Migranti, l'affondo dei vescovi: «L'accordo con l'Albania? Sono soldi buttati»
Ma Tajani: «No, ben spesi». Meloni evoca il modello Caivano per Nord Africa
1481281286659_1498557926_1619428581167
Soldi «buttati in mare», che coprono "l'incapacità di governare il fenomeno». A poche ore dal via libera definitivo del Senato arriva l’affondo della Cei che boccia in pieno l’accordo tra Italia e Albania sui migranti. L'intesa è colonna portante della strategia definita da Giorgia Meloni e dal suo governo con l’obiettivo assai ambizioso di frenare gli arrivi, in parallelo con il nuovo rapporto con i Paesi africani che rientra sotto l’ombrello del Piano Mattei. Da declinare, è la nuova indicazione della premier ai ministri, secondo il «modello Caivano».
A Palazzo Chigi non è passata inosservata la posizione di monsignor Gian Carlo Perego, ma dalla premier, che ha incalzato i suoi ministri a essere «operativi» e a non lasciare cadere il dialogo avviato in particolare con i paesi del Nord Africa, nemmeno un accenno all’intesa con Tirana. Né, raccontano, alle parole del presidente della Commissione per le migrazioni della Cei e di Migrantes. A parlare è Migrantes, non la Cei, si nota ai piani alti del governo, minimizzando il duro commento alla scelta dell’esecutivo di centrodestra di aprire due Cpr in Albania investendo «673 milioni di euro in dieci anni» che - è sicuro Perego - andranno «in fumo» per «l'incapacità di costruire un sistema di accoglienza diffusa del nostro Paese, al 16° posto in Europa nell’accoglienza dei richiedenti asilo rispetto al numero degli abitanti».
Il dossier migratorio resta una spina nel fianco per la premier. Lei stessa ha ammesso più volte che i risultati finora non sono stati pari all’impegno speso. E la preoccupazione che le ondate di sbarchi possano riprendere c'è eccome, in particolare dal Sudan via Tripolitania, anche se i numeri degli ultimi mesi danno «piccoli segnali di speranza». Come il "consistente calo degli sbarchi negli ultimi 4 mesi» che - rispetto all’analogo periodo del 2023 - registra un -41%». «È tuttavia - avverte - una rincorsa continua».
Per questo ora, il ragionamento che fa Meloni ai ministri, bisogna rendere «concreto» il Piano Mattei. Organizzare intanto "tavoli ministeriali per rafforzare la collaborazione" soprattutto con «Tunisia e Libia, ben consapevoli delle differenze tra Tripolitania e Cirenaica». E andarci, andarci "tutti», cadenzando le presenze come si è fatto proprio a Caivano, dove i ministri sono stati scaglionati e a ripetizione per far sentire la continua presenza dello Stato.