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Scuola? In Sicilia non chiamatela pubblica Troppo caro alle superiori il costo dei libri

Di Daniele Ditta |

PALERMO – In Sicilia frequentare cinque anni di scuola superiore ha un costo complessivo di base che, nella migliore delle ipotesi, è pari in media ad almeno mille euro. È quanto emerge da un’indagine campione sui costi dei libri adottati dalle scuole e condotta su tutto il territorio regionale dall’Unione degli studenti Sicilia. Il titolo è abbastanza emblematico: “Scuola? Non chiamatela pubblica!”.

Numerosi i problemi legati all’accesso all’istruzione: a partire dall’alto tasso di dispersione scolastica, che si aggira tra il 23 e il 24% (sopra la media nazionale, pari a circa il 14%). Un quadro sempre più allarmante questo legato alla dispersione e all’abbandono che, in molti casi, è proprio legato al costo spesso proibitivo per le famiglie siciliane. Famiglie già in crisi considerate le difficoltà del tessuto economico dell’Isola e che non possono sopportare oggi questo peso. E la rinuncia agli studi, purtroppo, è una delle prime e più dolorose scelte che vengono fatte. Con gravi conseguenze, naturalmente, sulla formazione e sulla crescita di migliaia di giovani.

«Molti studenti non possono neanche accedere ai canali extrascolastici, quali libri, film, opere teatrali e a tutti quegli spazi culturali e sociali in cui sia possibile formarsi fuori dalla scuola» segnala l’indagine, che evidenzia anche una caratteristica comune a tutti i territori: ogni famiglia con figli deve sostenere una spesa mediaannuale, calcolata su base provinciale, attorno ai 200 euro.

Nella maggior parte dei casi le spese maggiori sono all’inizio del primo biennio e del triennio conclusivo, dunque, rispettivamente al primo, terzo e quarto anno: si consideri per esempio un istituto tecnico commerciale nel Ragusano in cui a inizio quinquennio le spese ammontano a circa 340 euro; mentre al secondo anno scendono a circa 182 euro, per poi risalire nuovamente in vista del triennio sopra i 200 euro. Sempre nel Ragusano «si raggiungono vette altissime di prezzo», come le spese per le studentesse e gli studenti che frequentano il terzo anno di due differenti licei, pari ad oltre 400 euro.

Nel Messinese, invece, si registrano forti differenze di costo del materiale scolastico tra licei e istituti tecnici e professionali. Considerando per esempio il quarto anno, nel primo caso si possono raggiungere vette superiori ai 300 euro; nel secondo caso invece non si superano nemmeno i 100. E ancora in un liceo del Nisseno, i costi del terzo anno arrivano persino a 423 euro; mentre, sempre nello stesso contesto, si riproduce il divario: ai circa 120 euro delle spese del quinto anno in un istituto agrario si contrappongono i 320 del liceo.

Nel Palermitano, sono almeno 4 i casi di spese superiori ai 400 euro in vista del terzo anno. Nell’Ennese in quasi tutte le scuole a inizio quinquennio la spesa minima è superiore ai 300 euro. Nel Catanese a spese rilevanti se ne contrappongono altre più basse. Si passa così dai 444 euro del terzo anno di un liceo linguistico ai circa 140 euro per gli studenti che frequentano lo stesso anno di un istituto professionale.

Ma è nella provincia di Agrigento che si raggiungono i prezzi più alti, addirittura superiori ai 500 euro per il terzo anno di un liceo classico. Da altre rilevazioni a campione, comunque, si mantengono sopra i 300 euro per tutto il triennio (alle volte anche sopra i 400 euro).

Situazione simile nel Trapanese, dove aumentano i casi di spese superiori ai 500 euro, in alcune classi ripetute negli anni.

E nel Siracusano frequentare un terzo anno di liceo classico costa più di 300 euro, per un totale di oltre 1.500 euro se prendiamo in considerazione l’interno percorso di studi. Per gli istituti professionali invece il costo ammonta a circa 200 annui.

«Riteniamo tutto questo inaccettabile – afferma l’Unione degli Studenti Sicilia –. È assolutamente impensabile definire la nostra istruzione pubblica e accessibile. Inoltre è sconvolgente che la classe politica non tenga conto di questa situazione. Rivendichiamo il diritto non solo di frequentare i percorsi formativi, ma di frequentare anche quelli che più si addicono alle nostre inclinazioni. E non in base alle spese che le nostre famiglie devono affrontare. Inoltre, rivendichiamo l’accesso gratuito e universale ai saperi e l’approvazione della nostra proposta di legge regionale per il diritto allo studio “I diritti non si isolano”, per un vero reddito universale di formazione nella nostra regione e per una scuola realmente a misura di studentesse e studenti. Ci vedrete nelle piazze con gli studenti e le studentesse per riprenderci il nostro diritto allo studio».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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