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Legge Fava, dai “muratori” siciliani lettera aperta ai deputati dell’Ars

Di Redazione |

I Liberi Muratori siciliani del Grande Oriente d’Italia hanno acquistato degli spazi oggi sui principali quotidiani dell’Isola, tra cui il nostro, per rispondere con a una lettera aperta alla cosiddetta Legge Fava, approvata dall’Ars, che impone ai deputati regionali di dichiarare l’eventuale appartenenza a logge massoniche. Di seguito, ecco il testo della lettera: 

«Onorevoli Deputate, Onorevoli Deputati,

«l’approvazione da parte dell’Assemblea del disegno di Legge sull’obbligo dichiarativo dei parlamentari dell’ARS in tema di affiliazione a logge massoniche o similari, oltretutto esteso a ulteriori ambiti e organi amministrativi e deliberativi locali, è la formale conferma di un giudizio negativo e criminalizzante verso la nostra Istituzione nella sua interezza.

«Coloro che Vi scrivono sono i Liberi Muratori siciliani del Grande Oriente d’Italia, la massima Istituzione massonica italiana, fondata nel 1805 e con circa ventitremila iscritti. Essa opera alla luce del sole, nel pieno rispetto delle leggi vigenti; chiede agli ammittendi di presentare certificati giudiziali immacolati; svolge attività filantropiche verso l’esterno e agisce al suo interno nelle finalità e con le metodologie previste dai propri atti costitutivi – reperibili e consultabili da chiunque sul Web (https://www.grandeoriente.it/chi-siamo/costituzione-e-regolamento/) -: finalità e metodi che promuovono la crescita interiore dell’individuo, impongono il giuramento di fedeltà alla Costituzione e alle Leggi della Repubblica italiana; educano al rispetto dell’altro, alla tolleranza, all’inclusione, indipendentemente dalle opinioni politiche e dalle fedi religiose. Nel medesimo sito sono elencate tutte le Logge italiane, ovverossia le singole unità che operano nei diversi comuni. Il Grande Oriente d’Italia tutto, e quello siciliano in particolare, lo scorso primo marzo ha aperto le principali sedi al pubblico. E, sopra ogni cosa, siamo persone pulite, sane, oneste, civili, con profonde radici etiche e una consolidata abitudine al ragionamento, all’ascolto, alla discussione serena e partecipe degli argomenti dell’altro. Chiunque può, anche attraverso il nostro sito Internet, presentare domanda di ammissione: nelle nostre fila abbiamo giovani e vecchi, professionisti e disoccupati, impiegati e operai, abbienti e meno abbienti.

«Non capiamo perché noi – e soltanto noi – dobbiamo essere obbligati a rendere pubbliche dichiarazioni di appartenenza o perché possa esserci precluso – come anni addietro si tentò di fare – questo o quell’incarico, questo o quel lavoro nella presunzione che la nostra appartenenza provochi indebite interferenze con essi.

«Presunzione: un’aberrazione della ragione che, nella Storia, ha provocato infinite tragedie, infiniti progrom, infinite vergogne; dalle persecuzioni razziali ai Tribunali per la difesa dello Stato, dalle leggi dell’Italia fascista del 1925 alle guerre di pulizia etnica, dai fondamentalismi terroristici alla distruzione dei monumenti antichi in nome di una presunta superiorità culturale o religiosa, dalla prigione della Stasi a Berlino alla Scuola Superiore della Marina a Buenos Aires. Si presume l’altro colpevole non in base ai fatti, non a seguito di un giusto processo, ma in base a uno stereotipo: l’ebreo fa usura, l’arabo è terrorista, il siciliano è mafioso, il massone intrallazza. Chi si affida a questo stereotipo nel giudicare gli altri lo fa sempre perché si ritiene superiore ad essi, depositario di una verità.

