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Mafia, dalla Sicilia alla Germania: recisi i tentacoli del clan gelese dei Rinzivillo

Di Redazione |

CALTANISSETTA – Nuovo duro colpo alla famigilia mafiosa gelese dei Rinzivillo. Dalle prime luci dell’alba è in corso una complessa operazione antimafia in Italia e in Germania, condotta dalla Polizia di Stato di Caltanissetta e dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma, coordinata dalle Direzioni Distrettuali Antimafia nissena e capitolina, nei confronti di 11 appartenenti al clan capeggiato dal boss Rinzivillo per i reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti.

L’operazione denominata “Extra fines 2 – Cleandro” è l’epilogo di una indagine, che, alla fine del 2017, aveva già portato all’arresto di 37 persone e al sequestro preventivo di beni per oltre 18 milioni di euro. È in corso di esecuzione da parte dei poliziotti della Squadra Mobile e dei finanzieri del G.I.C.O nel Lazio, in Sicilia, in Campania e in Umbria e, in Germania, a Colonia e Mannheim, dove,con la collaborazione della Polizia Criminale e dei Reparti Speciali tedeschi, è in atto la cattura di 4 affiliati, appartenenti alla «cellula» tedesca, operativa nel Land della Renania Settentrionale-Vestfalia.

GLI INDAGATI. Le ordinanze dell’operazione sono state notificate al boss Salvatore Rinzivillo, 58 anni, a Giandomenico D’Ambra, 47 anni, Marco Lazzari di 48 anni, Cristiano Petrone 45 anni, Ivano Martorana 37 anni, Riccardo Ferracane 62 anni, Giuseppe Cassaro 48 anni, Nicola Gueli 36 anni e Gabriele Spiteri 45 anni. C’è al momento un latitante. 

LE ACCUSE. Il boss Rinzivillo con Martorana, Ferracane, Cassaro, Gueli e Spiteri – secondo gli inquirenti – fanno parte un’’associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, perpetrati in Germania, a Roma e in Sicilia. In particolare, gli investigatori hanno ricostruito gli affari illeciti della consorteria criminale, gestiti mediante una “cellula” operante in territorio tedesco, che il boss Salvatore Rinzivillo aveva affidato al suo “luogotenente” Ivano Martorana. Il clan gelese – secondo le risultanze investigative – si occupava dell’’approvvigionamento della droga, destinata ad essere smerciata nella Capitale e sulla piazza sicula. “Grossista” del clan è ritenuto il sessantaduenne Riccardo Ferracane. 

GLI INFEDELI. Nell’elenco degli indagati, così come nell’operazione “Extra fines” condotta nell’ottobre del 2017, ci sono l’ex agente dei servizi Marco Lazzari ed il carabiniere Cristiano Petrone (entrambi in carcere) ritenuti dagli inquirenti protagonisti di fatti corruttivi, aggravati dall’aver agevolato la mafia e per aver messo a disposizione di Rinzivillo e Martorana notizie riservate contenute nella banca dati Sdi. I militari “infedeli” avrebbero fornito anche documenti cartacei al clan e, pur di favorire la famiglia Rinzivillo, avrebbero cercato di corrompere anche appartenenti alle forze dell’ordine presso alcuni aeroporti italiani. Secondo l’indagine i due promettevano utilità in cambio dell’omissione di controlli per facilitare l’esportazione in Russia di significative somme di denaro, da reinvestire in attività economiche con il supporto di esponenti apicali di mafie autoctone.

LO SPIONAGGIO. Rispunta nell’operazione “Extra fines 2 – Cleandro” il nome dell’avvocato romano Giandomenico D’Ambra (ai domiciliari) a cui la Procura contesta di aver commissionato al militare infedele Petrone indebiti accertamenti per acquisire, attraverso la banca dati dello Sdi, informazioni di natura riservata sul conto di diverse persone, ignare di essere controllate. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA