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«Mio padre? E’ stato un esempio che ha insegnato poco»

Di Redazione |

Uno spruzzo di vernice sul marciapiedi nello stesso luogo in cui, il 29 agosto di 27 anni, fu ucciso a colpi di pistola l’imprenditore Libero Grassi, per essersi opposto al racket del pizzo. A spruzzare la vernice, alle 7.40, l’ora dell’omicidio, è stata Alice Grassi, la figlia del commerciante ammazzato da Cosa nostra. Alla cerimonia per ricordare l’imprenditore Libero Grassi hanno partecipato, oltre alla figlia Alice e il figlio Davide, l’ex presidente del Senato Pietro Grasso, oggi leader Leu, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il prefetto di Palermo Antonella De Miro, il vicepresidente della Regione Toto Cordaro, ma anche il deputato regionale Pd Antonello Cracolici. Presente anche il prefetto Domenico Cuttaia, Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura. Sul luogo della commemorazione, tra gli altri, anche la presidente di Confcommercio Patrizia Di Dio, Giuseppe Antoci e Tano Grasso, oltre al Presidente di Addiopizzo Daniele Marannano. Pochi, invece, i cittadini presenti.

«L’antimafia sociale deve tornare alle origini. Sono a favore dell’antimafia dei lenzuoli delle catene umane, manifestazioni che davano spontaneità, senza quella struttura di interessi che poi ha rovinato tutto – ha detto Pietro Grasso. – Di Libero Grassi – ha aggiunto – ho un ricordo personale, ma quello che più mi colpisce è il ricordo pubblico. Con la sua lettera e le sue apparizioni pubbliche ha fatto nascere il problema della solitudine dell’imprenditore a Palermo, abbandonato da tutti gli altri imprenditori, anche dalla politica locale. Tutto ciò lo ha portato alla morte».

«L’omicidio di mio padre è una ferita ancora aperta sia per me che per una parte dei cittadini di questa la città. Non so se lo è per tutti, visto come stanno le cose…- ha detto Alice Grassi – Ancora molti continuano a pagare il pizzo e le denunce, rispetto al fenomeno, sono poche. Mio padre ha dato un esempio importante, se avesse anche insegnato qualcosa oggi le denunce sarebbero molte di più. Come sappiamo bene le associazioni antiracket sono nate molto dopo. Sì, la consolazione è che a tanti anni di distanza – ha spiegato ancora Alice Grassi – gli imprenditori sanno che possono denunciare e che non corrono gli stessi rischi che correva mio padre».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA