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Scandalo assunzioni a Girgenti Acque, è una vera bufera giudiziaria

Di Redazione |

PALERMO – Rischia di essere un vero e proprio terremoto giudiziario il caso legato all’inchiesta su Girgenti Acque. Nella lista dei personaggi coinvolti ci sono nomi altisonanti di deputati, sindaci, amministratori, giornalisti, imprenditori. C’è anche il presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, tra i 73 indagati – a vario titolo per corruzione, truffa, associazione a delinquere, falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità – dalla procura di Agrigento. Nel mirino degli inquirenti in particolare alcuni presunti episodi di corruzione legati alle assunzioni nella società che gestisce il sistema idrico in molti Comuni dell’Agrigentino.

Gli inquirenti ipotizzano decine di episodi di corruzione legati alle assunzioni a Girgenti Acque di cui ne avrebbero beneficiato, in cambio di favori, politici, professionisti e persino il prefetto Nicola Diomede, il padre del ministro degli Esteri, Angelo Alfano di 81 anni, gli ex direttori di Inps e Agenzia delle Entrate di Agrigento, Gerlando Piro e Pietro Pasquale Leto.

Roba da fare tremare i polsi non solo ai diretti interessati, tra i quali figurano anche l’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo, della Provincia di Agrigento Eugenio D’Orsi, alcuni parlamentari o ex parlamentari (fra questi Riccardo Gallo, Vincenzo Fontana e Angelo Capodicasa), esponenti politici di territorio, avvocati, giornalisti, vertici ed ex amministratori di Girgenti Acque (fra i quali Marco Campione e Giuseppe Giuffrida) e dirigenti pubblici. Come detto un vero e proprio terremoto politico e giudiziario legato alle assunzioni nella società che gestisce il servizio idrico in provincia di Agrigento.

Ieri i carabinieri e la Guardia di Finanza hanno fatto notificare un provvedimento, firmato dal procuratore Luigi Patronaggio e dai pubblici ministeri Salvatore Vella, Paola Vetro e Alessandra Russo, cui si avvisa della proroga delle indagini preliminari. Gli indagati, in tutto, sono 73. Le accuse ipotizzate sono di associazione a delinquere, corruzione, truffa, riciclaggio e false comunicazioni sociali.

Questi gli altri indagati: Salvatore Aiola, Giacomo Antronaco, Silvio Apostoli, Giuseppe Arcuri, Pietro Arnone, Bernardo Barone, Alfonso Bugea, Filippo Caci, Marco Campione, Giuseppe e Maurizio Carlino, Lelio Castaldo, Francesco Castaldo, Giovanni Caucci, Vincenzo Corbo, Salvatore Cossu, Piero Angelo Cutaia, Antonio D’Amico, Domenico D’Amico, Luigi D’Amico, Carmelo Dante, Igino Della Volpe, Leonardo Di Mauro, Pietro Di Vincenzo, Salvatore Fanara, Arnaldo Faro, Filippo Rosario Franco, Salvatore Gabriele, Diego Galluzzo, Calogerino Giambrone, Gerlando Gibilaro, Giuseppe Giuffrida (classe 1948), Giuseppe Giuffrida (calsse 1952), Flavio Gucciardino, Ignazio La Porta, Pasquale Leto, Francesco Paolo Lupo, Maria Rosaria Macaluso, Piero Macedonio, Giuseppe Marchese, Giuseppe Milano, Calogero Patti, Gerlando Piro,Giuseppe Pitruzzella, Gian Domenico Ponzo, Vincenzo Puzzo, Fulvio Riccio, Giancarlo Rosato, Antonino Saitta, Luca Cristian Salvato, Giuseppe Maria Scozzari, Carlo Sorci, Alberto Sorrentino, Gioacchino Michele Termini, Emanuele Terrana, Maria Terrana, Giuseppe Maria Saverio Valenza, Carmelo Vella, Rino Vella, Calogero Vinti, Roberto Violante.

Nomi e cognomi tutti di spessore politico e sociale, gente che – ad esempio si è candidata alle ultime elezioni regionali racimolando migliaia di voti, a conferma di una penetrazione nel tessuto sociale notevole. La Procura sta valutando l’effettivo coinvolgimento di queste persone nella “assuntopoli” di Girgenti Acque. Un “fenomeno” sul quale da anni si mormora ad Agrigento e provincia, ma che mai come adesso ha assunto i contorni di una bufera giudiziaria.

Nei giorni scorsi nelle sedi di Girgenti Acque erano state eseguite due perquisizioni con prelievo di documenti, disposte dalla locale Procura, ma il segreto su cosa fossero riconducibili è rimasto ferreo. Ieri il colpo di scena, con la Procura di Agrigento che ha ufficialmente chiamato in causa pezzi dello Stato (il prefetto in carica), deputati nazionali, regionali, ex presidenti di enti pubblici, organi istituzionali e noti esponenti del mondo del giornalismo agrigentino, accusati di avere ottenuto vantaggi da chi gestisce l’acqua in provincia di Agrigento. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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