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L'intervento

«Io, ministro della Salute e presto mamma tra nostalgia della Sicilia e lavoro da fare»

Di Giulia Grillo* |

È ottobre avanzato, le giornate si fanno più fredde e guardando fuori dalla finestra del mio studio romano sul Lungotevere, penso che tutta la bellezza di questa meravigliosa città non basta a togliermi la nostalgia della mia Sicilia. Dei colori, del calore umano, del mare, del mio vulcano, e della luce che non si può raccontare, ma che noi siciliani conosciamo bene e ci portiamo dentro ovunque ci troviamo. Non è retorica, è un sentimento profondo. Fra pochi giorni sarò madre e la mia vita cambierà per sempre. E purtroppo non sarò a Catania dove sono nata e cresciuta, né a Messina, la città in cui ho scelto di vivere con il mio compagno Gianluca. Diventerò madre a Roma, la città che ho imparato ad apprezzare e che è una scoperta continua.

Quest’ultimo anno è stato incredibile. Il magnifico risultato elettorale del MoVimento 5 Stelle alle elezioni del 4 marzo, essere rieletta deputato e il grande onore, poi, di essere nominata ministro della Salute. Negli stessi giorni, la scoperta di aspettare un bambino. Una gioia immensa, un regalo della vita, quasi insperato. E ora, a pochi giorni dal parto sono qui a fare riflessioni che forse tutte le donne nella mia condizione si trovano ad affrontare.

Essere medico e ministro della Salute non toglie i dubbi di ogni futura madre e come politico questi pensieri devono anche diventare spunti per trovare soluzioni. Per il futuro dei ragazzi, per la salute delle donne che vanno aiutate nel loro percorso di vita e sostenute nella voglia di diventare madri, e come medico, per le tante misure di prevenzione per salvaguardare la fertilità di chi vuole diventare genitore. La fertilità non è infinita, sembra una cosa ovvia, ma così non è. Dobbiamo fare di più perché la cultura della prevenzione riguardi molto più da vicino i temi della salvaguardia della fertilità femminile e maschile. Io stessa, solo dopo aver scoperto di aspettare un figlio, ho fatto caso a quante regole da seguire per avere una gravidanza serena e per vivere al meglio un’esperienza unica, che costa un po’ di fatica, ma che non è una malattia. Per questo ho detto in più occasioni, in interviste e in interventi pubblici, che chi non ha condizioni patologiche particolari deve riuscire a condurre una vita piena e soddisfacente finché il fisico glielo permette. In questo Paese le donne non devono più sentirsi discriminate nel loro periodo di gravidanza e peggio nel periodo del congedo maternità. Non è possibile che ancora oggi troppe donne perdano il posto di lavoro quando comunicano la loro gravidanza. È un fattore di profonda arretratezza culturale che va combattuto. Dobbiamo essere orgogliose di essere madri, di essere lavoratrici e le famiglie devono sentirsi supportate.

Da medico dico a tutti i giovani di non aspettare troppo per diventare genitori, però da politico dico anche che dobbiamo sostenere questo desiderio con misure concrete, e questo Governo concretamente fornirà risposte a chi oggi è più in difficoltà.

Dobbiamo poi, e qui lo dico da ministro, dare serenità alle donne che diventano madri a tutte le età, aiutandole nel percorso ostetrico-ginecologico, assicurando il sostegno in gravidanza e la sicurezza nel parto. Negli ultimi anni le statistiche ci dicono che l’Italia ha raggiunto un livello di eccellenza nell’ambito della salute materno-infantile e questo perché i percorsi terapeutici sono condivisi a livello internazionale e le linee guida salvaguardano in maniera ottimale la salute di mamma e bambino. Su questo non si torna indietro, la tutela di chi mette al mondo un figlio e del bimbo stesso sono la priorità assoluta, così come il diritto di ogni futuro genitore di sentirsi accolto e assistito in maniera ottimale in ogni angolo del Paese.

