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Catania, c'è un nuovo pentito che sta raccontando i retroscena della sparatoria di Librino

Davide Scuderi, esponente del clan dei Cursoti Milanesi, parla con i magistrati. Nell'agosto del 2020 in via Grimaldi ci furono due morti nello scontro con la cosca rivale dei Cappello  

Laura Distefano

01 Novembre 2022, 14:41

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Si allarga l'esercito di pentiti a Catania. L'ultima defezione è stata nel clan dei Cursoti Milanesi. Davide Scuderi è stato un soldato della squadra che fa riferimento a Carmelo e Francesco “pasta ca sassa” Di Stefano, anche se qualcuno mormora che i due fratelli sarebbero stati messi all'angolo dagli eredi del defunto Jimmy Miano. 
La discovery della nuova collaborazione è arrivata nel corso dell'ultima udienza, che si sta celebrando in Corte d'Assise, del processo sul conflitto armato avvenuto l'8 agosto 2020 al viale Grimaldi 18. Scuderi, infatti, è accusato di essere uno dei partecipanti alla sparatoria che ha visto contrapposti i Cursoti Milanesi e i Cappello. 
Uno scontro a fuoco, quello di due anni fa, che ha lasciato due morti sull'asfalto: Luciano D’Alessandro e Vincenzo Scalia. 
Il dibattimento è già entrato nel vivo con i testi dell'accusa, rappresentata dal pm Alessandro Sorrentino e dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo. Sono stati sentiti alcuni dei testimoni chiave del processo come i fratelli Martino, Michael e Ninni Sanfilippo, i primi due accusati del duplice omicidio. 

Nell'ultima udienza, invece, a parlare è stato Salvatore Chisari, anche lui collaboratore e imputato. Sono stati ripercorsi in aula i momenti cruciali che hanno portato a trasformare le curve tra viale Grimaldi e via del Maggiolino in un girone infernale. 
Le fasi della “guerra” sono state filmate da alcuni telefonini dei residenti, che dai balconi dei grattacieli hanno assistito alla cruenta sparatoria. Video che sono finiti nei faldoni dell’inchiesta “Centauri”, scattata nel 2021, che ha permesso di arrestare i componenti dei due schieramenti mafiosi. Da quell’operazione è scaturito il processo che si è diviso in due tronconi. I Cappello, tra cui Massimiliano Cappello, Salvuccio Lombardo Junior e Rocco Ferrara, sono stati già condannati dal gup nel rito abbreviato. 
I “Milanesi” invece stanno affrontando il rito ordinario. Gli imputati sono undici: Carmelo Di Stefano, il pentito Martino Sanfilippo, Michael Agatino Sanfilippo (il collaboratore che ha fatto trovare il cadavere di Timonieri, ndr), Roberto Campisi, il nuovo collaboratore Davide Agatino Scuderi, Michael Agatino Sanfilippo, Giovanni Nicolosi, Rosario Viglianesi, Santo Tricomi, Salvatore Chisari (altro collaboratore), Angelo Condorelli ed Emilio Cangemi.
Il nuovo collaboratore, quindi, potrebbe raccontare - quando sarà il suo turno al banco dei testimoni - nuovi retroscena della sparatoria e delle tensioni storiche tra i due clan catanesi. 
La miccia dello scontro di fuoco è scoppiata dopo il pestaggio di Gaetano Nobile davanti a un minimarket del quartiere Nesima da parte del capomafia Carmelo Di Stefano e dei suoi soldati. Il commerciante - che da qualche tempo è tornato dietro la cassa del bar di via Diaz - invece di rivolgersi alle forze dell’ordine ha cercato aiuto tra i boss (e parenti) dei Cappello. 
Da quel momento la tensione fra le due cosche è salita a livelli esponenziali e ha avuto il sopravvento su ogni tentativo di intermediazione e chiarimento. I Cappello hanno deciso di presentarsi nella roccaforte dei Cursoti Milanesi a Librino e per una sera Catania è ripiombata negli anni Novanta.