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«Traffico illecito di rifiuti», chiesto il processo per Crocetta

Di Mario Barresi |

Catania. Un’inchiesta che si chiude con la richiesta di rinvio a giudizio. E un’altra, in corso, che non promette nulla di buono. Un doppio guaio giudiziario per Rosario Crocetta. Con un filo conduttore: l’accusa di traffico illecito di rifiuti, contestata dalla Procura di Catania.

Cisma, i pm: «A processo». La prima vicenda è già emersa. Con l’avviso di garanzia notificato lo scorso maggio. E riguarda le autorizzazioni che l’ex governatore firmò nel 2016 per gli impianti della Cisma Ambiente di Melilli. Era la fase più critica dell’emergenza rifiuti. La Cisma chiede l’autorizzazione per «un impianto di trattamento del rifiuto indifferenziato e per la successiva stabilizzazione organica». Pochi giorni dopo, in tempo record, Crocetta dà il via libera affinché i rifiuti solidi urbani di una ventina di comuni vengano conferiti, e successivamente abbancati, nella discarica di Melilli, autorizzata però fino a quel momento soltanto a ricevere rifiuti speciali. In attesa del Tmb (Trattamento meccanico biologico), è concessa una deroga «fino a tre volte» superiore al limite massimo dell’indice respirometrico, pari a 1.000 milligrammi di ossigeno per chilogrammo di solido volatile l’ora.

A conclusione dei riscontri dei carabinieri del Noe di Catania, la Procura guidata da Carmelo Zuccaro (indagini del sostituto Giuseppe Sturiale e dell’aggiunto Carmelo Petralia) è convinta che ci sia un sistema di «abusiva gestione di ingenti quantitativi di rifiuti solidi urbani». E anche i soldi che trascina con sé, assieme alla puzza. Sporchi, maledetti e subito: è infatti pari a 3.626.727,30 euro l’importo fatturato da Cisma Ambiente per raccogliere e smaltire i rifiuti (circa 34mila tonnellate, da fine luglio 2016 a marzo 2017) provenienti dal Siracusano, ma anche dal Palermitano. Incassando gran parte del credito: 2.845.033,30 euro.

Oltre all’ex presidente Crocetta, fra i 12 indagati ci sono l’ex direttore generale del dipartimento rifiuti Maurizio Pirillo (oggi a capo dell’Autorità regionale per l’innovazione tecnologica), il funzionario regionale Maurizio Verace (già coinvolto in altre inchieste su munnizza&corruzione) e il capo dell’ufficio tecnico del Comune di Melilli Salvatore Salafia che avrebbe dato parere positivo al progetto. Coinvolti anche gli ex vertici della Cisma (oggi in amministrazione giudiziaria) Antonino e Carmelo Paratore, arrestati nel 2017 nell’operazione “Piramidi” perché al vertice di un «sistema perverso di connivenza e affari tra imprese controllate da Cosa nostra e funzionari infedeli della pubblica amministrazione». Richiesta di rinvio a giudizio anche per l’allora direttrice della società Agata Di Stefano e per il dipendente Davide Galfo; nella lista degli accusati anche i professionisti incaricati da Cisma di effettuare le consulenze: Giorgio Bonuso, direttore dei lavori, e Giuseppe Puleo, entrambi per conto della società Iia srl incaricata da Cisma di redigere i progetti; Fabio Nicita, consulente per la relazione geologica; Salvatore Maria Zaccaro, consulente per l’analisi di rischio.

Per tutti il reato ipotizzato è traffico illecito di rifiuti in concorso, di competenza distrettuale della Procura di Catania. Per i Paratore, Crocetta e i funzionari della Regione è scattata anche la contestazione di abuso d’ufficio. Il reato di falso è contestato ai Paratore, a Pirillo e a tutti i consulenti.

