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Acireale, via intitolata a Nicolosi «Tangentista». «Politico di razza»

Acireale, via intitolata a Nicolosi «Tangentista». «Politico di razza»

Polemica sull’intitolazione del Centro Sportivo Tupparello e l’annessa via del Stadio all’ex presidente della Regione, decisione che non è piaciuta al deputato nazionale di Forza Italia, Basilio Catanoso, il quale ha parlato di «scelta da censurare». 

Di Salvo Cutuli |

A 19 anni dalla scomparsa, Rino Nicolosi, accende ancora lo scontro in città sulla sua figura. Nuovo motivo di polemica l’intitolazione del Centro Sportivo Tupparello e l’annessa via del Stadio all’ex presidente della Regione, decisione che non è piaciuta al deputato nazionale di Forza Italia, Basilio Catanoso, il quale ha parlato di «scelta da censurare».

Non si è fatta attendere la replica del parlamentare regionale di “Sicilia Futura”, Nicola D’agostino, che ha voluto rimarcare «la grandezza del politico». La commissione toponomastica del Comune di Acireale ha pure deliberato l’intitolazione del piazzale antistante gli uffici comunali dei Cappuccini a Peppino Impastato, ucciso in un agguato mafioso nel 1978. Decisione bipartisan come pure per l’area Com dedicata a Francesco Vecchio e l’adiacente strada a Giorgio Ambrosoli, oltre al piazzale Falcone e Borsellino. Sul nome di Nicolosi, il politico più rappresentativo e prestigioso di Acireale del passato più recente, invece, gli animi si surriscaldano assai, lo scontro diventa inevitabile e promette lunghe code polemiche. Ad accendere la miccia la lunga e articolata nota dell’on. Catanoso: «L’intitolazione di un bene pubblico dovrebbe essere esempio positivo per l’intera collettività, soprattutto per i giovani. Se questo è il principio non comprendiamo come il sindaco e l’amministrazione comunale di Acireale, abbiano potuto intitolare una strada a Rino Nicolosi, reo confesso davanti alla magistratura per tangenti». Altrettanto articolata la replica del segretario regionale di “Sicilia Futura”, Nicola D’Agostino: «Nicolosi non ha mai nascosto di aver fatto parte di un contesto politico dove tutti i partiti (anche quelli apparentemente non coinvolti), ricevevano finanziamenti da imprenditori. Presentò un memoriale alla magistratura dove si facevano nomi e cognomi, non venne mai condannato per concussione o per mafia, semmai per finanziamento illecito: lui come tanti. Quei “tanti” facevano parte della cosiddetta Prima Repubblica che, nel bene e nel male, ricostruì l’Italia dopo la tragedia del fascismo, la fece forte, la modernizzò – osserva l’on. D’Agostino – Alcuni, solo alcuni, vennero inquisiti, indagati, processati, fatti fuori per fare spazio ad altri che si sono dimostrati storicamente ben peggiori (politicamente e moralmente). Ma quel che oggi preme è stabilire quale ricordo e quale memoria Nicolosi ha lasciato negli acesi. A distanza di quasi 20 anni dalla sua scomparsa lo rimpiangono amici ed avversari anche acerrimi; lo trattano invece da nemico coloro che hanno provato a prenderne il posto, lasciando però un ricordo sbiadito, soprattutto il nulla politico. Forse per questo rancorosi».

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