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È morto Salvatore Ligresti, paternese protagonista della finanza italiana

Di Redazione |

MILANO – E’ morto Salvatore Ligresti. Aveva 86 anni, il decesso al San Raffaele di Milano. Nativo di Paternò, è stato fondatore e punto di riferimento del gruppo Fonsai. Era malato da tempo. Le  sue condizioni negli ultimi mesi erano drasticamente peggiorate.  Da anni, in seguito alle disavventure giudiziarie, non aveva più alcun ruolo operativo. 

Ligresti è stato uno dei protagonisti dell’Italia del boom economico poi diventata l’Italia legata alla grande finanza, in particolare quella milanese. Nato a Paternò, in provincia di Catania, accrebbe la sua fortuna economica a Milano negli anni del boom dell’ediliziatra i Settanta e gli Ottanta reinvestendo i proventi delle attività di costruzioni in partecipazioni societarie di importanti aziende, da Pirelli a Gemina, sa Sai a Mediobanca, grazie anche ai suoi rapporti con Enrico Cuccia.

L’impero dei Ligresti si è sgretolato nel corso del 2012 quando la famiglia si è ritrovata sommersa da circa due miliardi di debiti, mentre la magistratura indagava sulle vicende di malagestione emerse dopo la denuncia del fondo Amber.

I Ligresti sono stati costretti dalle banche che fino ad allora li avevano finanziati, in primis Mediobanca e Unicredit, a lasciare Fonsai a Unipol. Fino ad allora Salvatore Ligresti era stato uno protagonisti della finanza italiana, a dispetto delle ombre che accompagnavano l’origine della sua fortuna e di una condanna per Tangentopoli nel 1992 a seguito della quale fu arrestato per poi patteggiare una pena di 2 anni e 4 mesi prima di venire affidato ai servizi sociali e tornare quindi alla sua attività di costruttore.

Partito da Catania e arrivato a Milano alla fine degli anni ’50, ‘armato’ solo della sua laurea in Ingegneria conseguita a Padova, Don Salvatore si era imposto come uno dei più importanti immobiliaristi della “Milano da bere” anche grazie alla cura con cui seppe coltivare relazioni politiche, a partire da quella con Bettino Craxi prima e una parte del mondo berlusconiano poi, che replichera’ a suo modo nel mondo della finanza, collezionando quote importanti – da qui il nomignolo Mister 5% – in molte societa’ del Salotto buono, da Mediobanca a Rcs, da Pirelli a Capitalia (solida la sua relazione con Cesare Geronzi). Oltre al rapporto con un altro siciliano rampante, quel Michele Sindona da cui rilevò Richard Ginori negli anni ’70.

La sua ascesa godette del sostegno della Mediobanca di Enrico Cuccia, con cui aveva un solido rapporto di amicizia. Fu proprio Mediobanca a toglierlo dall’impaccio dei debiti una prima volta, alla fine degli anni ’80, aiutandolo nella quotazione di Premafin. E fu sempre Mediobanca, questa volta sotto la reggenza di Vincenzo Maranghi, ad aiutarlo a scalare nel 2001 Fondiaria.

Presa la compagnia fiorentina, Ligresti non assecondò l’invito di Maranghi ad abbandonare una gestione familistica del suo gruppo: l’amministratore delegato Enrico Bondi, voluto da Piazzetta Cuccia, durerà solo un anno. Poi Ligresti metterà in cda i suoi tre figli Paolo, Jonella e Giulia e uomini che, a partire dall’ex ad Fausto Marchionni, si dimostreranno più attenti agli interessi del ‘padrone’ che a quelli dell’azienda.

Fonsai viene lentamente spolpata: stipendi milionari ai manager, consulenze astronomiche a Salvatore e soprattutto una girandola di operazioni immobiliari che hanno come unica controparte le società private della famiglia siciliana, fatte lavorare per costruire immobili che poi vengono rifilati a Fonsai. Ce n’è anche per le passioni delle due figlie, quella per i cavalli di Jonella, e quella per la moda di Giulia, sponsorizzate dalla compagnia assicurativa.

L’influenza di Ligresti valse a Jonella la più breve laurea honoris causa della storia, conferita dall’Università di Torino. Motivazione: «La maturità operativa e finanziaria dimostrata ai vertici di uno dei maggiori gruppi assicurativi italiani ed europei». Durò sei ore, prima di essere revocata dall’allora ministro dell’Istruzione, Fabio Mussi, irritato per la facilità con cui il titolo era stato concesso indipendentemente dai meriti della primogenita di Salvatore.

Il 17 luglio 2013 Ligresti viene arrestato dalla Guardia di Finanza su ordine della Procura di Torino per il reato di falso in bilancio e manipolazione di mercato. La magistratura ritiene che Ligresti, ai domiciliari a causa dell’età avanzata, abbia nascosto l’ammanco di 600 milioni di euro nel bilancio della compagnia assicurativa con 253 milioni di presunti dividendi ritenuti illeciti e distribuiti tra i componenti della sua famiglia.

La ricostruzione del crac Fonsai fatta dalla procura di Torino è confermata dalla sentenza di primo grado del tribunale, che ad ottobre del 2016 condanna Ligresti a 6 anni per falso in bilancio. Altra sentenza di primo grado riguarda la vicenda Premafin: a fine novembre 2017 il Tribunale di Milano condanna l’imprenditore siciliano a 5 anni per aggiotaggio. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA