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Avvocatura dello Stato, tre legali in organico per quasi 20mila cause

Di Giuseppe Scibetta |

Si sono occupati pure di un delicato caso di terrorismo internazionale i responsabili dell’Avvocatura Distrettuale dello Stato, ai quali sempre più frequentemente ormai viene chiesto un parere per risolvere le questioni giuridiche più complesse e controverse che hanno per protagoniste le amministrazioni pubbliche.

L’Avvocatura Distrettuale nissena (che ha pertinenza su questioni riguardanti anche la provincia di Enna) dal febbraio dello scorso anno è diretta dal dott. Maurilio Mango, il quale può contare sull’apporto del dott. Giuseppe Laspina, in servizio nel capoluogo dal 2010, e sulla giovane collega Annalaura Malvino da poco vincitrice di concorso, nonché su altri dieci dipendenti amministrativi che lavorano nella sede di via Libertà 174.

«Un numero assolutamente insufficiente di persone, se si tiene conto della mole di lavoro che ci viene affidata», dice il dott. Mango, 67 anni, 42 dei quali trascorsi a risolvere controversie di ogni tipo alle dipendenze dell’Avvocatura dello Stato. «Va infatti ricordato che ogni anno sui nostri tavoli arrivano circa 1.500 nuovi procedimenti e che, nonostante l’impegno profuso, rimane un pregresso di quasi 20.000 procedimenti. Di cosa ci occupiamo? L’Avvocatura dello Stato è stata istituita nel 1933, ed ha un ruolo che di fatto ricalca, in maniera adeguata ai nostri tempi, quello che era il compito dell’“avvocatus fisci” dell’epoca dell’Impero romano: i compiti che ci sono stati assegnati adesso sono di consulenza giuridica e di difesa delle Amministrazioni statali in tutti i giudizi civili, penali, amministrativi, arbitrali, comunitari ed internazionali. Le Avvocature Distrettuali sono dislocate in tutti i capoluoghi di Regione e nelle città dove c’è la sede della Corte di Appello, e, quindi anche a Caltanissetta, dove a volte sembriamo sommersi dalla grande quantità di richieste di intervento che ci arrivano quasi quotidianamente».

«Casi in molte circostanze particolarmente delicati ed eclatanti – aggiunge il dott. Mango, assieme al collega Giuseppe Laspina, originario di Caltagirone – come quello di quel pachistano che nel 2015 viveva sul nostro territorio e che, considerato un personaggio di pericolosità rilevante poiché dai suoi conterranei veniva chiamato “maestro”, su facebook inneggiava alla “jihad” armata: è stato alla fine condannato a tre anni di carcere ed alla successiva espulsione dall’Italia. Ma questa, seppur straordinaria, è solo una vicenda occasionale, poiché ancora continuiamo a seguire i processi per le stragi di mafia come quelle di Capaci e Capaci Bis e il Borsellino quater, nonché i procedimenti avviati nei confronti di magistrati come nel caso Saguto. Non è finita qui, poiché molto lavoro ce lo procurano gli appalti, ed in particolar modo quelli per la gestione dei Centri di accoglienza per gli immigrati (e non ultimo, quello di Pian del Lago a Caltanissetta), nonché le cause tuttora in corso relative ai danni ambientali procurati a Gela nella zona del petrolchimico e nelle aree industriali del nostro territorio».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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