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Una compagnia di bandiera siciliana? «L’Ast è orgogliosa di mettere le ali»

Di Mario Barresi |

CATANIA – Il progetto c’è. «E noi siamo orgogliosi di esserci, per mettere le ali alla Sicilia». Adesso il punto è chi dovrà occuparsene. L’indiscrezione su un dossier per avviare una compagnia aerea “di bandiera” nell’Isola, da qualche tempo sul tavolo del governatore Nello Musumeci, è confermata da Gaetano Tafuri, presidente di Ast. Ed è proprio l’azienda partecipata della Regione, attraverso la controllata Ast Aeroservizi, al centro dell’attenzione come potenziale protagonista della public company che nascerebbe con lo scopo principale di garantire tariffe basse per i passeggeri siciliani.

Il governatore, sin dal suo insediamento, aveva confessato il sogno di «una compagnia aerea regionale». E adesso c’è un preciso piano allo studio. Nome in codice: “Aerolinee Siciliane”. Che, curiosamente, è lo stesso con cui, dopo il crac dell’estate 2012, si provò (invano) a tenere in vita Wind Jet di Nino Pulvirenti, ultimo battito d’ali siciliane, con l’epico precedente dell’Air Sicilia di Luigi Crispino, “antenata” di tutte le low cost. Ma il progetto, a quanto risulta a La Sicilia, stavolta parte dagli errori del passato per un futuro ambizioso.

L’idea di partenza è una società mista a maggioranza pubblica (l’ipotesi di capitale iniziale si aggira sui 30 milioni), con Ast Aeroservizi in campo per conto della Regione in una partnership con i privati. A regime, però, è previsto anche un peso specifico dell’azionariato diffuso, anche con micropacchetti di azioni a viaggiatori-soci. Il tutto con uno scopo “sociale”: tariffe scontate per tutti i residenti in Sicilia, ma ancor di più, oltre che per i piccoli azionisti, anche per studenti, under 65 e indigenti.

In prospettiva la Regione potrebbe cedere la maggioranza agli azionisti, mantenendo la golden share con funzione di controllo e garanzia delle finalità “solidali” dell’azienda. La sostenibilità economica, secondo un primo assaggio del piano finanziario, sarebbe garantita dalla conquista del mercato interno, con lo scopo di conquistare oltre 3 dei 20 milioni di passeggeri dei quattro principali scali siciliani per un fatturato a regime di circa 170 milioni. C’è anche una mappa delle basi aeree, con un hangar di manutenzione a Comiso, per un totale di circa 60 voli al giorno. E la prima stima occupazionale: 600 posti di lavoro diretti e 800 nell’indotto a breve-media scadenza.

Fra il dire e il fare, fra l’utopia e la realtà, però ci sono molte variabili in mezzo. Non soltanto legate allo scontato muro delle lobby del cielo (Alitalia, ma anche le cosiddette low cost con notevoli quote di mercato in Sicilia) e alla difficoltà di trovare “slot” utili sulle tratte più remunerative, e dunque ambite, come Catania e Palermo. Ma fra gli ostacoli non c’è sicuramente da contemplare alcun bastone fra le ruote (o meglio: fra le ali) da parte della società che, per ragione sociale, potrebbe sin da subito occuparsi dell’avvio della compagnia aerea. Tafuri, che dallo scorso agosto aggiunge alla carica di presidente di Ast quella di amministratore unico di Ast Aeroservizi, garantisce «la massima attenzione e collaborazione al progetto allo studio della Presidenza». Rivendicando, in condominio con Musumeci che «ha avuto il merito di averlo intuito subito», il salvataggio e il rilancio proprio della controllata nata come società di handling aeoportuale.

«In estate era sull’orlo del crac. L’ultimo bilancio approvato risaliva al 2015, con perdite di 250-300mila euro l’anno. Il presidente del collegio dei revisori voleva portare i libri in tribunale». Per Tafuri era dunque «bere o affogare». Sul tavolo ha trovato da un lato «il progetto di messa in vendita proposto dal governo Crocetta, con una valutazione di 500mila euro che ho reputato molto al ribasso» e dall’altro «un procedimento di assegnazione dell’aeroporto di Lampedusa mai formalizzato». Tafuri racconta di aver agito su entrambi i dossier: «In venti giorni, col ferragosto in mezzo, abbiamo approvato i bilanci 2016 e 2017 e ricapitalizzato Aeroservizi con un milione dal fondo di accantonamento per le perdite delle partecipate». E poi è arrivata la gestione ventennale del piccolo (ma fruttuoso, soprattutto d’estate) scalo lampedusano. «Ci siamo assunti una grande responsabilità – ammette – ma ci abbiamo visto bene. E siamo pronti a nuove sfide».

La “sorellina alata” dell’azienda regionale degli autobus «è una realtà su cui si può lavorare e investire». A partire dalla startup di “Aerolinee Siciliane”. Con un’avvertenza («senza alcuna polemica, ma con spirito costruttivo») che Tafuri sottolinea sull’ipotesi di scorporo di Aeroservizi dalla casa madre con la prospettiva di un controllo diretto di Palazzo d’Orléans: «Ast ha investito, ce l’ha in pancia. Lo scorporo non è la soluzione migliore, ma, se proprio si deve, va fatta con i giusti criteri». Insomma, per l’avvocato catanese, da sempre vicinissimo a Raffaele Lombardo, «non è pensabile che si arrivi a un’espropriazione».

Messaggio chiarissimo, a cui si aggiunge la rassicurazione di «un approccio sicuramente partecipativo» al progetto della compagnia regionale, sul quale «se il governo me ne desse l’onore, sarei anche propositivo nella ricerca di strategie e partner». Tafuri si dice «certo che il presidente Musumeci saprà individuare la migliore strada», nella convinzione che «le modalità sono molteplici» e che «bisogna evitare gli errori delle precedenti esperienze siciliane poi finite male». Magari «cambiando l’abito» del socio privato, considerando «più l’ipotesi di un vettore con un suo know-how che quella di un gestore semplice», con una «gestione manageriale che abbia la forza di una società pubblica».

Twitter: @MarioBarresi

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