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Valle dei Templi: cancellato il 30 per cento dei ticket per il Comune

Di Gioacchino Schicchi |

Niente 30% dei ticket di accesso ai beni culturali ai comuni, addio Sagra del Mandorlo in Fiore? L’interrogativo è d’obbligo dopo che l’Ars, nel contesto della (mancata) approvazione della manovra di assestamento alla legge finanziaria, ha votato positivamente l’articolo 3, il quale prevede che gli “introiti derivanti dalla vendita dei biglietti di ingresso dei luoghi della cultura, fino ad una quota massima del trenta per cento, sono destinati, a decorrere dall’entrata in vigore della presente legge, dall’Assessorato regionale dei beni culturali e dell’identità siciliana per la realizzazione degli interventi di sicurezza, di conservazione, di vigilanza o di valorizzazione dei siti ivi compresa la manutenzione ordinaria e straordinaria, anche delle strutture di pertinenza”. Una modifica epocale, che cancella con un colpo di spugna ogni riferimento ai Comuni, fino ad oggi beneficiari di queste somme con l’obbligo -in realtà molto “elastico” – di destinarle “prioritariamente.. ad interventi di miglioramento dei servizi connessi ai medesimi siti”. Alla fine, anche ad Agrigento, dentro quel trenta per cento in questi anni è finito un po’ di tutto: dai premi, ai convegni, passando per la stagione teatrale, le luminarie in via Atenea e, soprattutto, la Sagra. Tutte iniziative che si riusciva, in un modo o nell’altro, a tirare dentro il concetto di “promozione”, per quanto rispetto a questo uso molto critici siano sempre stati diversi esponenti del mondo dell’economia turistica. Gli stessi che, adesso, chiedono alla Regione di ripensare a questa scelta, che taglia fuori – anche – il Comune di Agrigento dalla gestione di un capitale che, in potenza, si aggira su milione di euro l’anno, per quanto finora il Municipio abbia sempre ricevuto meno di un terzo, in forza di specifiche convenzioni.

Così, il primo a scagliarsi “lancia e resta” è il sindaco Lillo Firetto, che da tempo spingeva anzi affinché le somme a disposizione del Palazzo di città aumentassero e che, in seno all’Anci, è stato tra i più strenui oppositori alla scelta attuata dal Governo regionale, e adesso avallata dall’Aula. “Ieri, all’Ars, è stata scritta una povera pagina, una pagina di agonia”, scrive il primo cittadino, che parla di “azione subdola, attuata in barba alle intese e alle concertazioni avviate con i sindaci” che secondo Firetto ha azzerato di punto in bianco tutte le strategie europee, nazionali e regionali condotte con l’Anci e con il Cunes sulla valorizzazione territoriale dei siti Unesco. “La deputazione – dice ancora il sindaco – dovrà ora assumere dinanzi al proprio elettorato la responsabilità di un passo indietro di oltre 15 anni che centralizza la burocrazia, rafforza gli apparati regionali, difende posizioni direttive e stipendi, paralizza il settore del turismo e impedisce ogni forma di valorizzazione e promozione.

E se Distretto e Consorzio Turistico, dal canto loro, si schierano con il sindaco (così come aveva fatto settimane fa il Consiglio comunale di Agrigento), il deputato Pd Giovanni Panepinto respinge ogni addebito, spiegando che “non voto mai atti contrari ai comuni, ancor meno per Agrigento” e che è aperto al confronto. Come ricucire lo strappo, adesso, è da capire. Di certo c’è che l’Ars va in vacanza.

Tutti rimandati, quindi, a settembre. Letteralmente.

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