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Vittoria, l’autoporto dei desideri cade in malora mai utilizzato…

Di Giuseppe La Lota |

VITTORIA – Ecco un’altra cattedrale nel deserto ipparino. E’ l’autoporto di contrada Capraro nel cuore di Serra San Bartolo, baricentrico ai Comuni di Comiso e Acate. Adiacente all’aeroporto di Comiso, alla Ragusa-Catania, a pochi chilometri dal mercato ortofrutticolo, a 50 chilometri dal porto di Pozzallo. Unico autoporto in Sicilia dei 9 che erano stati progettati.

Ideato alla fine degli anni 90, concretizzato a livello burocratico nel 2004, inaugurato in maniera laica, senza benedizioni e senza troppo entusiasmo il 14 maggio del 2016 (persino Rosario Crocetta, sebbene invitato, quel giorno diede forfait) dopo 4 anni di lavori realizzati dall’imprenditore vittoriese Giuseppe Ingallina, al quale bisogna dire grazie se ancora oggi fa da “guardiano” per tenere lontani vandali e ladri. Che hanno già compiuto alcuni raid per asportare rame quantificato in 30 mila euro.

Contro le piogge non si può far nulla, infatti le infiltrazioni dalle grondaie stanno demolendo la struttura prima che raggiunga lo scopo per cui è stata costruita. «Quando sarà a regime – disse l’autotrasportatore Giuseppe Biundo il giorno dell’inaugurazione – la struttura darà lavoro a 300 persone». Sbagliò i tempi di coniugazione del verbo. Avrebbe dovuto usare il condizionale: “A regime la struttura darebbe lavoro per 300 persone”. Il rischio serio è che l’autoporto a regime non ci andrà mai.

Nel suo discorso inaugurale Giuseppe Nicosia non conosceva chi sarebbe stato il suo successore a palazzo Iacono e auspicò che «l’autoporto non dividesse ma unisse per il bene della città». Due anni dopo quell’evento l’autoporto non ha diviso e neanche unito. Tutto come prima. Eccetto quel sopralluogo alla presenza di un paio di imprenditori francesi condotti a Vittoria dall’autotrasportatore comisano Giovanni Cassibba, sull’autoporto è calato il silenzio. Un silenzio di tanto in tanto rotto dalla Cna di Vittoria, organizzazione sindacale degli artigiani che ha sempre sperato nella struttura per il bene della categoria. Giuseppe Santocono e Giorgio Stracquadanio parteciparono al sopralluogo organizzato dagli assessori Paolo Nicastro e Andrea La Rosa. Era il 22 novembre 2017. Il cataclisma politico era nell’aria e quando è arrivato ha archiviato il caso autoporto.

Domanda: può un Comune, rappresentato da un sindaco o da un commissario, non prendersi cura di un’opera che sorge su un’area di 18 ettari, costata 10 milioni di euro solo per il primo stralcio dei lavori? Ritorniamo alla fonte, cioè all’imprenditore Giuseppe Ingallina che ha costruito l’autoporto e che oggi lo tutela a titolo personale come un uomo di buon cuore si prende cura di persone bisognose. Le intercettiamo via telefono a Modena. Dell’autoporto parla come fosse una sua creatura. «Dal giorno dell’inaugurazione non è successo nulla – risponde – avevo caldeggiato quel sopralluogo. Poi i fatti giudiziari che si sono verificati hanno demotivato tutti. Con i francesi non s’è fatto nulla».

Il Comune avrebbe dovuto, come primo atto, avviare un bando di servizi per individuare il partner privato per la gestione della struttura. L’idea che avrebbe messo tutti d’accordo era di una società mista pubblico-privata. Al Comune il 51%, il restante 49% al privato.

Vittoria non avrà un sindaco eletto dal popolo fino al 2020. Le decisioni spettano alla triade commissariale. Giuseppe Ingallina chiederà un incontro per capire il futuro della struttura. «Serve una manifestazione d’interesse pubblico – indica Ingallina – per assegnare l’area che purtroppo non ha ancora i giusti requisiti. Bisogna aprire ai privati come si dà la gestione di un’autostrada, pretendendo un canone annuale. Al mio rientro proporrò un Comitato che abbia a cuore il futuro di questa città, perché tutto quello che s’è fatto di buono non venga perduto. Ci sono i commissari? Mi hanno detto che sono persone motivate e operative. Li andrò a trovare».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA