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Le lauree bosniache "carta straccia", da Sarajevo mandato d'arresto per Salvatore Messina

I falsi diplomi di laurea sarebbero stati conseguiti in una presunta Università internazionale attiva a Gorazde. Il prof. accusato anche di truffa alla Ue che avrebbe elargito fondi per corsi di formazione

Redazione La Sicilia

18 Marzo 2024, 19:45

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La Procura della Bosnia-Erzegovina ha emesso oggi mandati di arresto nei confronti di sette persone coinvolte nel rilascio di falsi diplomi di laurea in Medicina, che sono stati poi utilizzati in vari Paesi, fra cui Italia, Svizzera, Croazia, Serbia, Libia.

Le accuse

Stando agli inquirenti, l'organizzatore di queste attività illecite è Salvatore Messina, il professore siciliano al momento irreperibile. I provvedimenti restrittivi sono giunti dopo una vasta operazione condotta sin dalle prime ore di stamane in varie località bosniache dalle Forze speciali di polizia per la lotta a corruzione e criminalità organizzata (Sipa). Numerose perquisizioni sono state effettuate fra l’altro a Sarajevo, Gorazde, Zenica, Travnik, Konjic. I falsi diplomi di laurea sarebbero stati conseguiti in una presunta Università internazionale attiva a Gorazde. Salvatore Messina è indagato anche in Italia per truffa a centinaia di studenti e la promessa di lauree rilasciate da una presunta università italo-bosniaca. Messina è accusato anche di truffa alla Ue che avrebbe elargito fondi per corsi di formazione.

Chi è Salvatore Messina

Salvatore Messina è originario di Marsala ma ha iniziato la sua carriera accademica a Palermo dove è diventato ordinario di Politica Economica Internazionale e collaborazioni con diverse prestigiose università tra cui la Sorbonne Nouvelle Parigi III, la George Town University di Washington D.C, l'Università del Quebec a Montreal.

Eì autore di una settantina di testi universitari e di centinaia di articoli e pubblicazioni. Nel 2011 è stato per la prima volta rettore, all’Università Europea per il Turismo di Tirana. Nel 2012 il Governo croato lo ha invece nominato coordinatore della Task force internazionale per accompagnare la nazione all’interno dell’Unione Europea. Durante tale incarico ha anche contribuito alla scrittura della “Carta di Yerevan”, firmata da ben 48 ministri dello Spazio Europeo per l’Istruzione.

La class action

Oltre 50 studenti che si sono iscritti all’università italo-bosniaca, guidata dal presidente del dipartimento tecnico-scientifico di studi europei Jean Monnet, Salvatore Messina, presenteranno una class action davanti al tribunale di Londra dove ha sede una delle società in cui confluivano i soldi pagati dagli iscritti ai corsi. L’azione collettiva è finalizzata alla richiesta di risarcimento del danno subito dai ragazzi che non solo hanno sborsato migliaia di euro per lauree non riconosciute dal ministero per la Ricerca Scientifica, ma hanno per anni frequentato inutilmente corsi privi di qualunque valore legale. L’azione di risarcimento sarà portata avanti dagli avvocati Gabriele Giambrone e Mario Bellavista dello studio legale Giambrone & Partners che nei prossimi giorni depositeranno una denuncia anche alla Procura di Palermo che da mesi indaga per truffa sul cosiddetto Bosnia-Gate che vede al centro proprio Messina. Sono stati infatti in centinaia tra il 2022 e il 2023 a iscriversi pagando costose rette annuali - fino a 20mila euro - per una laurea in Medicina, Odontoiatria e Farmacia, Veterinaria, Fisioterapia e Logopedia, Podologia, Ortottica e Infermieristica.

La ministra Bernini

La ministra dell’Università Anna Maria Bernini, nei giorni scorsi, intervenendo sul tema in question time alla Camera, ha chiarito che «questi istituti non sono università ma luoghi in cui si svolgono reati. Non sono università fantasma, semplicemente non sono università». Il ministero dell’Università non ha mai autorizzato né l’Università di Goradze né il Dipartimento Jean Monnet ad attivare corsi universitari e a rilasciare titoli accademici; quindi - hanno fatto sapere fonti del il dicastero - non si tratta di una Università ai sensi dell’ordinamento italiano e di conseguenza i titoli rilasciati non hanno alcun valore legale in Italia. L'azione di contrasto agli 'Atenei truffà è stata rinforzata nel corso degli ultimi mesi. Il Mur, sulla base di quanto stabilito dalla Convenzione di Lisbona, ha avviato una ricognizione tramite il Cimea, Centro di Informazione sulla Mobilità e le Equivalenze Accademiche, per verificare la eventuale presenza di istituzioni operanti in Italia prive di idoneo accreditamento o riconoscimento, che rilasciano titoli accademici in violazione della normativa italiana.
In seguito a questa ricognizione, che è ancora in corso, per alcuni Istituti «sospetti» - al momento sono 6 - il Mur ha provveduto a segnalare le irregolarità all’autorità giudiziaria per le verifiche, ed ha inviato un’informativa all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.