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Msf e Sos Mediterranée: morti 600 migranti dopo lo stop alle Ong

Di Domenico Palesse |

ROMA – Seicento morti in quattro settimane. Di cui più della metà in acque internazionali tra Malta, Italia e Libia. Uomini, donne, bambini e neonati. Vittime dei naufragi nelle acque del Mediterraneo, a bordo di barconi stracarichi diretti verso il «sogno» dell’Europa. E’ il drammatico bilancio stilato da Medici Senza Frontiere e Sos Mediterranee ad ormai un mese dallo stop imposto alle imbarcazioni di soccorso delle organizzazioni non governative.

«Le decisioni politiche dell’Europa nelle ultime settimane hanno avuto conseguenze letali», tuona Karline Kleijer, responsabile delle emergenze per Msf. «La decisione politica di chiudere i porti allo sbarco delle persone soccorse in mare, e la totale confusione creata nel Mediterraneo centrale – le fa eco Sophie Beau, vicepresidente di Sos Mediterranee -, ha aumentato la mortalità sulla rotta migratoria più letale al mondo».

Con o senza la presenza delle Ong in mare, rilevano gli attivisti, i migranti continuano a partire, sconfessando, dunque, la politica di chiusura alle loro imbarcazioni. I morti in mare dell’ultimo mese, sottolineano, sono la metà di quanti sono deceduti da inizio 2018. «Le persone disperate continuano a fuggire dalla Libia indipendentemente dalla presenza di navi di soccorso – si legge in una nota congiunta -. Violenza, povertà e conflitti continuano a spingere le persone a rischiare la propria vita e quella dei propri bambini».

Quest’anno, stando ai dati forniti dalle associazioni, la Guardia Costiera libica ha intercettato finora circa diecimila persone, portandole in centri di detenzione in Libia. «Delegare alla Guardia Costiera libica tutta la responsabilità della ricerca e soccorso nel Mediterraneo porterà soltanto nuove morti», continuano Msf e Sos Mediterranee, lanciando l’allarme in vista del periodo ritenuto di maggior rischio, quello del picco di partenze.

«I governi europei devono reagire immediatamente e garantire che il diritto internazionale marittimo e umanitario, che prescrive l’obbligo del soccorso in mare, sia pienamente rispettato», l’appello di Sophie Beau. «Invece di ostacolare deliberatamente un’assistenza medica e umanitaria salvavita a persone in pericolo – rilancia Karline Kleijer -, i governi europei devono attivare un sistema dedicato di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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