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Occupazione, nell’industria siciliana persi 16 mila posti in un anno

Di Redazione |

Pergusa. Sono 15.945 i posti di lavoro persi nel 2017 nell’industria siciliana e gran parte di questi nel settore metalmeccanico che continua a scontare una pesante crisi.

«Il dato più preoccupante – ha detto Roberto Mastrosimone, segretario generale della Fiom Cgil Sicilia aprendo a Pergusa il congresso regionale della categoria – è che i progetti di reindustrializzazione messi in campo e mi riferisco a Termini Imerese e Gela, stentano a partire con interi territori in ginocchio, né segnali positivi vengono dalle istituzioni regionali per rinforzare e rilanciare il tessuto industriale in generale».

Mastrosimone ha ripercorso le tappe della vicenda Blutec, definendola «emblematica. Nel 2014 Blutec è subentrata a Fiat che aveva già lasciato nel 2011 – ha detto – e dopo 7 anni, nonostante 350 milioni di investimenti, c’è ancora incertezza per i mille lavoratori tra diretto e indotto, acuita dalla recente indagine della procura di Termini Imerese. Solo in 130 sono al lavoro in questo momento – ha specificato – 570 lavoratori sono in cassa integrazione con gli strumenti dell’area di crisi complessa prossimi alla scadenza e 300 dell’indotto licenziati. Noi abbiamo chiesto un tavolo al Ministero dello sviluppo economico per trovare una soluzione a una vicenda che sta diventando paradossale».

Non va meglio per l’altra area di crisi complessa, quella del petrolchimico di Gela, che occupa sia lavoratori della chimica che metalmeccanici. «E’ già di per sé significativo – ha detto Mastrosimone – che su 14 aree di crisi complessa in Italia due siano in Sicilia. A Gela – ha aggiunto – il piano di riconversione non decolla. In questo caso gli investimenti dell’accordo di programma quadro sono insufficienti, appena 20 milioni, ma il problema non è solo questo». Il segretario della Fiom ha anche parlato dei Cantieri navali di Palermo, «tenuti in una condizione di fanalino di coda della cantieristica italiana. In questo caso concorrono le inadempienze della Regione, proprietaria dei bacini e Fincantieri a cui chiediamo – ha affermato – una redistribuzione delle commesse». Preoccupazione è stata inoltre espressa da Mastrosimone per il futuro degli altri petrolchimici in Sicilia.

«Andiamo incontro a cambiamenti sul terreno della mobilità – ha rilevato – che potrebbero rendere obsolete alcune produzioni, occorre dunque riflettere per tempo sugli scenari e sulle alternative di riconversione che potrebbero esserci mettendo sempre al centro di ogni progetto i lavoratori e i territori, per evitare gli errori del passato». Per quanto riguarda la Microelettronica, settore di eccellenza in Sicilia con la Stm di Catania, Mastrosimone ha sottolineato «l’importanza che la Regione investa in infrastrutture affinché l’area possa essere competitiva e all’avanguardia. L’esperienza dei grandi gruppi che hanno lasciato in Sicilia ci fa oggi dire – ha rilevato – che non occorre dare nulla per scontato e che il pressing sul governo regionale e su quello nazionale per avere una politica industriale per la Sicilia degna di questo nome da parte nostra proseguirà».

Domattina è in programma una tavola rotonda sui temi dell’immigrazione con la partecipazione del vescovo di Mazara del Vallo, Monsignor Mogavero, di rappresentanti di Emergency e di Giovanna Marano, assessore al Lavoro e alla scuola del comune di Palermo. «Confermiamo – ha detto Mastrosimone – il nostro impegno per combattere ogni forma di razzismo e xenofobia e per l’accoglienza e l’integrazione». Le conclusioni saranno affidate al segretario nazionale Fiom, Gianni Venturi. Si passerà poi all’elezione degli organismi dirigenti. (ANSA).COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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