Notizie Locali


SEZIONI
Catania 15°

Cronaca

Depuratori siciliani, la bomba ecologica da disinnescare

Di Giuseppe Bianca |

Palermo. La Regione avvia un’accurata analisi sui territori e corre ai ripari nella vicenda (che, ormai da mesi, filtra dalle cronache locali) relativa allo smaltimento dei fanghi dei depuratori, necessari al funzionamento degli impianti. L’obiettivo rimane quello di neutralizzare la carica inquinante dei fanghi di depurazione, che in alcune regioni vengono spalmati e utilizzati nei terreni agricoli, ma quando, evidentemente, soggiacciono a limiti e standard precisi che evitano la pericolosità del loro uso e diventano anzi una risorsa: «Non mi sembra il caso che il fango vada sparso per i campi – esordisce subito Pierobon – dal momento che la presenza di possibili metalli potrebbe essere nociva. Il Piano dei rifiuti che richiama tutta la normativa del settore prevede la tracciabilità e la caratterizzazione del rifiuto».

Proprio dal combinato disposto di questi due passaggi chiave, tracciabilità e caratterizzazione, si riparte, andando oltre il paradigma del semplice accertamento. In effetti un fango di buona qualità può svolgere una serie di azioni positive: fornire dopo la sua mineralizzazione elementi di fertilità, mobilizzare elementi nutritivi già presenti nel terreno, offrire microambienti favorevoli per lo sviluppo dei semi e delle radici, ma, per quanto riguarda l’ipotesi dello sversamento nei terreni agricoli vengono riportati nel Piano rifiuti gli indirizzi acquisiti dall’Ispra e dal ministero dell’Ambiente. Da questi emerge un allarme molto circostanziato. Se infatti i valori, come spesso accade, superano determinate soglie diventa azzardato praticare questa strada.

Quali diventano allora i percorsi da portare avanti? Anche gli impianti di compostaggio farebbero fatica ad accettare questa categoria di rifiuto, in ogni caso, in presenza di questo tipo di sostanze, metalli in primis. Rimarrebbero le discariche e l’ipotesi di un combustore mirato all’eliminazione dei fanghi di depurazione. Questi gli scenari potenziali: «Stiamo verificando quindi i parametri dei fanghi- spiega Pierobon – abbiamo già scritto agli impianti in maniera molto chiara e precisa». Una mano a risolvere il problema potrebbe essere data dal nuovo Piano dei rifiuti speciali, un altro documento a supporto di quelli già approvati: «Il problema c’è. Da una prima analisi pare ci sia una quantità non modesta di fanghi che devono essere trattati». Un iceberg da evitare con una serie di misure coordinate per risolvere la questione che può invece diventare molto più complessa, sconfinando, quel che è peggio, in vere e proprie speculazioni.

Un rischio che da Viale Campania vogliono assolutamente evitare. Un caso, quella del trattamento e dello smaltimento dei fanghi prodotti dai processi di depurazione delle acque reflue urbane, che richiama sempre maggiore attenzione anche in relazione all’attenzione della Commissione Europea sugli effetti dei microinquinanti organici sugli ecosistemi e sulla salute dell’uomo.

Tra gli impianti che sono stati oggetti di sequestri nel 2018 quello in contrada Sant’Anna ad Agrigento, ma anche i depuratori di Villaggio Mosè, Cattolica Eraclea, Siculiana; problemi ci furono anche a Catania nel 2017. Anche la municipalizzata palermitana Amap sta cercando una soluzione diversa per lo smaltimento che non sia quella di accumularli nelle vasche, ma ad oggi, il traguardo appare lontano. Ma cosa dovrebbe fare il gestore per ottimizzare l’impatto negativo? Intanto incrementare il residuo secco dei fanghi prodotti dalla depurazione biologica delle acque reflue, e ridurre al minino l’incidenza dei fanghi prodotti. Ma non di minore peso dovrebbe essere la fase del controllo sui reflui civili e rifiuti liquidi compatibili con il ciclo depurativo che tratta per non compromettere il riutilizzo dei fanghi. Adesso il tempo per la discrezionalità, comunque, è scaduto.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA