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Morì dopo un fermo dei carabinieri, attesa la Cassazione per Enrico Lombardo

Per la famiglia è un nuovo "caso Cucchi", si oppone all’archiviazione e vuole nuove indagini

Redazione La Sicilia

23 Giugno 2023, 21:16

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A quasi quattro anni di distanza il caso di Enrico Lombardo potrebbe essere ad una svolta. Cresce infatti l’attesa per la decisione della Cassazione che potrebbe aprire una speranza per indagare sulla morte del 42enne di Spadafora, in provincia di Messina, che la notte tra il 26 e il 27 ottobre del 2019 morì dopo essere stato fermato in strada dai carabinieri. Un episodio che in molti hanno accostato a quello di Stefano Cucchi, il geometra romano morto in seguito al pestaggio di due militari dell’Arma dopo il suo arresto.
E, così come avvenuto per Cucchi, oggi la famiglia e gli amici di Lombardo si sono ritrovati davanti al Palazzaccio per chiedere «verità e giustizia» ai giudici della V sezione penale riuniti in camera di consiglio. Accanto agli striscioni sono comparse anche le foto del cadavere del 42enne, pieno di ferite, lividi e contusioni. Immagini forti, dure, che cercano di richiamare l’attenzione su quello che la famiglia e le associazioni per i diritti umani sono convinti essere un nuovo caso Cucchi.


Enrico Lombardo morì nell’autunno del 2019 dopo il fermo da parte di alcuni carabinieri che erano stati allertati dall’ex compagna dell’uomo che si sentiva spaventata dalla sua insistenza per avere un confronto. Le concitate fasi in cui Lombardo viene immobilizzato a terra dai militari - per un totale di 20 minuti, secondo quanto evidenziato da Amnesty International - sono impresse in un video nel quale si notano chiaramente i carabinieri che cercano di bloccare a terra il 42enne, utilizzando anche un manganello in dotazione alle forze dell’ordine. Per questo la procura di Messina aveva aperto un fascicolo, nel quale erano indagati il carabiniere che bloccò Lombardo per morte come conseguenza di altro delitto, un medico e due operatori del 118 per omicidio colposo. Il 27 luglio scorso, però, il gip decise di archiviare il caso ritenendo che non ci fossero elementi per andare avanti nell’inchiesta. Ma la famiglia si è opposta e ora spera che nella Cassazione.


Secondo quanto denunciato dalla famiglia, le ferite riportate dalla vittima non potevano essere solo frutto di compressione e contenimento - e quindi dovute al fermo - ma probabilmente conseguenza anche di un presunto pestaggio. Stando, invece, alle dichiarazioni dei carabinieri, Lombardo quella notte accusò un malore durante le fasi del fermo. Momenti terribili immortalati nel video che ha fatto ben presto il giro del web. L’uomo urla, si dimena nel tentativo di ribellarsi ai carabinieri e poi viene bloccato a terra, per lunghissimi minuti, fino all’arrivo dei sanitari che ne costateranno poi il decesso. Oggi la Suprema Corte potrebbe riaprire il caso mantenendo viva la speranza della famiglia di avere «verità e giustizia».