di appalti pubblici.

Sigilli anche al capitale e alle azioni Artemis con sede a Santa Venerina costituita nell’aprile del 2012 dai coniugi Concetto Albino Bosco Lo Giudice e da Sofia Ponzini. Ha un capitale sociale di 68 milioni di euro (Bosco Lo Giudice ha partecipato al capitale conferendo alla Artemis SpA le partecipazioni in Tecnis SpA). Il valore complessivo stimato è di 70 milioni di euro.

Provvedimento anche per la Cogip Holding con sede legale a Tremestieri Etneo costituita nel dicembre del 2011 nell’ambito di un processo di diversificazione industriale del Gruppo Cogip della famiglia Costanzo. Ha un capitale sociale di 150 milioni con un patrimonio netto pari di 29 milioni di euro ripartito tra Horizon srl (di Francesco Domenico Costanzo), Francesco Domenico Costanzo, Giuseppe Costanzo e Giuseppa Maccarrone (quest’ultimi, genitori di Francesco Domenico, sono titolari del solo usufrutto mentre la nuda proprietà è riferibile a Francesco Domenico Costanzo). Il valore complessivo della società è di quasi 730 milioni di euro. ll valore nominale delle quote e azioni sequestrate ammonta a 250 milioni di euro mentre quello complessivo delle tre società è pari a  1 miliado e 259 milioni

Il provvedimento – spiegano i carabinieri – trae fondamento da più attività investigative, corroborate da dichiarazioni di collaboratori di giustizia e da quelle degli stessi imprenditori e delle risultanze delle operazioni antimafia Arcangelo del 2005 (,è emerso che in ragione dei lavori per la costruzione dei due approdi di emergenza in Tremestieri (ME), in cui era impegnata la Tecnis i cugini Angelo e Vincenzo Santapaola, rispettivamente di Catania e Messina, vennero intercettati mentre discutevano della cifra di 20 mila euro che la Tecnis avrebbe dovuto loro corrispondere).  Gli imprenditori Costanzo hanno confermato la sussistenza delle pretese estorsive da parte di Cosa nostra mentre altri elementi sono stati formniti dai collaboratori di giustizia.

Carmelo Bisognano, del clan di Barcellona Pozzo di Gotto (ME), in relazione ai lavori relativi all’autostrada Messina/Palermo, ha riferito di aver appreso da Giuseppe Ranno, Giuseppe, dipendente deiCostanzo, che l’interlocutore mafioso dell’impresa era il clan di Picanello dell’organizzazione Santapaola.Infatti – spiegano i carabinieri – in ordine ai lavori della Galleria Scianina (sull’autostrada Messina/Palermo), la famiglia di Barcellona Pozzo di Gotto avrebbe dovuto ricevere le somme spettanti a titolo estorsivo da quella Santapaola.

 Alfio Giuseppe Castro, imprenditore ed esponente dei clan catanesi ha invece riferito di aver lavorato in più occasioni per conto della Tecnis SpA e di avere appreso che l’impresa era “messa a posto”  con il gruppo di Picanello il cui esponente Rosario Tripoto curava gli interessi dell’impresa allorché lavorava fuori Catan, salvaguardandola dalle pretese della criminalità locale. Santa La Causa reggente del clan catanese tra il 2007 e il 2009, ha confermato il collegamento delle imprese Costanzo con il gruppo di Picanello.

Anche le carte dell’operazione IBLIS, condotta dal ROS nel 2007 danno altri elementi. E’ stato infatti accerato che la “Gest.I. Fond. Gestioni Mobiliari e Fondiarie srl di proprietà della Tecnis SpA e della Iniziative Immobiliari SpA, aveva stipulato un preliminare di vendita con un prestanome di Alfio Aiello, fratello di Vincenzo, e avente come oggetto un terreno, e si era impegnata a corrispondere 3,8 milioni sebbene il titolare dello stesso, poco tempo prima, lo avesse pagato 360 mila euro. A fronte della cifra pattuita, la società risulta aver corrisposto poi 2,5 milioni di euro senza ottenerne né il trasferimento della proprietà né la consegna del bene. Sui terreni di che trattasi, la Tecnis SpA aveva avanzato proposta per la realizzazione di una nuova struttura penitenziaria.

Il pentito Gaspare Pulizzi ha raccontato che che proprio nel periodo in cui cosa nostra catanese, attraverso Angelo Santapaola e Vincenzo Aiello “trattava” con cosa nostra palermitana, e con Salvatore Lo Piccolo del mandamento di San Lorenzo, quest’ultimo aveva manifestato l’intenzione di stabilire un contatto con la Tecnis SpA che si era aggiudicata l’appalto relativo alla realizzazione dei lavori della metropolitana di Palermo per il tratto Politeama – Giachery. Altri elementi sono emersi nell’operazione Golem della Procura di Palermo su alcuni lavori all’aeroporto di Punta Raisi, nell’operazione Patria sempre della Procura di Palermo, a carico di Gaetano Riina, (fratello del più noto Salvatore) dove si è accertato che nell’anno 2008, l’ATI formata dalle imprese Tecnis, Cogip e Sigenco, che era all’epoca impegnata in lavori lungo la S.S. n. 118 “Corleonese-Agrigentina”, aveva effettivamente affidato uno dei sub appalti ad impresa facente capo alla famigliaAloisio, vicina a Provenzano.

Sulla scorta di queste risultanze investigative dei Ros dei carabinieri hanno spinto la Dda di Catania a ritenere che la Tecnis e le relative compagini abbiano subito coartazioni nel libero svolgimento delle attività imprenditoriali. I carabinieri parlano di asservimento del gruppo alla famiglia catanese di cosa nostra, oltre che a rimpinguarne le casse, ha consentito agli esponenti apicali dell’organizzazione di governare in qualche modo l’indotto, ottenendo sub appalti e forniture a imprese vicine alla organizzazione mafiosa ed accrescere il proprio potere e prestigio anche presso le famiglie palermitane, consentendo ad imprese loro vicine di infiltrare il settore delle commesse pubbliche.

Tra le persone agevolate ci sono Carlo Campanella, , uomo d’onore, responsabile del gruppo di Picanello, condannato definitivamente per mafia, Vincenzo Maria Aiello, rappresentante provinciale della famiglia catanese di cosa nostra dal 2006 al 2009, condannato definitivamente per mafia e Alfio Maria Aiello, anche lui condannato definitivamente per mafia ai quali Tecnis ha consentito di dissimulare la ricezione di una ingente somma di denaro che, sulla base di sufficienti elementi, sembra potersi ricondurre alla messa a posto per i lavori della metropolitana di Palermo; Carmelo Bisognano, esponente apicale della famiglia di cosa nostra di Barcellona Pozzo di Gotto, condannato per mafia, che avrebbe ricevuto consistenti somme di denaro per i lavori eseguiti dalla Tecnis SpA per i lavori svolti nel territorio di competenza e che ha visto accresciuta la propria influenza all’interno dell’associazione; Salvatore Lo Piccolo, uomo d’onore, capo del mandamento di San Lorenzo, condannato per mafia, Salvatore  Rosario Lo Bue, uomo d’onore, reggente del mandamento di Corleone,  condannato per mafia, Rosario Tripoto uomo d’onore, responsabile del gruppo di Picanello, condannato per mafia, Angelo Santapaola, uomo d’onore, reggente della famiglia catanese di cosa nostra da metà del 2004 al 26 settembre del 2007 (data del suo omicidio), COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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