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L'allarme stupri, i casi di Palermo e Catania e la castrazione chimica: ma serve davvero? Cos'è e chi la adotta

L'intervento del vicepremier e ministro Matto Salvini che rilancia la terapia farmacologia per i violentatori porta di nuovo alla ribalta il dibattito iniziato in Italia a metà degli anni '90

Alfredo Zermo

22 Agosto 2023, 10:54

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La vicenda della ragazza 19enne violentata a turno da un branco di 7 giovani in centro a Palermo al Foro Italico e l'intervento del vicepremier e ministro Matto Salvini che rilancia la castrazione chimica per gli autori di reati efferati come questo, porta di nuovo alla ribalta il dibattito iniziato in Italia a metà degli anni '90.

«Siccome secondo me sono dei malati, oltreché dei criminali, vanno curati, vanno messi nelle condizioni di non ripetere la loro follia - ha detto ieri il vice presidente del Consiglio -. Quindi quello che c'è già in via sperimentale in diversi Paesi, il blocco androgenico, o castrazione chimica, chiamatela come volete, secondo me anche in Italia in via sperimentale potrebbe servire come dissuasione di queste persone che non definisco neanche bestie». E intanto la Lega Palermo ha lanciato una petizione «a sostegno della proposta di legge per la castrazione chimica, come misura volontaria e opzionale, nel rispetto della Costituzione».

Cos'è

La castrazione chimica si basa sull'iniezione di farmaci come il ciproterone che bloccano gli ormoni sessuali maschili. I farmaci sono analoghi dell'ormone maschile testosterone e vengono utilizzati anche nella cura di alcuni tumori, si legano ai recettori del testosterone e in questo modo impediscono all'ormone maschile di attivarsi, neutralizzandolo. In pratica, il testosterone viene bloccato proprio come accade in una castrazione fisica, ma perché l'effetto della castrazione chimica possa essere duraturo l'individuo dovrebbe assumere queste sostanze per molto tempo per mezzo di sistemi di somministrazione permanenti, come quelli a lento rilascio sottopelle.

In Italia

Il primo a chiedere per se stesso la castrazione chimica è stato nel febbraio 1997 a Milano, Orlando Dossena, 42 anni, accusato di una quarantina di violenze sessuali e tentativi di violenza. Nel gennaio 1998 è stato presentato il primo progetto di legge sull'autocastrazione chimica. Nel 2003 si è espresso in materia il Comitato Nazionale di Bioetica, in un documento che rifiutava trattamenti sanitari obbligatori nei pedofili e castrazione chimica. ribadendo il principio della intangibilità del corpo umano.

Nel solo 2007, comunque, alla Camera e al Senato sono state presentate circa dieci proposte di legge di ulteriore inasprimento di pena per reati di pedofilia, e in alcune di queste si chiede di ricorrere proprio alla castrazione chimica per chi commette abusi sessuali sui minori.

Nel 2009 Salvini tentò di per introdurre nel nostro ordinamento la castrazione farmacologica, sia pure facoltativa e temporanea, per gli stupratori con un emendamento al "codice rosso" sulla violenza sulle donne, ma poi fu ritirato per evitare la spaccatura (poi comunque avvenuta) nel primo governo Conte tra Lega e M5s.

Il caso catanese

In quell'anno Salvini tornò alla carica sulla castrazione chimica dopo il caso della studentessa americana in Erasmus a Catania violentata da tre ragazzi per oltre un'ora in una zona isolata del lungomare. «Per i vermi violentatori di Catania nessuno sconto - disse allora Salvini -. Certezza della pena e castrazione chimica!». «Quella sul blocco androgenico - spiega - è una proposta che la Lega deposita in Parlamento da almeno 20 anni. Non c'è nel contratto di Governo, non sarà quindi elemento di divisione, è qualcosa che sperimentalmente funziona da anni in una decina di Paesi occidentali, perché chi mette le mani addosso ad una donna o ad un bambino va riabilitato e curato farmacologicamente».

Nel mondo

La castrazione chimica è stata approvata da alcuni Stati americani (Alabama, California, Florida, Georgia, Louisiana, Montana, Iowa e Wisconsin) ed è oggi adottata in Svezia, Danimarca, Canada, Gran Bretagna e Spagna.

Ma è davvero la soluzione?

La misura non convince del tutto il mondo medico anche perché - come spiegato tempo fa dal farmacologo Silvio Garattini - non ci sarebbe alcuna evidenza scientifica circa l'efficacia di simili trattamenti. Inoltre, ci sarebbe un ulteriore aspetto da considerare: il trattamento, come detto, dovrebbe comunque essere prolungato nel tempo e la somministrazione delle sostanze chimiche andrebbe ripetuta periodicamente nel soggetto interessato, poiché l'inibizione della pulsione sessuale terminerebbe una volta finito l'effetto del farmaco somministrato. Questo vuol dire che sarebbe necessario garantire che il soggetto si sottoponesse nel tempo, ed in modo costante, al trattamento; una condizione piuttosto difficile.

Il dolore e la certezza della pena

Il dibattito sulla certezza della pena e sul fatto che che per questi crimini spesso non si paga adeguatamente è comunque molto acceso, come dimostrano anche i tweet del cantautore Ermal Meta sul caso di Palermo. «Quando subisci uno stupro quel dolore dura per sempre. Ciò che ho scritto è stato dettato dalla rabbia», ha spiegato oggi Ermal Meta intervistato da Giorgia Cardinaletti a TG1 Mattina Estate. «Ciò che ho scritto d’istinto è stato dettato dalla rabbia di un libero cittadino. Il dolore non deve essere necessariamente personale per poterlo sentire. Ho conosciuto persone che hanno subito stupri e dopo vent'anni il loro dolore è ancora vivo».

«Quando compi uno stupro - continua Ermal Meta- l’eco di quel crimine dura per tantissimo tempo. Io non ho conosciuto stupratori che hanno fatto 25 anni di galera, ma ho conosciuto vittime di stupro che hanno fatto 20 anni di psicofarmaci. Non è quella forse una prigione?».

Alle polemiche sull'aver scatenato l’odio dei social, Ermal Meta risponde: «Io non ho scatenato nessun odio. L’odio viene scatenato da una certa passività. Spesse volte il non interesse su quello che accade viene travestito da una sorta di garantismo, e non può essere più così». «È giusto educare» conclude il cantautore «ma è giusto anche punire qualora l’educazione non funzioni. Tutti i giorni incontro persone che esprimono le proprie paure e la più grande paura è diventata quella dell’altro».