C'è anche il "Cattivo Tenente" di un blitz a Catania tra i nomi contestati ad operazioni
Fari accesi sulle denominazioni che vengono date alle inchieste
blitz antimafia
C'è anche un "Cattivo Tenente" nella lente d’ingrandimento delle operazioni la cui denominazione potrebbe essere, a sua volta, un "cattivo" esempio su come chiamare un’indagine o un’inchiesta: contenere una indicazione che indirizza i cittadini a farsi un’idea preconcetta sugli indagati. O, per dirla con il sottosegretario Andrea Delmastro, riprendendo la sua risposta, ieri nell’Aula della Camera, a una interrogazione del deputato di Azione, Enrico Costa, «la deprecabile prassi di assegnare denominazioni alle inchieste» e per valutare se siano «compatibili con il principio di presunzione d’innocenza». Come la citata, sempre ieri, operazione "Banda Bassotti" per un’inchiesta di Milano, sui "cattivi" del mondo dei cartoni di Walt Disney.
Chi era il "Cattivo Tenente"
L’inchiesta "Cattivo Tenente" non parla di un investigatore corrotto, come invece accade nella trama del film del 1992 di Abel Ferrara a cui si ispira la denominazione, ma il capo di un’associazione per delinquere che trafficava stupefacenti e che gestiva una fiorente piazza di spaccio di marijuana nel popoloso rione di San Giovanni Galermo a Catania. L’operazione, su indagini della squadra mobile della Questura e del commissariato Nesima, fu eseguita nel febbraio del 2020, prima dell’entrata in vigore della legge Cartabia, ma è ritenuta un esempio di come non chiamare un’inchiesta. Il "Cattivo Tenente" è il trentenne Orazio Tenente, a capo di un gruppo di spacciatori "slegati" dalla criminalità organizzata, che si avvaleva dell’aiuto, tra gli altri, del fratello Luigi, di 36 anni. Il collegamento dell’operazione al loro cognome era diretto e ritenuto, adesso, tranciante nell’essere proposto all’opinione pubblica sulla stampa. E non influisce che i due fratelli stiano scontando, per quell'inchiesta coordinate dalla Dda della Procura di Catania, una condanna definitiva, concordata in secondo grado dopo una prima sentenza del gup, a 12 anni e otto mesi per Orazio, che è in carcere dal febbraio del 2020, e a sei anni e quattro mesi per Luigi, che è ai domiciliari.
Gli altri nomi
Fari accesi anche sulla denominazione di altre operazioni come "Il riciclaggio è servito" del giugno del 2020 della Polizia stradale di Milano su un giro di autoricambi diretti nei Paesi dell’Est Europa ritenuti provento dell’attività di riciclaggio di un autodemolitore brianzolo. Ma anche l’inchiesta "Geenna" (Valle destinata all’immondezzaio in ebraico, ndr) , del 2019, basata su indagini dei Carabinieri, sulla presunta presenza della 'Ndrangheta in Valle d’Aosta, che vide indagato l'ex consigliere regionale Marco Sorbara, condannato in primo grado a 10 anni di reclusione per concorso esterno all’associazione mafiosa e poi assolto dalla Corte d’appello e dalla Cassazione.
Nel mirino anche l’operazione 'Caput Silentè della squadra mobile di Enna dell’aprile del 2021, coordinata dalla Dda della Procura di Caltanissetta, contro la presunta riorganizzazione di un clan mafioso tra Leonforte e Assoro legata a un boss che era in carcere che avrebbe dato indicazioni in maniera 'silentè, senza parlare durante i colloqui, ma passando dei 'pizzinì, con ordini scritti. Silente come potrebbe essere una prossima operazione delle forze dell’ordine, senza alcuna denominazione.