Sicilia crocevia della droga: ecco da dove arrivano cocaina, marijuana e hashish
Dalla rotta del Sud America a quella dei Balcani: così la mafia vuole bypassare la ndrangheta
Di fronte a questi fiumi di droga, ultimo in ordine cronologico il carico galleggiante di polvere bianca lasciato al largo di Catania (che avrebbe consentito ai trafficanti di immettere sul mercato tra i 6 gli 8 milioni di dosi) per chissà chi e per chissà quale destinazione (Sicilia o Calabria?), la domanda che ci si pone è: ma da dove arriva tutta questa sostanza stupefacente?
Se volessimo sintetizzare, potremmo dire che la cocaina ha come mittenti i cartelli del Sud America: Santo Domingo, Colombia, Messico, Costa Rica ed Ecuador. Sono questi i Paesi con i quali sono “documentati” i contatti criminali con Catania. Così come è stato documentato che ci sono colombiani che “lavorano” nel capoluogo etneo (emerse poco più di due anni fa quando fu sequestrata un’ingente partita di droga giunta in aereo dalla Colombia).
La marijuana arriva dai Balcani, come si è potuto vedere anche nell’ambito dell’operazione “Rosa dei Venti” coordinata dalla Procura distrettuale della Repubblica etnea. L’hashish arriva principalmente dal Nord Africa e, in particolare, dal Marocco, come si intuì in occasione di un recente maxisequestro in una nave nel Canale del Mediterraneo.
Ma torniamo alla cocaina, sostanza stupefacente tra le più diffuse in particolare nella provincia di Catania. Fino a poco tempo fa i criminali catanesi avevano bisogno dei trafficanti calabresi per far arrivare massicci carichi di cocaina purissima in Sicilia. Partite di droga che venivano pagate a peso d’oro dai clan etnei. Da qualche anno, però, come anticipato, pare che siano stati creati collegamenti diretti con i cartelli del Sud America.
Una delle ultime prove di un filo diretto con l’Ecuador, per esempio, è arrivata dal maxisequestro di cocaina al porto etneo fatto dalla guardia di finanza con i funzionari delle dogane (la notizia fu data l’8 ottobre scorso ma l’operazione risaliva a qualche mese prima). Nel 2017 l’inchiesta “Narcos” ha permesso di ricostruire un canale diretto con i cartelli di Santo Domingo. Non a caso il procuratore Zuccaro disse che erano state bypassate «le ‘ndrine calabresi». Sempre nel 2017 i finanzieri catanesi sono riusciti a rintracciare al porto di Salerno un carico di cocaina - occultato nei container di banane - destinato al mercato nero siciliano.
Ma la cocaina a Catania è arrivata anche in aereo, nascosta nei pacchi o tramite i “corrieri ovulatori” (gente che nasconde la droga dentro il proprio corpo rischiando la vita). Le indagini che sfociarono nel blitz “Halcon” di tre anni fa hanno portato a un sequestro di un pacco spedito da Bogotà, in Colombia, la capitale del narcotraffico. Spedizioni che avverrebbero grazie ai cosiddetti broker della droga, ovvero quegli intermediari che mantengono i contatti fra i compratori siciliani e i cartelli sudamericani.
Questo volersi rendere indipendenti dalle ‘ndrine calabresi per l’approvvigionamento di cocaina viene confermato anche nella recente relazione della Direzione investigativa antimafia.
Scrive la Dia che «non si può escludere che Cosa Nostra possa, nel breve periodo, riuscire a emanciparsi dai tradizionali canali di approvvigionamento in ragione dei primi tentativi registrati per ripristinare i vecchi flussi con i fornitori del continente americano, così da riacquisire il ruolo di player internazionale nell’ambito del narcotraffico». E questa strada sarebbe auspicata dai clan perché abbasserebbe i costi di acquisto della polvere bianca.
Per quanto riguarda la marijuana, tra le droghe più abusate, i boss catanesi sono riusciti a creare un ponte autonomo con i Balcani. E, in particolare, con l’Albania. I criminali etnei inoltre hanno conquistato il darkweb (le cosiddette “reti oscure”) per vendere le droghe sintetiche, come scrive la Dia, «con l’utilizzo di criptovalute» provenienti dai «canali olandesi, con numerose spedizioni in Usa, Canada, Australia, Ucraina, Thailandia, India, Israele, Pakistan, Giappone, Nuova Zelanda, Iran e Grecia».