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La Catania che non ti aspetti, tre africane lasciate a terra dall’autista di un pullman

Di Gianluca Reale |

CATANIA – Tre donne di colore, forse quattro, stavano sistemando i bagagli nella stiva del pullman quando l’autista ha chiuso il portellone e la bussola ed è partito, lasciandole a terra. Inutili le proteste di un uomo di colore che era salito sul mezzo per mostrare al conducente i biglietti acquistati anche per le tre donne e di un dipendente che ha cercato di attirare l’attenzione del collega battendo la mano sul finestrino. E’ accaduto domenica 29 luglio nel piazzale dei pullman di Catania, il mezzo era quello delle 9 diretto a Taormina.

L’azienda Etna Trasporti esclude che si sia trattato di un gesto di razzismo da parte dell’autista, «anche perché – dice il direttore Mario Nicosia – nel pullman c’erano già persone straniere e se l’autista fosse stato razzista non avrebbe fatto salire nemmeno loro». Ma alcuni testimoni smentiscono la versione aziendale, anche perché il pullman sarebbe partito con diversi posti vuoti; tra i testimoni anche il collega del conducente.

Nel racconto di chi era presente le donne, come detto, erano in compagnia di un altro uomo, anch’egli di colore. «L’uomo è andato a fare i biglietti, tornato dalla biglietteria ha dato i biglietti alle donne ed è riuscito a salire sul bus, le donne no perché l’autista ha chiuso la porta e l’autobus si è messo in moto. I posti? Ancora ce n’erano», racconta il giovane capo servizio della società Etna Trasporti, al secondo giorno di lavoro al piazzale delle partenze e degli arrivi. «Ho tentato di fare fermare il collega alla guida del pullman – aggiunge – ma non c’è stato niente da fare».

Ad assistere all’episodio e mettere subito un post indignato su Facebook, rilanciato immediatamente dal docente universitario Antonio Di Grado, c’era anche la signora Franca Scardilli, che ha scritto: «L’autista lascia a terra un gruppo di africane che stavano per salire sull’Interbus per Taormina». Poi aggiunge: «Speriamo che questa storia abbia un po’ di risonanza, in questo momento storico, bisogna raccontare le ingiustizie. E intervenire finché si può».

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