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8 marzo, sciopero dal lavoro fuori e dentro casa: la protesta transfemminista di “Non una di meno”

Di Pinella Leocata |

Nell’aula “Stefania Noce” dei Benedettini si è tenuta un’assemblea pubblica per lanciare in occasione dell’8 marzo lo “Sciopero globale transfemminista” promosso dal movimento “Non una di meno” e arrivato quest’anno alla terza edizione. Le tante associazioni che aderiscono a questa iniziativa – tra cui il Centro antiviolenza Thamaja, Le Rivoltapagina, la Lila e movimenti studenteschi – hanno spiegato il senso politico dell’iniziativa volta allo sciopero dal lavoro produttivo e riproduttivo, inteso come lavoro di cura della casa e dei familiari, soprattutto bambini, anziani e malati, lavoro che ricade tutto sulle spalle delle donne senza che peraltro ne abbiano alcun riconoscimento. E se il loro lavoro fuori e dentro casa è considerato senza valore, allora le donne scioperano.

Finora, però, soltanto il sindacato Usb ha aderito indicendo per l’8 marzo lo sciopero nazionale dei propri iscritti, anche se altri sindacati di base stanno valutando questa possibilità. I grandi sindacati, invece, non hanno mai aderito a questa iniziativa che vuole essere anche uno sciopero contro la violenza di genere e ambientale, uno sciopero dal razzismo e dai confini e per la libertà di movimento per tutte le donne e tutti gli uomini e per un’educazione libera dagli stereotipi. Uno sciopero anche contro l’approvazione del decreto Pillon, che ridefinisce i criteri delle separazioni coniugali rendendole più difficili per le donne dal punto di vista economico e psicologico. Per loro non è più previsto un assegno di mantenimento e dovranno provvedere direttamente ai costi della vita del figlio, che sarà diviso in tempi uguali tra le case dei due genitori, e questo sebbene le donne hanno vite lavorative più precarie e meno retribuite, quando un’occupazione ce l’hanno. Inoltre, per potersi separare dovranno sottostare a una mediazione familiare, peraltro a pagamento, e i figli non potranno essere sottratti al coniuge violento fino a quando il processo non sarà arrivato all’ultimo grado di giudizio. E questo significa esporre i minori a ulteriore violenza e le donne a maltrattamenti e a ricatti spesso insostenibili.

Una legge che, se approvata, scoraggerà le donne dal separarsi e dal sottrarsi ad una relazione maltrattante. Per questo l’8 marzo il centro antiviolenza Thamaja sarà presente davanti al Tribunale con un banchetto per informare la popolazione e per chiedere di fermare la legge Pillon.

Infine l’8 pomeriggio si terrà il tradizionale corteo in occasione della Giornata internazionale della donna con concentramento alle 17 in piazza Roma, partenza alle 18 e arrivo in piazza Università.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA