Superbonus, le mani della mafia sulle imprese in crisi
L'allarme del Centro Pio La Torre: «Clan usa un sistema regolare per ripulire denaro sporco»
Palermo, cerimonia per il primo condominio che accede al superbonus 110
I crediti bloccati dallo stop al superbonus fanno gola alle mafie e agli usurai: nel mirino dei criminali oltre duemila imprese in Sicilia con l’acqua alla gola che hanno crediti incagliati per 1,2 miliardi di euro, con 11mila lavoratori coinvolti.
Lo scrive "Asud’europa", la rivista del Centro Pio La Torre. Altre imprese impegnate nei lavori per opere pubbliche sono in fortissima difficoltà perché ancora non arriva loro l’erogazione dei rimborsi per il caro-materiali. Il rischio che per far fronte a esigenze di cassa si scelgano 'canali informalì o usurai, è reale, sino al punto da acquisire la proprietà reale delle imprese, formalmente pulite, ma di fatto sotto il controllo di Cosa Nostra, facendo così un regalo enorme alle mafie. In allarme i sindacati che temono per la sorte dei lavoratori, mentre sul fenomeno hanno puntato i fari la Commissione Antimafia Regionale e diverse procure dell’Isola.
«Non sarebbe la prima volta che si usa un sistema regolare per ripulire denaro sporco - sottolinea il vicepresidente del Centro Pio La Torre, Franco Garufi - . Avere la liquidità per comprare subito a 60 quello che vale 100 può anche essere un sistema raffinato per riciclare (o investire) fondi anche delle mafie».