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Prima Melina, poi Santa, ecco cosa è successo a Riposto: forse La Motta aveva una relazione con una delle vittime

La ricostruzione del duplice omicidio: l'autore un ergastolano fratello di un boss del clan Santapaola Ercolano in carcere per due omicidi e in permesso premio. L'uomo si è suicidato davanti la caserma dei carabinieri. 

Redazione La Sicilia

11 Febbraio 2023, 20:13

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Le indagini dei carabinieri della compagnia di Giarre e del reparto operativo del comando provinciale di Catania stanno cercando di individuare persone che potrebbero avere fornito assistenza all’assassino del duplice femminicidio di Riposto. La Procura ha intanto fermato un uomo che ha accompagnato l'assassino sul luogo del delitto. La Procura di Catania ha spiegato che sono tuttora in corso gli accertamenti per definire la completa ricostruzione dei fatti, il movente degli omicidi e i legami tra le tre persone coinvolte. L’uomo potrebbe aver avuto dei rapporti di natura sentimentale con almeno una delle vittime.

 

 

Nella nota la Procura ricostruisce la tempistica dei due delitti. La prima donna ad essere stata uccisa è Melina Marino, 48 anni, assassinata con un colpo di pistola al volto su quel lungomare Pantano, nella propria auto, una Suzuki «Ignis», parcheggiata lungo la strada. Come dimostrano alcune riprese video acquisite dai carabinieri l'omicida, dopo essere sceso dal veicolo guidato da un’altra persona, ha velocemente raggiunto la donna che sedeva sul lato guidatore, ha aperto la portiera lato passeggero e sporgendosi nell’abitacolo ha fatto fuoco, colpendola mortalmente al volto.

 

 

Dopo circa un’ora, in una zona diversa dello stesso paese, nella centrale via Roma, è stata invece uccisa la cinquantenne Santa Castorina, che dopo essere scesa dalla sua automobile, una Fiat «Panda», ferma sul marciapiede, è stata raggiunta da due colpi d’arma da fuoco al viso.

 

 

I carabinieri hanno quindi avviato una serie di controlli a tappeto, effettuando numerose perquisizioni a soggetti ritenuti in qualche modo coinvolti negli eventi omicidiari, sia «posti di controllo» sulle vie d’accesso del Comune, mentre i colleghi della «Sezione investigazioni scientifiche» eseguivano i rilievi balistici e dattiloscopici sulle due scene del crimine. Poco dopo il presunto autore degli omicidi si è presentato davanti alla stazione carabinieri di Riposto, dichiarando di volersi consegnare, nonostante impugnasse in quel momento una rivoltella calibro 38.

 

 

I militari tenendolo sotto tiro per questioni di sicurezza, hanno quindi cercato di convincerlo a lasciare l’arma a terra e a non fare alcun tipo di gesto insensato, né contro se stesso, né contro il vicinato, che in qual momento incuriosito si era affacciato dai balconi. Tuttavia, l’uomo, che aveva alzato le braccia in segno di resa, sempre tenendo salda in mano l'arma, improvvisamente ha rivolto contro di sé la pistola a tamburo, una «Smith & Wesson», sparandosi un colpo alla tempia.

 

 

L’uomo è stato poi identificato in Salvatore Turi La Motta, di 63 anni, pluripregiudicato, condannato all’ergastolo per associazione per delinquere di stampo mafioso e gli omicidi di Leonardo Campo e Cosimo Torre, detenuto in semi libertà nel carcere di Augusta e in quel momento in licenza premio.