Crocetta e Pirillo sono stati interrogati a giugno scorso, subito dopo i pm hanno disposto un supplemento di perizia. Atto che evidentemente non ha modificato la tesi dell’accusa: chiesto il rinvio a giudizio. A breve sarà fissata la data dell’udienza preliminare. «L’ex presidente ha dimostrato – sostiene il suo difensore, Vincenzo Lo Re – di aver firmato le ordinanze dopo aver ricevuto dettagliate relazioni tecniche e anche l’autorizzazione da parte dell’Asp. Continuiamo a essere certi dell’estraneità a ogni accusa».

L’inchiesta sulla “Oikos”. Ma sotto il Vulcano, per l’ex presidente della Regione, covano altri guai. Sempre legati all’immondizia. Crocetta è infatti indagato – sempre del “nuovo” reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti – anche in un’inchiesta che riguarda i due impianti della Oikos fra Motta Sant’Anastasia e Misterbianco: le discariche di “Tiritì” e “Valanghe d’Inverno”. Si tratterebbe di un filone di una più complessa indagine (in prima linea il pm Raffaella Vinciguerra) sulla gestione amministrativa e ambientale della società. Oikos fu sequestrata al titolare Domenico Proto, arrestato nel 2014 in un’inchiesta per corruzione dei magistrati di Palermo. Per un’interdittiva antimafia disposta dall’allora prefetto Maria Guia Federico su richiesta dell’Anac, l’azienda è stata per oltre due anni in amministrazione giudiziaria. Nel 2017 il Cga, dopo un lungo contenzioso, l’ha restituita ai Proto.

E ora c’è anche lo stesso patron, assieme al figlio Orazio, fra i 12 indagati. Il particolare curioso è che nella lista compaiono anche i tre commissari prefettizi (Stefano Scammacca, Maurizio Cassarino e Riccardo Tenti) che portarono avanti l’azienda ritenuta in odor di mafia fra le polemiche per i loro compensi. Ma il mandato dei manager era gestire l’appalto in partnership con la Ipi a Catania, oltre che la continuità di impianti già attivi. Indagato anche Gianfranco Cannova (funzionario regionale ritenuto il perno del sistema di tangenti scoperchiato dalla Mobile di Palermo), Natale Zuccarello (altro funzionario a processo per mancate bonifiche ambientali nel Messinese), Giuseppe Lo Cicero (dirigente del Comune di Motta), Roberto Grimaldi (ex dirigente dell’Arpa Catania), Vincenzo Sansone (ex dirigente regionale dei Rifiuti, stralciato dall’inchiesta sulla discarica di Mazzarrà Sant’Andrea) e Giuseppe Puleo (consulente, fra gli indagati nella vicenda di Cisma).

Dopo una prima consulenza “non partecipata” e una richiesta di proroga degli indagini, lo scorso 7 novembre la Procura ha affidato una nuova perizia a esperti non siciliani. Oggetto: le discariche di “Tiritì” e “Valanghe d’Inverno”. Dovranno scoprire se ci sono tutte le carte in regola (correttezza dei parametri geotecnici, calcolo di stabilità, impatto geologico, permeabilità dei terreni, capacità di tenuta del diaframma di impermeabilizzazione), ma avranno anche un compito ancor più delicato. Quello di verificare se nelle discariche di Oikos ci sia stata una «contaminazione di acqua, aria, terreni sottostanti e limitrofi».

Gli indagati. Oltre all’ex governatore Rosario Crocetta,altri 11 indagati – a vario titolo – con l’ipotesi di reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti. Oltre ai titolari di Oikos, Domenico e Orazio Proto, a cui nel 2017 il Cga restituì l’azienda commissariata dopo interdittiva antimafia. Indagati anche i commissari nominati dal prefetto per l’amministrazione giudiziaria: Stefano Scammacca, Maurizio Cassarino e Riccardo Tenti. Inoltre: Gianfranco Cannova (ex funzionario regionale già arrestato per corruzione), Natale Zuccarello (funzionario regionale a processo a Messina), Giuseppe Lo Cicero (dirigente del Comune di Motta), Roberto Grimaldi (ex dirigente dell’Arpa Catania), Vincenzo Sansone (ex dirigente regionale dei Rifiuti) e Giuseppe Puleo (consulente, soltanto omonimo del Giuseppe Puleo coinvolto nell’inchiesta su Cisma).

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