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E Catania punta alla secessione mafiosa con Palermo

Di Concetto Mannisi |

Si diradano, almeno apparentemente, i contatti con i palermitani, mentre con i clan delle province vicine la sintonia è più che evidente. E’ quel che si evince scorrendo la relazione della Dia sullo stato della mafia catanese.

Precisi riferimenti non mancano sulla provincia di Enna, che un anno fa fu epicentro del blitz “Capolinea”, che portò agli arresti sei soggetti ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione abusiva di munizionamento, con l’aggravante di aver commesso i fatti per favorire l’associazione mafiosa. L’operazione, si legge, «ha disvelato nuovi assetti delle consorterie mafiose in provincia di Enna ed ha confermato i rapporti di collaborazione delle stesse con il clan Cappello-Bonaccorsi di Catania». Il territorio ennese – prosegue – è da sempre oggetto di attenzione e di colonizzazione da parte dei sodalizi nisseni e, soprattutto, catanesi, con questi ultimi che avrebbero stretto alleanze con malavitosi locali. La zona di Catenanuova, ad esempio, risulta essere sotto l’influenza del clan catanese Cappello, mentre il circondario di Troina vede la presenza della famiglia dei Santapaola; significativo sarebbe anche il ruolo svolto da un boss catanese che, forte dell’appoggio di un leader della famiglia La Rocca, avrebbe assunto il ruolo di reggente di Cosa nostra ennese. Si tratta di un anziano boss originario di Caltagirone (Salvatore Seminara, per intenderci, ndc) – già condannato definitivamente nell’ottobre 2017 per associazione mafiosa e colpito da confisca di beni eseguita dalla Dia di Caltanissetta nel 2013 – che risultava essere stato appoggiato sia dalla famiglia La Rocca di Caltagirone, sia dal capo storico della famiglia di Enna.

Per quanto attiene il Siracusano, la relazione della Dia fa presente che «nel territorio urbano di Siracusa insistono due organizzazioni criminali denominate, rispettivamente, Bottaro-Attanasio e Santa Panagia, quest’ultima frangia “cittadina” del più poderoso e ramificato gruppo Nardo-Aparo-Trigila, a sua volta legato a Cosa nostra catanese. Nello specifico, il clan Bottaro-Attanasio esercita il proprio potere nell’agglomerato urbano siracusano, risultando particolarmente attivo nelle estorsioni e nello spaccio di stupefacenti, grazie anche ai tradizionali legami con il clan catanese Cappello. Il clan Santa Panagia, attivo nella stessa area cittadina ed il cui leader storico è attualmente detenuto, vanta, invece – come accennato – forti relazioni con la famiglia etnea dei Santapaola, attraverso i collegamenti con il gruppo di famiglie Nardo-Aparo-Trigila, presente nel territorio provinciale, anch’esso saldamente legato ai citati Santapaola-Ercolano. Nei territori della frazione di Cassibile e del comune di Pachino operano, rispettivamente, il clan Linguanti (rappresentante, in quella fascia di territorio, una filiazione dei Trigila) e il clan Giuliano, dedito, ancorché non in via esclusiva, al traffico di stupefacenti, saldamente legato al clan Cappello di Catania».

In merito ai “vicini” del Ragusano, ancora, viene posto l’accento su quanto avviene «nel comune di Scicli, dove la presenza di uno storico sodalizio stiddaro, i cui vertici sono stati condannati all’ergastolo, sarebbe stata sostituita dal gruppo Mormina, riconducibile alla famiglia Mazzei di Catania».

E’ nel Messinese e a Messina, però, che i clan catanesi sono riusciti a realizzare quasi una sorta di enclave, in virtù della presenza sul territorio della famiglia Romeo, strettamente imparentata con i Santapaola. «L’influenza della consorteria etnea – viene chiarito – si è manifestata con una netta e indiscussa preminenza sui sodalizi locali che tendono a non contrastarla». In provincia, invece, esistono buoni rapporti di collaborazione con i “barcellonesi”, mentre nella fascia jonica, che si estende dalla periferia sud della città di Messina al confine con la provincia di Catania, rilevante risulta «l’influenza di Cosa nostra catanese, facente capo sia alla famiglia Santapaola-Ercolano sia ai clan Laudani e Cappello, che si avvalgono di referenti locali». Secondo la Dia, in particolar modo: «la famiglia Santapaola-Ercolano continua ad esercitare la propria influenza nella valle dell’ Alcantara e sui comuni di Giardini Naxos, Taormina, Letojanni, Gaggi, Francavilla di Sicilia, Malvagna e Castiglione di Sicilia; il clan Laudani ha esteso la sua influenza sui comuni di Malvagna, Moio Alcantara, Giardini Naxos, Roccella Valdemone e Taormina; il clan Cappello risulta esercitare la propria influenza nei comuni di Taormina, Gaggi, Francavilla di Sicilia, Malvagna, Letojanni e Giardini Naxos.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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