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Pogliese: «Trasporto pubbliconon c'è nella Catania di Bianco»

Pogliese: «Trasporto pubblico non c’è nella Catania di Bianco»

Il parlamentare europeo di Forza Italia interviene sulla difficile situazione dell'azienda municipale trasporti di Catania, gravata dalla mancanza di fondi

Di Redazione |

Catania – «Il trasporto pubblico nella Catania di Bianco di fatto non esiste più: anche nella giornata di ieri erano pochissimi i mezzi dell’Amt in circolazione, mentre i tempi di attesa alle fermate sono degni di una città del terzo mondo. E’ questo il concetto di mobilità di Bianco e dei suoi: una costosissima e pericolosa pista ciclabile nel deserto dei mezzi pubblici». Così l’on. Salvo Pogliese, parlamentare europeo di Forza Italia, interviene sulla drammatica crisi economica dell’Amt che vede l’azienda trasporti catanese sull’orlo del collasso.

 «Bianco e Crocetta, principali debitori dell’Amt come Comune e Regione, sono i responsabili di una situazione allarmante frutto dell’assoluta mancanza di una politica di mobilità seria e concreta per Catania. La grave situazione dell’Amt – continua l’europarlamentare catanese – ora rischia, oltre a paralizzare il traffico cittadino, già ampiamente penalizzato da cervellotici interventi come l’abbattimento del ponte del Tondo Gioeni o la pista ciclabile “abbatti-motociclisti” del lungomare, di essere pagata dai lavoratori dell’azienda trasporti con lo spettro di licenziamenti e messa in cassa integrazione».«Una città come Catania, la nona d’Italia, non può essere mortificata dall’assenza di un trasporto pubblico adeguato. La Regione e il Comune di Catania – conclude Pogliese – paghino i loro debiti verso l’Amt e non scarichino le loro inadempienze sui lavoratori dell’azienda e sui catanesi».

L’amministrazione comunale dal canto suo invoca alla Regione lo sblocco dei fondi che sono stati tagliati , secondo l’assessore Girlando “illegittimamente”per un errore di calcolo e se non dovessero arrivare risposte, sarà necessaria l’apertura di una trattativa con i sindacati per il ricorso ai contratti di solidarietà o alla cassa integrazione.

 
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