Lampedusa, sbarcano in 150 ma altre mille persone attendono un porto sicuro sulle navi delle Ong
Situazione umanitaria sempre più allarmante. Hotspot affollato nonostante i trasferimenti. Centinaia di minori non accompagnati raccontano l'orrore dei campi in Libia
Sbarchi senza fine a Lampedusa. Complici le condizioni meteo favorevoli 79 migranti sono giunti nella notte sull'isola. In 37, tra cui 11 donne e 8 minori, sono stati intercettati dai militari della Guardia di finanza all’ingresso del porto. Viaggiavano su una carretta di circa 6 metri che è stata sequestrata. Sempre gli uomini delle Fiamme gialle hanno rintracciato a circa 3 miglia da Capo Ponente un barchino con 42 persone, tra cui 13 donne e 5 minori. Si aggiungono ai quasi 600 giunti tra sabato e domenica sulla più grande delle Pelagie, dove l’hotspot, nonostante i massicci trasferimenti disposti dalla Prefettura di Agrigento, d’intesa con il Viminale, resta sovraffollato con quasi mille ospiti a fronte di una capienza di 350 posti.
«La salute dei sopravvissuti rischia di deteriorarsi». L’Ocean Viking torna a chiedere un porto sicuro di sbarco per i 234 migranti soccorsi nei giorni scorsi nel Mediterraneo centrale. A bordo della nave 57 sono minori, 43 hanno affrontato la traversata da soli. «Sono ragazzini adolescenti, molto vulnerabili - spiegano da bordo -. Alcuni dei migranti hanno trascorso fino a tre giorni in mare prima di essere soccorsi». Il team medico si prende cura di loro. «Ci sono casi di ustione da carburante che hanno bisogno di trattamenti specializzati, molti hanno ferite traumatiche a causa delle violenze subite in Libia».
Ai soccorritori di Sos Mediterranee i naufraghi hanno raccontato l’orrore sperimentato laggiù. Abusi, violenze sessuali e torture. «Hanno complesse storie di salute mentale e hanno bisogno di assistenza psicologica e cure adeguate». L’Ocean Viking ha effettuato il suo primo soccorso ormai 10 giorni fa.
In attesa di poter sbarcare restano anche i 572 migranti a bordo della Geo Barents, che nella notte tra venerdì e sabato scorsi ha tratto in salvo 119 persone, tra cui 7 minori, intercettate alla deriva in acque internazionali su una carretta del mare segnalata da Alarm Phone. Sessantasei sono minori, la maggior parte dei quali non accompagnati. «Abbiamo famiglie, alcune fuggite dalla Libia con bimbi molto piccoli, come una con una neonata di 11 mesi - dice Candida Lobes, operatrice di Msf a bordo della nave umanitaria -. Ci sono persone con patologie gravi che hanno bisogno di essere seguite a terra e ricevere ulteriori cure mediche».
Tutti sono stati tratti in salvo in due giorni durante sette operazioni di soccorso avvenute in acque Sar maltesi. «Le autorità de La Valletta sono state informate prima, durante e dopo ma non hanno mosso un dito per coordinare i soccorsi», denunciano da Msf, spiegando che i sopravvissuti viaggiavano su «barche instabili», a rischio naufragio. "L'inattività totale delle autorità maltesi prosegue - spiega Lobes -, perché dopo quattro richieste per poter sbarcare in un porto sicuro, continuiamo a ricevere indifferenza e risposte negative. Di fatto rimaniamo in mare con 572 sopravvissuti che hanno bisogno di assistenza».
Stesso silenzio anche per i 179 a bordo dell’Humanity 1. A bordo c'è anche un neonato di 7 mesi e la sua giovane mamma di appena 17 anni, che non può più allattare. E c'è Buba, 18 anni, del Gambia, che già altre due volte aveva tentato di attraversare il Mediterraneo per raggiungere l’Europa. Intercettato dalla Guardia costiera libica era stato riportato indietro. Al team di Humanity1 ha raccontato dei compagni di viaggio scomparsi tra le onde. La notte prima di essere soccorsi una decina di persone è finita in acqua. «Forse qualcuno si è addormentato e ha trascinato gli altri», ipotizza Buba. Quattro sono riusciti a risalire a bordo, ma altri sei non ce l'hanno fatta. «Li abbiamo visti scomparire tra le onde».