Non vogliamo più cittadini di serie A e cittadini di serie B. Chi si affida al servizio sanitario nazionale deve avere fiducia e dove ci sono criticità, noi politici abbiamo il dovere dell’ascolto per trovare soluzioni efficaci. Nessuno ha la bacchetta magica, ma bisogna lavorare con i territori, con le Regioni per riuscirci. La nostra sanità è spezzettata, ogni regione esprime la sua visione del mondo e fa i conti con la sua storia e noi al Sud, soprattutto, paghiamo anni di malagestione, di corruttela diffusa, di diritti concessi come privilegi. Questo non appartiene alla mia visione della salute pubblica. Sono arrivata al Governo da pochi mesi e in questo periodo ho potuto toccare con mano quanto sia complessa la macchina organizzativa del nostro Ssn, ma ho anche compreso che si possono fare molte cose se si ha voglia di farlo. Ho preso un impegno con i cittadini sul tema delle liste d’attesa e per questo ho chiesto a tutte le Regioni di farmi avere i dati sulla gestione delle prestazioni: un monitoraggio complicatissimo che fotografa un Paese a 21 velocità. Ognuno con i suoi tempi, con la sua agenda, con le sue codificazioni, però non ci siamo persi d’animo e a breve presenteremo il nuovo piano di gestione delle liste d’attesa e metteremo a disposizione delle Regioni 50 milioni l’anno per sostenere la digitalizzazione e l’efficientamento dei Cup.

Ho avviato un servizio sperimentale di ascolto, il numero di pubblica utilità 1500 gratuito per raccogliere le segnalazioni dei cittadini sulle liste d’attesa e spiegare loro i diritti e doveri sulle prenotazioni. Queste segnalazioni saranno per noi preziose per migliorare il servizio nelle Regioni, che restano titolari del servizio, ma che possono contare sul monitoraggio del ministero.

C’è tanto da fare anche da noi in Sicilia e appena sarò in grado di muovermi tornerò per confrontarmi sulle situazioni che mi vengono segnalate. Ho ascoltato il grido di dolore dei medici e di tutti gli operatori sanitari che subiscono sempre più spesso minacce e aggressioni durante l’esercizio del lavoro. Una situazione inaccettabile e ingiustificabile, perché il paziente ha sempre diritto di essere curato e tutelato, ma è altresì essenziale che chi lavora abbia la garanzia di essere al sicuro nello svolgimento della propria funzione. Proprio da noi in Sicilia sono stati commessi atti ripugnanti e penso alla storia della dottoressa Serafina Strano, che ha subito violenza sessuale durante un turno di guardia medica e con cui ho stabilito un rapporto personale, e che sento vicina da donna innanzitutto e da medico, ma anche come concittadina. Una storia terribile che mi addolora e che non dovrà mai più ripetersi.

Per questo ho portato in Parlamento un disegno di legge che prevede la costituzione di un osservatorio per monitorare le situazioni ed evidenziare i luoghi più vulnerabili e meritevoli di attenzioni specifiche e l’inasprimento delle pene per chi commette reati contro i lavoratori della sanità. Le Regioni hanno il compito materiale di vigilare e di attuare le misure preventive per migliorare le condizioni dei nostri ospedali e degli ambulatori pubblici, ma anche noi cittadini possiamo fare la nostra parte. Abbiamo una sanità pubblica che tutto il mondo ci invidia e con tutte le difficoltà, siamo ancora un Paese solidale, in grado di accogliere e di valorizzare il nostro modello di assistenza ai cittadini. Il diritto alla salute è nella nostra Costituzione e su questa Costituzione ho giurato e da questa dobbiamo ripartire per cambiare quello che non funziona, riportando al centro di tutta l’azione politica i cittadini e i loro diritti e doveri. Questo voglio anche per mio figlio Andrea che nasce tra poco e come tutti i bambini ha diritto a vivere in un’Italia migliore.

*Ministro della Salute

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