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«Ecco quelli della legalità»

«Ecco quelli della legalità» Il “quartierino” fra paure e intrecci confindustriali

Di Mario Barresi |

SIRACUSA. «Legalità un investimento per l’Italia e l’Europa». Il convegno, organizzato dalla Camera di Commercio presieduta da Ivan Lo Bello, si tiene il 19 giugno 2015. Il parterre è di livello: procuratori, alti magistrati, vertici nazionali di polizia e Anm, oltre alla senatrice del Pd Anna Finocchiaro. E alla vigilia dell’evento c’è chi evoca «… gli anti… quelli della legalità, quelli del convegno sulla legalità».

Il copyright è di Alberto Cozzo, commissario dell’Autorità portuale, intercettato il giorno prima mentre parla con Alfredo Leto, imprenditore. Entrambi sono indagati nel filone siciliano dell’inchiesta di Potenza. Come Gianluca Gemelli, che si mobilita. «Ma vieni al convegno di Ivan? Poi vieni anche alla cena? », gli chiede il cugino Luca. E lui risponde: «Sono qui solo per il convegno di Ivan, non per altro… ma perché, no perché (…) gioia non lo so, poi vediamo, cioè ci sono tutti i miei amici di Roma che stanno calando, mi stanno rompendo i c… ».

La Squadra mobile chiosa: «Quando Cozzo fa riferimento a “gli anti…quelli del convegno sulla legalità”, fa evidentemente riferimento a Lo Bello Ivanhoe, Colicchi Nicola, Paolo Quinto, e gli altri soggetti facenti parte del solito gruppo (quartierino), che realmente avevano preso parte al convegno». Nessun reato, ci mancherebbe. Tanto più che l’evento è un successo. Ma è anche la visione plastica del rapporto borderline fra la «combriccola» e «quelli della legalità». Una zona grigia fra timori e legami, fra odio e intrecci. È ormai celeberrima l’intercettazione di Gemelli: «Ah… minchia… antimafia (…) quelli che utilizzano i cognomi dei martiri per fare carriera, fanno ancora più schifo degli altri… l’ho sempre dichiarato, lei, la Borsellino, questa è gente che proprio andrebbe eliminata… ».

Questo il giudizio della cricca sull’antimafia vera. Poi c’è Claudio Fava, un nemico da contrastare. Soprattutto quando c’è in gioco la riconferma di Cozzo al vertice dell’Autorità portuale e il deputato di Sel presenta un’interrogazione al ministro Graziano Delrio su appalti e incarichi sospetti. Il 7 maggio 2015, ricostuiscono gli investigatori, Cozzo contatta Gemelli «comunicandogli che (…) Ivan Lo Bello (…) gli aveva comunicato che avrebbe lui stesso incontrato l’On. Fava, per dissuaderlo dalla volontà di fare interpellanze parlamentari che lo riguardassero». E non solo. «Cozzo – si legge nell’informativa – avvisava Colicchi che anche Ivan (…) avrebbe già inviato un “sms” a “Porta Pia” (sede del ministero dei Trasporti), più che altro in relazione all’interrogazione dell’on. Fava, proprio per smentirne il contenuto».

Agli atti anche le presunte pressioni di Lo Bello su Delrio per la riconferma di Cozzo. Che poi sarebbe arrivata. Il vicepresidente di Confindustria e il ministro hanno smentito il nesso. Quest’ultimo fino a ieri: «È stato prorogato, come quasi tutti i commissari per cui non c’erano problemi gravi di contesto. Punto e a capo». Ma Cozzo, intervistato da Repubblica, ammette: «Lo Bello mi telefonò e mi disse che aveva incontrato il ministro che lo aveva rassicurato sulla mia nomina».

L’attività di lobbing – per certi versi legittima – dei big siciliani di Confindustria emerge in altri passaggi dell’informativa. Compresa un’ipotesi di avvicinamento a Raffaele Tiscar, vicesegretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri, in particolare per la scalata di Lo Bello al vertice nazionale di Unioncamere. «Il presidente viene eletto, non è prevista la partecipazione di altri attori istituzionali», precisa Unioncamere. Lo Bello indagato, Montante no.

Eppure i due, nelle carte di Potenza, s’incrociano più volte. Il 26 ottobre 2014 addirittura sul display del telefonino di Gemelli, mentre parla con Colicchi: «Minchia qua c’è Montante che mi manda gli sms “riceverai una chiamata” e ora qua c’ho sotto (in avviso di chiamata, ndr) Lo Bello, mamma mia! Che cazzo è successo Nicola!? ».

I due simboli dell’antimafia confindustriale sembrano remare per la nomina di Gemelli nel cda di Ias, a Siracusa. Dopo il tentativo descritto sopra, Lo Bello qualche minuto dopo parla col fidanzato della Guidi: «Dato che non mi hai risposto, ho dovuto cancellare una cosa che ti stavamo proponendo come Confindustria (…) mi dispiace per te… (ride) … no, niente, ti volevo proporre, ma questo ormai l’ho levato, di entrare nel consiglio di amministrazione di Ias, ma tu non mi hai risposto, e quindi ora devo trovare un altro… No, no, entrate sia tu che Bongiovanni, mi segui? ».

E poi gli dà le istruzioni: «Manda una nota a Cicero (Alfonso, ex commissario Irsap, ndr) con un tuo curriculum, qualche cosa (…) o me la giri a me e gliela giro a Cicero». La stessa nomina, Gemelli, la “tratta” anche con Montante. I due s’incontrano in un hotel di Roma il 22 ottobre 2014. «Noi facciamo squadra con te!! Un abbraccio», scrive Gemelli al presidente di Confindustria Sicilia poco dopo. Nell’informativa si ipotizza un pressing del leader confindustriale per un decreto del ministro Guidi sulle Camere di Commercio. «Non ha usufruito di proroghe sine die», precisa Vittorio Messina, vicepresidente di Unioncamere Sicilia. Aggiungendo che Montante «ha più volte manifestato la volontà di non ricandidarsi alla guida del nuovo ente camerale che accorperà le province di Agrigento, Caltanissetta e Trapani».

Montante e Gemelli sono assieme, il 24 ottobre 2014, mentre parlano con Quinto che con la senatrice Finocchiaro. «Anna è stata mitica! », commenterà Gemelli. Che alla fine ottiene la nomina all’Ias. In “quota Irsap”, all’epoca commissariato da Cicero (oggi acerrimo nemico di Montante, in tandem con l’ex confindustriale Marco Venturi) e sottoposto al controllo dell’allora assessore Linda Vancheri, che – dice Gemelli intercettato – «ora la presentiamo ad Anna». Gemelli all’Ias col preventivo via libera di Lo Bello, ritenuto ora “nemico” dello stesso Montante. Un rompicapo, davvero. Delle due l’una. O questa storia è la summa di Sciascia, Pirandello e Camilleri messi assieme. Oppure la verità è molto più banale. Tanto semplice da far paura.

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