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Heritage, così il sud est della Sicilia si è illuminato di blu e ha dato frutti

Di Ottavio Gintoli |

NOTO – Tutti alla ricerca della consapevolezza Unesco, quella che trasforma la custodia dei beni architettonici in prima forma di valorizzazione e promozione. Ed Heritage, la prima notte bianca organizzata in contemporanea nei 13 comuni del sud est della Sicilia, è servita per lanciare un progetto condiviso che non si fermi alle sole, e solitamente belle, parole accompagnate da buoni propositi che difficilmente vedono realtà. E’ servita per piantare i primi semi, dando appuntamento alle prossime edizioni, prestissimo sul tavolo degli amministratori locali per trovare un altro spunto comune su cui lavorare.

Il primo assist lo ha servito il Comune di Noto che ospitando il Meeting Europeo delle Associazioni Nazionali del Patrimonio Mondiale ha ritenuto opportuno che gli oltre 70 delegati arrivati dall’Italia e dal resto dell’Europa scoprissero una Sicilia vogliosa di raccontarsi attraverso la sua storia e le sue persone. Volti e valori nella nostra terra sono importanti e così l’idea di un momento aperto a tutti i cittadini nelle 13 città Unesco è nato spontaneo ed ha trovato riscontro positivo. Noto, Caltagirone, Cassaro, Catania, Ferla, Militello Val di Catania, Modica, Palazzolo Acreide, Piazza Armerina, Ragusa, Scicli, Siracusa e Sortino hanno allestito programmi culturali e artistici, coinvolto associazioni e aperto i monumenti proprio per far conoscere il proprio patrimonio, architettonico o archeologico che sia. Poi ciascun comune ha illuminato di blu un monumento: blu notte, blu della bandiera dell’Europa, blu che diventa a questo punto il colore della consapevolezza Unesco.

«La consapevolezza è quella cosa – ha detto il sindaco di San Gimignano, Giacomo Bassi, presidente dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale Unesco e presente a Noto durante il weekend dei lavori – che trasforma un semplice cittadino Unesco prima in custode dei beni riconosciuti come Patrimonio Mondiale dell’Umanità e poi come primo promotore della sua città. Ovvero uno che conosce la storia e la racconta ai visitatori, non risparmiando i dettagli della vita di tutti i giorni. E’ la migliore comunicazione che si possa immaginare: vera, sincera e…a chilometro zero».

E proprio di comunicazione si è discusso a Noto, con le delegazioni straniere che hanno redatto un documento condiviso che prende il nome di “Carta di Noto” e che presto sarà ufficialmente ratificata. Mette assieme idee, progetti e buoni propositi per favorire anche lo sviluppo del turismo sostenibile e la condivisione di momenti che servano per riflettere sul riconoscimento Unesco. Riconoscimento che come ha sottolineato lo stesso sindaco di Noto Corrado Bonfanti «non va sfruttato solo dal punto di vista economico» ma che deve essere seguito da «contenuti che rendano protagonista il territorio».

Riduttivo, dunque, parlare di Unesco e collegarlo solo al turismo. A Catania, per esempio, è partita in contemporanea “La Via dei Tesori” e a Siracusa si è parlato di archeologia e non è difficile pensare alla Magna Grecia. I risultati non sono solo le presenze turistiche, numeri da raccontare che hanno la loro ovvia importanza. Il grande risultato sarebbe quello di riuscire a conservare il Patrimonio anche per le generazioni future. Perché ancor prima del lavoro politico e amministrativo per raggiungere il riconoscimento Unesco c’è stata la fatica di tanta gente che i blocchi di pietra lavica o di pietra di Modica li trasportavano a spalla. Con fatica.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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