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Siracusa, la Procura indaga Foti e Cafeo

Siracusa, Procura indaga Foti e Cafeo E si riapre duello tra Crocetta e Faraone

I due Dem accusati di turbativa d'asta nell'appalto degli asili Il presidente: "Lui e Garozzo li volevano nel Governo". "Non è vero"

Di Fabio Russello |

La Procura della Repubblica mette sotto inchiesta l’assessore comunale ai Lavori pubblici di Siracusa Alfredo Foti e Giovanni Cafeo, ex capo di gabinetto del sindaco aretuseo Giancarlo Garozzo nonché componente della segretaria regionale del Pd e si riapre il duello tra il governatore siciliano Rosario Crocetta e il leader dei renziani di Sicilia, il sottosegretario Davide Faraone.

L’INCHIESTA. La Procura della Repubblica di Siracusa ha notificato un avviso della conclusione delle indagini, con la contestuale notifica di un avviso di garanzia, con l’accusa di turbativa d’asta nell’affidamento della gestione degli asili nido, per Giovanni Cafeo, già capo di gabinetto del sindaco di Siracusa Giancarlo Garozzo, e attualmente componente della segreteria regionale del Pd, e ad Alfredo Foti, assessore ai lavori pubblici del Comune di Siracusa.

Secondo i pm siracusani i due avrebbero turbato la gara per l’affidamento della gestione degli asili nido nel comune di Siracusa, in modo da determinare l’esito delle gare. Cafeo è indagato anche per “traffico di influenze illecite”, per avere sfruttato – dicono i magistrati aretusei – le proprie relazioni con il primo cittadino e con il dirigente dei Servizi Sociali, per ottenere dagli aggiudicatari della gara sia una percentuale in denaro sia l’assunzione di persone. La Procura di Siracusa ha spiegato che agli indagati è stato contestato di “avere determinato – mediante promesse, collusioni e altri mezzi fraudolenti – l’aggiudicazione di un lotto dell’appalto per la gestione degli asili nido al consorzio Solco”. Le indagini sono state condotte dai carabinieri della Procura di Siracusa che hanno acquisito anche una registrazione audio in cui il consigliere comunale Roberto Di Mauro confidava alla consigliera Simona Princiotta una serie di circostanze proprio sull’ affidamento del servizio degli asili nido e che secondo i magistrati avrebbe avuto contenuti di rilevanza penale. L’inchiesta, coordinata dal procuratore della Repubblica Francesco Paolo Giordano e dal sostituto Marco Di Mauro, nasce da articoli di stampa in merito ad una richiesta del Comune di Siracusa di finanziamenti pubblici per incrementare gli asili nido “malgrado negli anni precedenti si fosse registrata una sostanziale diminuzione di richiesta di posti negli stessi asili”.

LA POLEMICA POLITICA. “Per due volte Giovanni Cafeo, indagato a Siracusa per turbativa d’asta e traffico di influenze illecite nel suo ruolo di capo di gabinetto del sindaco di Siracusa, fu a un passo dall’ingresso nel governo di Rosario Crocetta. Due tentativi non riusciti perché fu proprio io a oppormi al nome di Cafeo”. E’ quanto ha detto all’Anas il presidente della Regione Rosario Crocetta che ha commentato così l’inchiesta della Procura di Siracusa.

“Se non avessi tenuto la barra dritta questo governo sarebbe caduto da tempo – ha aggiunto Crocetta -. Mi opposi in modo durissimo. La prima volta durante la formazione del governo bis: in quell’occasione fu Davide Faraone a farmi il nome di Cafeo per bilanciare la presenza in giunta di un altro siracusano, ma siccome sapevo dei legami di parentela che aveva con la famiglia Foti, puntai i piedi e alla fine decisi di nominare Maria Rita Sgarlata. Cafeo mi fu riproposto per la seconda volta durante le trattative per il terzo governo, questa volta a farmi il suo nome fu Giancarlo Garozzo, delegato da Faraone alle trattative. Non cedetti e nominai il giovane Gerratana”.

Il governatore ha anche ricordato le pressioni per far entrare nel governo il deputato regionale Franco Rinaldi, all’epoca Pd e ora Forza Italia: “Non volli neppure lui – afferma Crocetta – Era espressione di quel mondo della formazione che io volevo rivoluzionare, per cui era incompatibile. Poi Rinaldi fu indagato assieme al cognato Francantonio Genovese nell’inchiesta sui corsi d’oro a Messina. Il vero rottamatore in Sicilia sono stato io. Solo io – conclude Crocetta – Mi sono opposto ai gruppi di potere, salvando il governo e il Pd”.

Ma il sindaco di Siracusa Garozzo non ci sta: «Davvero penoso il presidente di una grande regione come la Sicilia costretto a raccontare bugie per darsi la credibilità persa con gli atti compiti in questi anni. Né io né l’onorevole Faraone abbiamo mai proposto Giovanni Cafeo per un posto di assessore regionale. È un’affermazione palesemente falsa – prosegue – ma siamo ormai da tempo abituati a vedere un presidente, che dovrebbe rappresentare una delle più grandi regioni italiane, strumentalizzare indagini che non lo riguardano, né direttamente né indirettamente, per vestire i panni del moralizzatore. Dell’imbroglio il presidente Crocetta ha fatto una virtù e un’arma politica, ma è una strategia di corto respiro perché il suo fallimento è sotto gli occhi di tutti, a partire dai siciliani che piangono le conseguenze del suo governo. Vero è che Crocetta è un rottamatore. Ma, purtroppo per noi, della Sicilia e non della vecchia politica». 

Solo che Crocetta dice di avere la mail. «Alla vigilia del rimpasto, Garozzo mi inviò una mail, che io conservo ancora, con il curriculum del suo capo di gabinetto Giovanni Cafeo. Che voleva Garozzo con quella mail farmi conoscere quanto era bravo il suo capo di gabinetto? Solo che io gli feci notare che quell’invio della mail era inutile». Nella mail Garozzo segnalava, spiega Crocetta, anche il curriculum di Piergiorgio Gerratana, che poi fu nominato assessore.

LE REAZIONI. Alfredo Foti in una nota ha spiegato di avere preso atto “del procedimento a mio carico e mi dichiaro estraneo da qualsiasi attività illecita. Confido che la magistratura faccia chiarezza quanto prima”. Ma almeno per il momento non ha parlato di dimissioni.

Anche il sindaco Garozzo è intervenuto, sempre con una nota, sulla vicenda del suo assessore Foti: “Gli avvisi di conclusione indagine notificati nell’ambito dell’inchiesta sull’appalto per la gestione degli asili nido, mi colgono di sorpresa. Nei prossimi giorni, quando saranno più definiti i contorni dell’indagine, sapremo su quali elementi si basano le accuse della Procura della Repubblica, sul cui lavoro ho sempre manifestato fiducia, ma l’augurio è che Alfredo Foti e Giovanni Cafeo possano dimostrare, nel prosieguo della vicenda giudiziaria, la loro estraneità ai fatti contestati. L’appalto per la gestione degli asili nido era un atto necessario, già annunciato nel corso della campagna elettorale. Necessario perché bisognava spezzare il sistema degli accrediti e delle proroghe, che andava avanti da quasi vent’anni. Un cambio di passo che stiamo tentando di imprime a tutto il settore delle politiche sociali”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA