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Nelle campagne di Burgio lo smistamento

Nelle campagne di Burgio l’area di smistamento dei pizzini del boss Matteo Messina Denaro

Sette arresti nell'Agrigentino, tra i campi per evitare microspie VD

Di Redazione |

Maxi blitz nell’agrigentino, dove i Carabinieri hanno arrestato sette persone nell’ambito di una operazione che ha colpito persone ritenute vicine al boss latitante Matteo Messina Denaro. L’accusa per gli indagati è di associazione mafiosa. L’ordinanza è stata emessa dal gip di Palermo su richiesta della Dda palermitana. Colpito il mandamento mafioso di Sambuca di Sicilia (Agrigento).

“Le indagini hanno consentito di individuare gli assetti di vertice del sodalizio mafioso agrigentino e documentare il ruolo di cerniera svolto nei confronti delle articolazioni di Cosa nostra operanti nella Sicilia occidentale e il collegamento con il latitante Matteo Messina Denaro”, dicono gli inquirenti.

Le indagini, che sono coordinate dal Procuratore aggiunto di Palermo, Maurizio Scalia e dai pm Rita Fulantelli, Emanuele Ravaglioli e Claudio Camilleri, sono state avviate nel maggio del 2009 ed hanno portato all’arresto di Giuseppe Genova, inteso “Salvatore”, 51 anni, ritenuto dagli inquirenti “il capo della locale famiglia mafiosa”; Andrea La Puma, 69 anni; il figlio Salvatore La Puma, 41 anni; Gaspare Ciaccio, 32 anni; Vincenzo Buscemi, 62 anni; Massimo Tarantino, 45 anni, in atto detenuto per altra causa e Luigi Alberto La Sala, 31 anni. L’operazione è “frutto di una manovra investigativa sviluppata nel tempo dal Ros e dal Comando Provinciale di Agrigento in direzione del mandamento di Sambuca di Sicilia (Agrigento) e del suo principale esponente, Leo Sutera, detto “il professore” – spiegano gli investigatori – ritenuto nel periodo 2010-2012 il capo della provincia di Agrigento e, pertanto, in contatto con i vertici delle province di Trapani e Palermo”.

Sutera era stato arrestato nel giugno 2012 e condannato a 4 anni di reclusione per associazione mafiosa.

Le indagini che all’alba di oggi hanno portato all’arresto di sette persone, nell’ambito delle ricerche del boss Matteo Messina Denaro, hanno documentato una serie di “riservati incontri tra il boss con esponenti mafiosi delle province di Agrigento e Palermo nelle campagne di Sambuca di Sicilia”.

È quanto spiegano i Carabinieri del Comando provinciale di Agrigento che hanno condotto l’inchiesta coordinata dalla Dda di Palermo.

“Il livello dei personaggi interessati e le modalità di svolgimento degli incontri hanno fatto comprendere come gli incontri fossero funzionali alla pianificazione di comuni strategie criminali di portata ultra provinciale – aggiungono gli inquirenti – Le riunioni avevano luogo nella campagne di Sambuca di Sicilia ed erano caratterizzate da rigidi protocolli di sicurezza tesi a sviare eventuali attività di controllo investigativo. Infatti, gli incontri non avvenivano mai nello stesso luogo ma sempre in punti differenti, mai all’interno di fabbricati e, come ulteriore esasperata forma di prudenza, sempre in movimento, nel senso che i partecipanti erano soliti camminare per i campi allo scopo di neutralizzare l’eventuale presenza di microspie”.

In questo ambito, Sutera “si avvaleva di un collaudato e fedele circuito di favoreggiatori incaricato di procedere ai sopralluoghi dell’area scelta per gli incontri, costituire una cintura di sicurezza della zona e prelevare i partecipanti in luoghi convenuti per poi portarli al cospetto del capo mafia”. “Ne è conseguito uno sforzo investigativo di notevole portata ha consentito di documentare gli incontri di Sutera con Salvatore Genova, ritenuto capo della famiglia di Burgio e principale collaboratore di Sutera – dicono gli inquirenti – Cosimo Michele Sciarabba, uomo d’onore della famiglia di Misilmeri, figlio del più noto Salvatore Sciarabba, già reggente della famiglia di Misilmeri e del mandamento di Belmonte Mezzagno-Misilmeri dopo l’arresto del capo mandamento Benedetto Spera; Gaetano Maranzano, uomo d’onore della famiglia di Palermo-Cruillas”.

Questi ultimi due sono stati tratti in arresto nel giugno 2013 perché ritenuti esponenti “di spicco dei citati mandamenti mafiosi, tanto da essere presenti alla nota riunione dei capi mandamento di Palermo il 7 febbraio 2011 all’interno del ristorante Villa Pensabene”.

“L’indagine ha documentato come gli indagati si avvalessero del consueto e sperimentato metodo dei “pizzini” per comunicare tra loro, evidenziando, inoltre, la possibile esistenza di un canale di collegamento tra Sutera ed il latitante Matteo Messina Denaro”, dicono gli inquirenti.

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