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L’Ast e quelle ingenti spese anomale di un ex commissario liquidatore..

Di Mario Barresi |

PALERMO – La loro presenza, seppure discreta, non è passata inosservata. A Palermo, nella sede dell’Azienda Siciliana Trasporti di via Caduti Senza Croce, alcuni agenti della guardia di finanza hanno sequestrato una certa mole di atti. Il secondo blitz in pochi giorni, dopo quello di venerdì scorso.

Cosa cercavano? E cosa hanno portato via? A “La Sicilia” risulta che i documenti riguardano un’indagine su uno strano caso di cui è a conoscenza anche il governo regionale.

Tutto partirebbe da un esposto che il presidente di Ast, Gaetano Tafuri, ha inviato a fine novembre alla Procura di Palermo e alla Corte dei conti. La vicenda riguarda Ast Sistemi Spa (società «di progettazione e di servizi di ingegneria, nonché per il controllo di qualità dei materiali» controllata da Ast al 100%, otto dipendenti in organico e un disavanzo di 1,8 milioni nell’ultimo bilancio) messa in liquidazione dal 25 novembre 2015. L’esposto riguarda in particolare l’ex commissario liquidatore di Ast Sistemi, Giovanni Trovato, 70 anni, geometra catanese, che s’è dimesso lo scorso 31 ottobre. L’addio dell’ex liquidatore arriva dopo un fitto carteggio con il presidente Tafuri, che, sulla base del contenzioso vinto nel 2015 dalla società in liquidazione contro il dipartimento regionale della Protezione civile (1,3 milioni incassati), il 25 ottobre scorso aveva chiesto a Trovato «un primo riscontro» sulla «collocazione bancaria di detto rilevante importo».

In effetti agli atti ci sono due note di chiarimento del commissario liquidatore. In una prima, del 26 ottobre, si conferma l’incasso (il 1° aprile 2015) di 1.337.600 euro dalla Protezione civile, «mediante sei assegni circolari». Trovato, fra l’altro, ricostruisce anche l’apertura di una polizza assicurativa di 350mila euro alla Popolare Sant’Angelo di Palermo, di cui 50mila utilizzati «per esigenze aziendali». I restanti 300mila euro finiscono in una nuova polizza al Credito Siciliano di Catania, svincolata a marzo 2018 «per esigenze aziendali». Il geometra catanese allega estratti conto e copie degli assegni.

Ma Tafuri, dopo il passaggio di consegne fra Trovato e il nuovo commissario liquidatore (il ragioniere Francesco Patorno), avendo acquisito e analizzato i fascicoli contabili e societari, invia tre pagine di fuoco all’ex liquidatore, segnalando «numerose e significative divergenze, dubbi ed incertezze di natura economica, tecnica, legale e contabile». In particolare, a fronte di un compenso annuo lordo di 7.500 euro, si parla di «ingenti ed imprecise movimentazioni mensili di somme a titolo di “rimborso chilometrico e/o spese di viaggio”», ma anche di «smisurati “rimborsi chilometrici”, d’importo medio pari ad euro 3.000/4.000 mensili» e «ingenti “conguagli” non meglio giustificati sia nell’importo che nel metodo di calcolo». Il presidente di Ast contesta inoltre «rimborsi mensili per “spese varie e motivi istituzionali”, oltreché verosimilmente non dovuti, molti dei quali privi di giustificativi di spesa e/o con generica dicitura “da giustificare successivamente» e ancora «“prelievi in contanti” ed “assegni bancari” intestati a se stesso, privi di riscontro documentale ed in parte altresì sprovvisti dei relativi mandati». Per ognuno di questi rilievi vengono indicate data e somma.

L’ex liquidatore, dopo aver consegnato al successore circa 30mila che risultavano come «disponibilità in contanti» del saldo cassa, risponde a Tafuri, sottolineando, fra l’altro, che ha «sempre fatto della trasparenza e del pubblico interesse la propria ragione di vita, ma sostenendo che «per l’enorme richiesta di chiarimenti e la contestuale sopravvenienza di gravi motivi familiari» non ha potuto fornire tutti i chiarimenti, dicendosi però «pronto e disponibile a integrare le sue richieste, se lo riterrà, de visu». Il geometra catanese nella note fornisce però spiegazioni su alcuni punti. Come la circostanza di tenere assegni circolari «conservati in azienda per poi tirarli fuori al momento dell’esigenza, prevalentemente per pagare gli stipendi dei dipendenti» e ciò al fine di «evitare che i creditori potessero aggredire in banca le somme versate», precisando che «tale comportamento veniva praticato anche da chi mi ha preceduto». Sulle trasferte, «quantificabili in una media di 3/4 settimanali», Trovato sostiene che «sono state necessarie per garantire una sana, corretta e tempestiva gestione delle problematiche aziendali», con relative spiegazioni sui viaggi a Roma, Agrigento e Messina, ma anche sui sovraccosti dovuti agli otto mesi di deviazione sulla Catania-Palermo a causa del crollo del viadotto. Più generico, nella nota, il computo sull’uso degli 1,3 milioni frutto del contenzioso, pur precisando che nei conti correnti aziendali «sono segnati analiticamente tutti i prelevamenti fino all’ultimo centesimo». Trovato, infine, rinvia a un «tempestivo, ma successivo riscontro» su dati «frutto, in svariati casi, di importi aggregati e quindi di una più complessa e articolata ricostruzione».

A questo punto il presidente di Ast, tutt’altro che soddisfatto delle spiegazioni, presenta l’esposto a pm e magistrati contabili. Tre pagine, in cui si stima in 300mila euro il «consistente importo» frutto, secondo Tafuri, di «macroscopiche e troppo spesso ingiustificate movimentazioni ed accrediti economici» dell’ex liquidatore, con riferimento alla «gestione di notevoli importi e di anomali “conguagli”», a «frequenti e consistenti prelievi», a «numerosi assegni circolari e bancari autointestati», a «numerosissime trasferte e rimborsi per spese di rappresentanza autoliquidate». Copia dell’esposto è stata inviata al governatore Nello Musumeci, agli assessori Gaetano Armao (Economia) e Marco Falcone (Trasporti) e al ragioniere generale della Regione, Giovanni Bologna, che il 27 dicembre scorso risponde al presidente di Ast, autorizzandolo a promuovere un’eventuale «azione di responsabilità» nei confronti dell’ex liquidatore di Ast Sistemi, al netto delle verificare su «omissioni» da parte dei precedenti vertici societari.

«No comment» è la risposta di Tafuri, sentito al telefono da “La Sicilia”. Il presidente conferma il sequestro di atti delle fiamme gialle, ma «essendo in causa le autorità competenti non intendo rilasciare alcuna dichiarazione». Se non quella in cui ammette: «Ho fatto, come sempre, tutto ciò che era istituzionalmente mio dovere fare».

Twitter: @MarioBarresi

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