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L'Ue ci prende a pomodori in faccia

L’Ue ci prende a pomodori in faccia Sì all’import dal Marocco senza scudo

Via libera dal commissario Hogan. Giuffrida: «Inaccettabile»

Di Mario Barresi |

Niente da fare. O quasi. Perché adesso il percorso si fa davvero stretto e accidentato. «Ma bisogna tornare alla carica, perché è inaccettabile la grave sottovalutazione della pesante turbativa del mercato europeo, che danneggia le regioni del Sud e la Sicilia in particolare», dice Michela Giuffrida, la parlamentare del Pd più esposta nella trincea rischiosa (e talvolta vischiosa) di questa guerra. All’interno della quale s’è persa una battaglia. Bruxelles ha detto no: niente “scudo” per l’import di pomodoro dal Marocco. Il gelo, per le speranze dei produttori siciliani (soprattutto del sud-est, fra Vittoria e Pachino) arriva dal commissario europeo all’Agricoltura, Phil Hogan, esponente del Ppe, in risposta a un’interrogazione proprio dell’europarlamentare del gruppo S&D, unica siciliana in commissione Agricoltura. Giuffrida sull’accordo Ue-Marocco (risalente al 2012, nel precedente quinquennio parlamentare) ha chiesto l’«assunzione di misure di salvaguardia dei mercati europei», soprattutto a causa delle «pesanti distorsioni dei mercati europei». 

Hogan, nella risposta in euro-burocratese, ricorda che l’accordo prevede misure di salvaguardia «in caso di grave perturbazione del mercato dell’Ue causata da un aumento significativo delle quantità importate». Il riferimento è all’ormai famosa “clausola di salvaguardia” (invocata un po’ da tutti, talvolta pure da chi ne ignora il significato) prevista dall’articolo 25 dell’Accordo euromediterraneo con il Marocco, se un prodotto, oltre che importato in quantità maggiorate, provoca un «pregiudizio grave» ai produttori, oppure «un grave deterioramento della situazione economica di una regione». Tutto chiaro? Fin qui i patti sottoscritti quattro anni fa. E le speranze dell’agricoltura siciliana? E le battaglie condotte a Bruxelles? E le oceaniche proteste in piazza? Tutto è sottoposto a una precisa unità di misura, poiché «i servizi della Commissione – argomenta Hogan nella risposta – monitorano regolarmente sia l’evoluzione dei mercati dell’Unione europea sia le importazioni di pomodori dal Marocco».

Dunque si arriva al verdetto: «L’attuale situazione del mercato dell’Ue per i pomodori è influenzata dalle temperature elevate che si sono registrate recentemente. Il clima mite ha anticipato i raccolti e concentrato gli approvvigionamenti e ha comportato un deterioramento dei prezzi a partire dal dicembre 2015. Tale tendenza negativa si è invertita all’inizio di febbraio e in Spagna è stato registrato un notevole aumento dei prezzi». Hogan sembra quasi Benigni in Johnny Stecchino col «ttraffico»: per l’euroministro dell’Agricoltura se l’agricoltura siciliana è in ginocchio non è colpa dell’import dal Nord Africa, ma tutto dipende dal… caldo. «D’altro canto, le attuali importazioni nell’Ue di pomodori dal Marocco – argomenta nella risposta a Giuffrida – sono solo leggermente superiori alla media delle importazioni delle ultime tre stagioni, con un incremento del 6% a novembre 2015, del 7% a dicembre 2015 e del 9% a gennaio 2016 (dati provvisori) ».

Numeri molto distanti da quelli, molto più allarmanti, allarmanti circolati in questi mesi. La Federazione esportatori spagnoli (Fepex) aveva denunciato, citando i dati doganali, che l’Ue ha importato nelle prime due settimane di gennaio 25.471 tonnellate di pomodori dal Marocco: +75% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questo era il punto di partenza statistico dell’interrogazione dell’eurodeputata catanese. E non solo: «Nelle stesse settimane – scriveva Giuffrida – sui mercati agricoli italiani si è registrato un abbassamento dei prezzi del pomodoro del 40%, mentre su alcuni mercati regionali come quelli siciliani, dove viene prodotto il Pomodorino ciliegino Igp, il prezzo è diminuito del 50% rispetto all’anno precedente». Ma per il commissario europeo dell’Agricoltura, purtroppo, queste condizioni in atto non sussistono. E a questo punto la partita si sposta sullo scacchiere politico. Sia a Bruxelles, dove sotto scopa c’è il commissario del Ppe.

«E proprio mentre Hogan risponde alla mia interrogazione – precisa Giuffrida – ci sono due parlamentari del suo gruppo, eletti in Sicilia, che annunciano, soltanto ora, l’intenzione di interrogarlo sulla stessa questione… ». Ora il terreno di gioco è anche Roma: «Per invertire questo risultato – afferma l’eurodeputata – bisogna lavorare in sinergia col governo italiano». Maurizio Martina, condividendo la strategia dell’interrogazione dell’europarlamentare siciliana risalente a due mesi fa, ha poi espresso il suo secco no al Consiglio dei ministri dell’Agricoltura, convocando un tavolo romano con sindaci e Regione. Ma adesso può fare di più. Controbattere al no di Hogan, basato sui numeri, con la stessa arma. «Formalizzeremo con il Mise la nostra relazione tecnica che indica addirittura un calo del 50% delle vendite del pomodoro nostrano, quindi un grosso problema», ha fatto sapere lunedì scorso Martina da Bruxelles.

Oltre all’asse col governo, Giuffrida auspica che «tutte le associazioni di categoria stiano al fianco di chi, a Bruxelles, sta sostenendo una difficile sfida non a colpi di facile populismo, ma con fatti concreti». Perché, sostiene, «basta essere presente sul territorio per rendersi conto della situazione allucinante nei mercati siciliani, compreso l’ortofrutticolo più grande del sud». Ma quant’è lontana, Bruxelles, da Vittoria.

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