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Sicilia, impianti e rimpianti: arriva la neve ma piste chiuse dall’Etna a Piano Battaglia

Di Francesco Vasta |

CATANIA – L’eruzione, il terremoto, la paura e le polemiche. È l’Etna e la sua inafferrabile natura da studiare e rispettare che, ogni volta all’improvviso, manda all’aria l’ordinario per farsi straordinario ora da temere, più spesso da riverire. Si balla da Natale, ai piedi della montagna, ma un bel pre-partita era andato in scena a inizio dicembre. Su un fronte che più umano non si può, quello della giustizia e delle inchieste. Ecco perché negli ultimi giorni domande prima solo sussurrate si sono via via fatte più insistenti: «Ma si potrà sciare? Con gli impianti tutto ok?».

Non è la neve – arrivata in queste ore anche abbaondante – il primo cruccio, bensì il destino dell’accessibilità alla zona sommitale del vulcano, in estate un formicaio di turisti sul nero della lava, in inverno terrazza sul mare per sciatori da ogni dove. E soprattutto il terreno dove da anni prospera l’impero imprenditoriale di Francesco Russo Morosoli, il proprietario della funivia sul versante sud, il gestore degli impianti di risalita a nord, il re delle escursioni in quota. In una parola il monopolista dell’Etna, posizione che ha ispirato le indagini della procura di Catania sulle presunte turbative d’asta e corruttele imbastite proprio per puntellare le basi di un business milionario.

Nelle tribolazioni giudiziarie, oltre al patron, sono finiti anche i vertici manageriali del gruppo imprenditoriale e così in molti si sono chiesti se tutto ciò potesse avere ripercussioni sui servizi. Circostanza smentita da chi materialmente mette le mani negli impianti di risalita, nelle ultime settimane al lavoro come sempre finora è accaduto. «Attendiamo solo la neve, tutto è in ordine», chiariscono i tecnici in prima linea nelle stazioni di Etna nord ed Etna sud. Del resto già la funivia di Nicolosi non si è mai fermata e pure con le jeep si è continuato a salire in quota anche a Capodanno. Poca la neve, e dunque transitabilità garantita dai 1900 metri in su, al netto solo delle limitazioni di sicurezza dovute all’attività eruttiva.

Sul versante di Linguaglossa, quello semi-deserto in estate anche alla luce della tormentata vicenda degli appalti delle escursioni – già bocciati dall’Autorità Antitrust e poi diventati uno dei nodi cruciali dell’inchiesta sul monopolio – si è lavorato per l’inverno a fari spenti. Gli impianti sono pronti, si ribadisce, e la relativa battitura delle piste, una volta arrivate le attese nevicate abbondanti, sarà compiuta in tempi rapidi. Dopo l’eruzione del 2002 seggiovia e ski-lift furono ricostruiti dal gruppo Russo e, complice anche il consueto maggiore innevamento della zona, sono stati negli ultimi anni un toccasana economico per un turismo sul lato nord dell’Etna, in stato comatoso rispetto a quello sud. Versante dove, in realtà., macroscopiche disfunzioni ce ne sono, e se ne sono accorti pure i magistrati.

Mentre la funivia va a pieno ritmo sia in estate che in inverno, sono gli impianti di risalita del Comune di Nicolosi ostaggio di un braccio di ferro legale che, già da due anni, li ha consegnati a un destino di inutilizzo e deterioramento. Le seggiovie, anche qui dopo l’eruzione del 2002, sono state rimesse in piedi senza completare i relativi espropri: le strutture sono così di proprietà pubblica, ma poggiano su terreni privati, per buona parte di proprietà dello stesso Russo Morosoli. Il contenzioso è ancora senza soluzione e così a Etna sud, che già di suo non punta tutto sull’inverno, quanso si scia lo si fa a metà.

In ogni caso, lo sottolineano gli operatori, per far funzionare quello che c’è manca soprattutto la materia prima, cioè la neve. L’incubo sarebbe il ripetersi di una stagione come il 2018, caratterizzata da precipitazioni scarse e brevi tanto da mettere in dubbio sino all’ultimo anche gli Europei di scialpinismo. La speranza è che poi, in caso tutto vada per il verso giusto, non si mettano i problemi della viabilità d’accesso all’Etna, cortocircuiti all’insegna del paradosso. Nel 2017, con neve in abbondanza, l’ex Provincia che le gestisce chiuse le strade montane perché non riusciva a garantirne lo spazzamento. Ad oggi, dopo il tavolo di ieri in prefettura, anche su questo fronte sono giunte rassicurazioni.

Il trionfo della burocrazia a Piano Battaglia

Anche sul versante occidentale della Sicilia, a Piano Battaglia, le abbondanti nevicate non bastano per far partire la stagione sciistica. Colpa della burocrazia e della mancata messa in sicurezza delle piste. Una impasse che non permette alla Piano Battaglia srl di mettere in funzione gli impianti di risalita (seggiovia, skilift e tapis roulant) al monte Mufara. La gestione delle piste non è di competenza della società privata, ma della Città metropolitana di Palermo.

L’inghippo nasce con il bando di affidamento dei servizi a Piano Battaglia, dal quale la manutenzione delle piste è stata esclusa. Malgrado una legge nazionale del 2003 stabilisca che spetti a chi ha la gestione degli impianti. «Per i primi due anni – ricorda in una nota la Piano Battaglia srl – abbiamo assolto a quest’onere a titolo gratuito, al solo scopo di non pregiudicare gli investimenti fatti fino ad oggi, ma è chiaro che non possiamo continuare a farlo in eterno. Abbiamo evidenziato formalmente la situazione agli uffici competenti della Città Metropolitana già dal 9 febbraio del 2018. Non sono però bastati undici mesi per risolvere quello che dovrebbe essere un semplice atto amministrativo. Per tutto questo tempo – prosegue la nota – abbiamo reiterato la richiesta numerose volte e interloquito con la Città metropolitana fornendo tutta la nostra collaborazione al fine di arrivare puntuali all’apertura della stagione invernale, che sarebbe possibile nei prossimi giorni». «Siamo quindi rammaricati – dice una nota della Piano Battaglia srl – di dover comunicare ai tanti appassionati che non conosciamo ancora la data di apertura degli impianti e delle piste». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA