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Intercettazioni Napolitano-MancinoVerso chiusura verifiche su pm

Intercettazioni Napolitano-Mancino Verso chiusura verifiche su pm

Gli ulteriori accertamenti avviati dopo un'intervista in cui l'ex pm Ingroia aveva ipotizzato di rendere noti i colloqui tra l'ex presidente della Repubblica e l'ex ministro. Ingroia: scriverò un romanzo in cui racconterò delle cose

Di Redazione |

ROMA – Accertamenti sulla vicenda delle telefonate intercettate casualmente tra l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano e l’ex ministro Nicola Mancino sono stati svolti dall’Ispettorato del ministero della Giustizia con richieste ripetute di chiarimenti ai pm titolari dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia e verifiche tecniche .

La notizia è pubblicata dal Corriere della Sera e ambienti del ministero confermano che l’attività ispettiva è al termine (“si stanno valutando aspetti tecnici”) e che si starebbe andando verso l’archiviazione. Gli accertamenti – scrive il quotidiano- sono partiti su input del capo di gabinetto del ministro della Giustizia ,Giovanni Melillo, a seguito di un’intervista in cui l’ex pm Antonio Ingroia, nell’autunno del 2012, ipotizzò di rendere noti i colloqui tra Napolitano e Mancino; quelle intercettazioni non erano mai state trascritte per ordine degli stessi pm che le ascoltarono e le giudicarono irrilevanti ai fini dell’inchieste e vennero in seguito distrutte dopo il conflitto sollevato dall’allora presidente della Repubblica davanti alla Consulta. Scopo dell’approfondimento, verificare che non ci fossero ulteriori registrazioni o copie in circolazione.

La procura di Palermo ha risposto ai primi quesiti, posti dal capo degli Ispettori Elisabetta Cesqui, che tutto si era svolto secondo le procedure verbalizzate, ma a fine marzo ci sono state altre richieste: una verifica sul server che registra le telefonate in stallato presso gli uffici giudiziari palermitani per appurare se potevano trovarsi tracce di eventuali duplicazioni; e relazioni da parte dei pm titolari del fascicolo sulle modalità di ascolto delle conversazioni poi distrutte e sull’eventuale presenza di copie in carta o informatiche. «Non si tratta nè di un’ispezione , nè di un’inchiesta,ma di una normale attività di accertamento», si spiega in ambienti ministeriali, dove si evidenzia che qualunque iniziativa dell’Ispettorato «è di intesa o raccordata con il Gabinetto»

«Sono abbastanza sbalordito dal fatto che, di fronte a tante disfunzioni del pianeta giustizia in varie parti d’Italia di cui mi sto rendendo conto soprattutto adesso che faccio l’avvocato, che al ministero della Giustizia, a distanza di anni, ci si preoccupi ancora delle intercettazioni tra Napolitano e Mancino. Arrivando persino a spendere soldi dell’erario per pagare un perito tecnico, non fidandosi dei magistrati che più volte hanno chiarito che quelle intercettazioni sono state distrutte». Lo dice all’ANSA l’ex pm Antonino Ingroia commentando le verifiche disposte dal ministero a Palermo sull’eventuale presenza di tracce nei server delle intercettazioni casuali nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta trattativa Stato-mafia.

«Mi chiedo se il ministero della Giustizia non abbia cose più serie di cui occuparsi, come la vita dei cittadini, rispetto a proteggere il post-mandato di Napolitano». Aggiunge ancora  l’ex pm Antonino Ingroia commentando le verifiche disposte dal ministero sull’effettiva assenza di qualsiasi traccia delle intercettazioni telefoniche, distrutte dai magistrati, tra l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano e l’ex ministro Nicola Mancino nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta trattativa tra Stato e mafia

«Sto già lavorando a un’opera letteraria, un romanzo in cui racconterò delle cose». Continua l’x pm , che alla domanda se rivelerà i contenuti delle intercettazioni, poi distrutte dai magistrati, tra l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano e l’ex ministro Nicola Mancino nell’ambito dell’inchiesta Stato-mafia risponde: «Ci sono delle cose che vanno raccontate».
 

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