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Catania, tra le masserie di Monte Po dove la microcriminalità regna

Catania, tra le masserie di Monte Po dove la microcriminalità regna

Trovate tracce di allevamenti abusivi di cavalli e anche di combattimenti clandestini tra cani. Chiesti maggiori controlli e un intervento di riqualificazione VIDEO

Di Damiano Scala |

Non più un parco cittadino – e probabilmente non lo è mai stato – ma un maneggio o un allevamento abusivo per preparare i cavalli da far partecipare alle corse clandestine oppure i cani per i combattimenti illegali.

Stamattina un normale sopralluogo della commissione al Patrimonio nel Parco di Monte Po si trasforma in un seduta itinerante nelle masserie della zona. Case coloniali, di proprietà comunale ed abbandonate, con porte e finestre murate. Al loro interno, impianti di illuminazione, protezioni, sale ridotte a stalle e un’area recintata con sbarre di acciaio e alcuni cani.

Quello che abbiamo trovato ha dell’incredibile- afferma il presidente della commissione Salvatore Tomarchio- da anni sapevamo che la zona era finita nel mirino della microcriminalità che l’aveva trasformata in una megadiscarica abusiva. Ma mai di saremmo aspettati di trovarci di fronte ad uno spettacolo simile”.

Senza nessun controllo, senza nessun piano di recupero questa è la triste fine di uno dei più importanti siti archeologici di Catania. Circa venti ettari di terreno di proprietà comunale che non sono mai stati rivalutati e che da anni sono territorio esclusivo di criminali e vandali. Qui tutto ciò che poteva avere qualsiasi tipo di valore al mercato nero è stato fatto sparire. Al loro posto discariche abusive a perdita d’occhio.

“Non si può consegnare per l’ennesima volta questo immenso territorio ai delinquenti- sottolinea Ersilia Saverino, vice presidente della commissione al Patrimonio- quello che succede dentro le masserie è sconosciuto persino ai residenti del quartiere che comunque avevano notato in zona un viavai di gente poco raccomandabile. Nessuno si sarebbe aspettato di trovarsi di fronte a tutto questo. Da qui il nostro disperato appello a istituzioni e forze dell’ordine affinchè questo gioiello non vada perduto per sempre”.

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