«Che questa potesse essere la logica di ragionamento di alcuni individui sui social networks, è triste, ma può starci, purtroppo; che questo sia diventato l’atto legislativo del più antico Parlamento deliberativo del mondo, lascia basiti. Non ci si dica che è operazione di trasparenza: perché la trasparenza, per sua stessa definizione, non è mirata, non può essere applicata solo in un singolo verso, a una singola categoria. Vera trasparenza è assenza di confini, di discriminazioni, di ghetti; è dichiarare qualunque appartenenza, alla Libera Muratoria come al club-service, all’organizzazione religiosa come a quella giovanile, all’associazione sportiva come a quella culturale, a questa o quella società di capitali, senza discriminazione. Ma sarebbe cosa altrettanto inutile e anche ingiusta imporla per legge, perché il male agire, Onorevoli Deputate e Onorevoli Deputati, non è nelle cose: è nell’uomo. Chi intende profittare di un legame o di una conoscenza in modo illecito, tenterà di sfruttare allo stesso modo l’amico del circolo bocciofilo come il Libero Muratore, il collega di partito come il sodale del Club.

«L’atto discriminatorio si sostanzia non quando si chiede di palesare un’appartenenza bensì quando questa richiesta viene rivolta solo a una categoria particolare di persone tra le tante possibili. Oggi chiedete Voi questa dichiarazione discriminatoria ai Liberi Muratori: domani qualcun altro, giocando su eventuali maggioranze, potrebbe chiedere lo stesso a chi aderisce a un’idea, una religione, una comunità, un movimento, un sindacato ritenuti incompatibili con l’azione di quella maggioranza: il precedente è già in essere, l’avete appena creato. Prima che in nostra stessa difesa, noi Vi diciamo questo in difesa del principio per cui ogni uomo è libero di professare idee e credenze, di aderire ad associazioni, di esprimersi, scrivere, pensare. Se quest’uomo è un deputato, gli elettori lo giudicheranno per ciò che fa, per come agisce, per la sua coerenza e per la sua onestà.

«La Libera Muratoria è stata sempre storicamente avversata dai regimi totalitari, illiberali, violenti. Stalin, Hitler, Mussolini, Franco, hanno tutti cercato di eliminarci perché il nostro percorso forgia gli uomini liberi, difende il libero pensiero, insegna tolleranza e uguaglianza ed è incompatibile con qualunque regime totalitario. Per questo la Legge da Voi approvata è pericolosa: anche il fascismo fece lo stesso e solo Antonio Gramsci intervenne in Parlamento per opporvisi; non perché massone, ma perché capiva che questo sarebbe stato il primo gradino che avrebbe condotto verso l’abisso della dittatura. Liberata l’Italia da quel giogo, il Libero Muratore Meuccio Ruini (già collaboratore di Giovanni Amendola, un massone antifascista percosso a morte dalle squadracce) fu presidente della Commissione dei Settantacinque, incaricata di redigere la nostra Carta Costituzionale. Potremmo andare avanti citando Enrico Fermi, Enzo Maiorca, Antonio de Curtis, Salvador Allende… ma questa pagina, tutto questo giornale non basterebbero.

«Difenderemo questo principio di uguaglianza e di libertà in ogni sede, ad ogni livello; già in passato la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ci ha dato ragione due volte, nel caso Marche e in quello Friuli, quando si ponevano solo verso la Libera Muratoria richieste di dichiarazione di appartenenza o non appartenenza in caso di nomine a cariche pubbliche. Percorreremo le stesse strade, se necessario, auspicando che la Vostra opera, in futuro, sia davvero indirizzata avverso coloro che stritolano questa nostra Sicilia nella morsa del malaffare, della corruzione, della malversazione, della violenza e della mafia. In questa lotta i Liberi Muratori del Grande Oriente d’Italia, tutti i Siciliani, tutti gli Italiani saranno con Voi.

I Liberi Muratori siciliani del Grande Oriente d’Italia 

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