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Piano dei rifiuti: la centralità degli inceneritori, ma scarti in discarica per venti anni

La Regione ha inviato la bozza del documento ai Comuni: in tanti hanno segnalato problematiche

Luisa Santangelo

24 Agosto 2024, 15:49

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Il cuore del nuovo Piano regionale di gestione dei rifiuti sta nei due termovalorizzatori: quello di Catania e quello di Palermo, capaci di trattare 600mila tonnellate di immondizia in totale, da farsi con 800 milioni di euro e i cui scarti finiranno in discarica per 20 anni. Ma non ci sono solo loro. A conti fatti, tra quelli, biodigestori e strutture per il compostaggio e il trattamento la Regione punta a costruire 46 nuovi impianti destinati alla spazzatura. Una rete che sarà conclusa, da previsioni, nel 2028.

L'iter burocratico

Dopo l’ok della Commissione tecnico specialistica della Regione e l’adeguamento alle osservazioni contenute nel parere, all’inizio di agosto lo stralcio legato ai rifiuti urbani del Piano è stato inviato di nuovo ai Comuni (che avevano già avuto il tempo di presentare considerazioni) con una lettera che dava una scadenza: 15 giorni per inviare note e commenti, poi Palermo sarebbe passata all’adozione del documento. La scadenza è appena alle spalle: era il 21 di agosto. E, stando a quanto risulta a questa testata, parecchi municipi hanno inviato integrazioni o domande. Qualcuno semplicemente segnalando refusi, qualcun altro - come Gela - rispondendo nel merito.

Ma il Piano è ancora lontano

Una premessa: il Piano rifiuti, quello tutto intero, è ancora lontano. La parte che si appresta a essere in dirittura d’arrivo è quella legata ai rifiuti urbani. Poi, però, ci sono altri due allegati: quello sulle bonifiche dei siti contaminati, che non dovrebbe essere modificato rispetto a quello attualmente in vigore (datato 2016); e l’allegato relativo alla gestione dei rifiuti speciali, che è stato adottato nel 2017 e di cui adesso è stato richiesto un aggiornamento. Lavoro che dovrebbe essere concluso, stando alle previsioni più ottimistiche, entro ottobre di quest’anno.

La croce dei rifiuti urbani

Nel frattempo, l’iter va avanti per quello che c’è. Che, per inciso, non è poco: i rifiuti urbani sono la vera croce di una Sicilia che va in tilt se un impianto si rompe o se una discarica viene sequestrata dalla magistratura (fatto non così strano, sull’Isola). È questo il sistema che dovrebbe essere superato, nei progetti della Regione Siciliana, grazie anche a «sistemi di valorizzazione energetica efficaci - si legge - con limitati impatti ambientali». I due termovalorizzatori fanno la parte del leone. In Italia ce ne sono 26 in tutto, la maggior parte sono localizzati in Lombardia (13) ed Emilia Romagna (sette), «dove vengono conferiti i rifiuti provenienti dalla Sicilia». Nei Tmv da fare qui - nel capoluogo etneo è stata individuata un’area di contrada Pantano d’Arci, alla zona industriale - dovrebbero arrivare 730mila tonnellate di scarti dal trattamento di vari tipi di rifiuti: gli indifferenziati, naturalmente, poi la «frazione secca dei rifiuti differenziati» e, infine, gli scarti della raccolta dell’organico. In proporzioni destinate a modificarsi nel tempo, sulla base dell’aumento della differenziata. Finora, però, gli obiettivi strategici la Sicilia li ha falliti, anche per via del traino negativo di Palermo e Catania.

Non solo inceneritori

Il nuovo «sistema impiantisco» non si concentra solo sugli inceneritori. Una parte importante riguarda i Tmb, impianti di trattamento meccanico-biologico che dividono la frazione secca dalla frazione umida della raccolta indifferenziata. In Sicilia ce ne sono otto, cinque sono a gestione pubblica e dovrebbero essere potenziati: non tanto nella capacità, quanto nell’efficacia dei processi. Altre undici piattaforme dovrebbero essere costruite, e distribuite in modo da coprire omogeneamente l’intero territorio regionale. Diciassette sono invece, a oggi, gli impianti di compostaggio dell’organico. Altri 14 dovrebbero essere costruiti, dei quali sei da soggetti pubblici. Ancora in pochi casi in Sicilia chi fa compostaggio si occupa anche di produzione di biometano: i cosiddetti «biodigestori» sono attualmente quattro, ma sono state presentate istanze per costruirne altri venti.
«Lo stralcio del piano regionale di gestione dei rifiuti - continua il documento - non prevede la realizzazione delle nuove discariche». Saranno, però, ampliate quelle già esistenti per potere abbancare fino a 9,5 milioni di metri cubi di spazzatura. La disponibilità residua, a novembre 2023, era di appena due milioni di metri cubi. Secondo il piano regionale, nel 2028 tutto quello che di nuovo si deve costruire sarà costruito. Inclusi gli inceneritori, ovviamente. I quali produrranno materiali che dovranno andare in discarica. «La capacità derivante dall’ampliamento delle discariche esistenti si prevede sia sufficiente ad accogliere gli scarti dei Tmv per l’ intera durata del loro funzionamento (20 anni)».